Giu 20, 2007 - racconti brevi    3 Comments

Può un uomo immedesimarsi in una donna e scrivere una storia apparentemente vissuta? Proviamo…..

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Il riposo del guerriero – aggiornamento

Sdraiato supino sul letto, una mano sopra il cuscino l’altra sul petto, con le gambe divaricate, una leggermente piegata di lato, un ciuffo nero di capelli scomposto gli copre la fronte, dorme tranquillo e rilassato con l’espressione del bambino soddisfatto dopo la poppata quotidiana ed io sdraiata di lato, in quel poco spazio concessomi, appoggiata su un gomito lo osservo. Osservarlo così, mentre dorme con quel viso innocente, dovrebbe suscitare tenerezza, ma perché allora provo solo rabbia? Sì, frustrazione e rabbia. E’ rientrato dal lavoro a tarda sera e comunque solo una mezz’ora dopo il mio di rientro, sì, perché anch’io lavoro, si è tolto la giacca, le scarpe, la cravatta ed in pantofole si è seduto sulla poltrona, non prima di avere acceso il televisore ed avere preso il giornale. Mentre io, in cucina mi sto dando da fare come una cretina per preparare la cena. Poi lo chiamo, è pronto dai vieni, la risposta arriva, in ritardo, ma arriva, un attimo, devo finire di leggere una cosa, un attimo che arrivo, sì, quell’attimo dura cinque miniti. Poi arriva, uno sguardo alla tavola, l’espressione seccata di chi non vede ancora pronta la sua compagna preferita della cena, la bottiglia del vino, che da intenditore ama degustare lentamente. Apre la dispensa, osserva le bottiglie presenti ad una ad una, riguarda verso la tavola, poi opta per un rosso, prende la bottiglia la soppesa, la riguarda, poi con tutta tranquillità si accinge a stapparla, ne odora il tappo, un espressione soddisfatta, siede a tavola, versa un po’ di vino nel bicchiere, ne osserva la trasparenza del colore, lo agita lentamente, lo annusa, poi porta il bicchiere alle labbra, sorseggia, e mentre un aaahhh gli scivola fra le labbra un espressione beata gli si dipinge sul viso. Poi affonda la forchetta nel piatto, la porta alla bocca, una smorfia, la cena si è freddata, ma non dice nulla, ci mancherebbe, mastica svogliatamente e distrattamente tre o quattro forchettate, poi con un gesto allontana il piatto, scusa, dice, ma questa sera non ho molto appetito, sorseggia lentamente il suo bicchiere di vino, poi si alza e si dirige nuovamente verso la poltrona e si accomoda per guardare il telegiornale, lasciandomi lì, come una cretina, senza una parola, senza avermi neppure detto, un buon appetito prima ne un grazie dopo.
Finisco in solitaria la cena, sparecchio, riordino, poi vado a sedermi anch’io sul divano accanto, vorrei guardare un film alla tv ma non posso, è mercoledì e c’è la partita. Rassegnata mi alzo, decido di andare a letto per leggermi tranquillamente un buon libro, lo saluto ricevendo per risposta solo un vago cenno di manto, ed un brontolio riferito a non so quale decisione sbagliata dell’arbitro.
Più tardi lo sento arrivare, si alza dalla poltrona, spegne il televisore, va in bagno, ed infine arriva si getta sul letto di peso facendomi sobbalzare, per distrarmi dal libro e impormi la sua presenza, poi inizia ad allungare le mani, prima piano, piano, poi sempre più velocemente, mi libera dei pochi indumenti e mi è sopra, sento il suo fiato caldo sul collo, inizia ad ansimare più forte e in un attimo è gia tutto finito, senza una carezza, un bacio, senza la mia partecipazione, senza curarsi del fatto che io non mi sia quasi nemmeno resa conto di quanto stava accadendo, si rovescia di lato e si addormenta. Vorrei urlargli la mia rabbia, la mia frustrazione, la mia tristezza, vorrei chiedergli dove sia finito quel ragazzo che mi guardava negli occhi sorridendo, che mi stringeva forte fra le sue braccia, che mi poneva sempre al centro delle sua attenzioni e del suo mondo, sono bastati solo pochi anni eppure quei tempi sono già così lontani. Vorrei farlo ma so che non lo farò, anche questa volta, come le altre volte mi chiuderò nel mio silenzio, nella mia tristezza, perché so che se lo facessi si limiterebbe ad alzare le spalle, e ad uscire anche quell’unica sera alla settimana, come tutte le altre sere, e mi chiedo se forse non sia meglio.

                                                                        refusi
Dopo averlo scritto l’ho riletto e mi sono chiesto, se questa storia che ha preso spunto dal titolo di un romanzo di c. rochefort, possa rappresentare la realtà di una donna, e se sì, di quante?

 

Può un uomo immedesimarsi in una donna e scrivere una storia apparentemente vissuta? Proviamo…..ultima modifica: 2007-06-20T01:20:00+02:00da refusi
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3 Commenti

  • Potrei dire che il racconto che hai postato è più o meno quanto accade fra mio padre e mio padre da oltre 30 anni (fatta eccezione per la camera da letto, quello non lo so…) però una cosa posso dirla, mia madre non ha mai rivendicato quel rispetto che le è dovuto come donna e come persona. E se non si ha prima di tutto rispetto per se stessi come si può pretendere che ne abbiano altri?
    Da donna che fa fatica a trovare un vero uomo mi sento di dire che molto spesso sono stata io la prima a rinunciare al rispetto, ad accontentarmi, in nome di cosa non so e sono altrettanto sicura che questo capiti anche a moltissimi uomini, magari sfruttati ed ingannati da donne tanto più forti di loro.

  • errata corrige
    mai madre e mio padre…. pardon

  • potrebbe…in casi limite,ma oggi fortunastamente molte cose non sono piu’ cosi’…le donne hanno preso coscienza della propria liberta’ economica,che mentale….quindi per il rispetto di loro stesse non credo che possano piu’ accettare situazioni del genere.