Mar 2, 2008 - racconti brevi    22 Comments

Settimana bianca – Incontri ravvicinati di un certo tipo

Parte quarta

b697811f5d793cb7b589099806988502.jpgAnche questa volta le previsioni meteorologiche non hanno sbagliato di una virgola, è quanto penso, mentre alla guida dell’auto mi dirigo a valle, osservando quel cielo di un blu intenso. Sì stiamo scendendo e non salendo, nooo, non perché siamo in procinto di tornarcene a casa, è mercoledì, solo il terzo giorno delle nostra settimana bianca, ma perché ieri sera durante la cena di fronte ad un piatto fumante di spezzatino di manzo al vino rosso e spatzli, abbiamo deciso di recarci a sciare al Plan de Corones. Per questo ci stiamo dirigendo verso Piculin qualche chilometro più sotto nella valle, dove da un paio anni è in funzione la nuova cabinovia che collega la Val Badia con San Vigilio di Marebbe ed al relativo comprensorio sciistico di Plan de Corones. Sono appunto due anni che manchiamo dal Plan, luogo dove una ventina di anni fa avevamo iniziato per una strana combinazione di fatti la nostra lunga frequentazione turistica in Alto Adige e nelle dolomiti. Per tantissimi anni avevamo sciato su quelle piste ed avevamo osservato il Plan crescere, cambiare, attrezzarsi al punto di diventare uno dei più moderni comprensori sciistici d’Europa, con tutti i pregi ed i difetti che il fatto comporta. Così dopo una decina di minuti d’auto arriviamo al parcheggio prospiciente l’impianto di risalita, il solito rito della calzata degli scarponi, si prendono gli sci e via, si sale. Dalla cabinovia osserviamo la pista che scorre sotto di noi, quella che dovremmo affrontare la sera rientrando, è una nera ed all’apparenza abbastanza impegnativa, ma non ci sono problemi a seconda della voglia o delle condizioni delle gambe, al rientro decideremo se scendere con gli sci o se più semplicemente accomodarci nuovamente in cabina.
0dd7b277842b2a24954f349e6af37dce.jpgGiunti sulla cima del Piz de Plaies veniamo accolti dalla scultura metallica stilizzata del gallo, simbolo del comprensorio sciistico, calziamo gli sci e ci dirigiamo verso la pista che porta giù a San Vigilio, la neve sulla pista è tirata come un biliardo e subito ci torna alla mente una delle ragioni per cui avevamo deciso di evitare il Plan. Passando fra gruppi di persone che si accalcano lungo la pista, costringendoci quasi ad effettuare degli slalom per proseguire (al parcheggio erano presenti numerosi pullman turistici), continuiamo a scendere rammentandoci la seconda ragione causa delle nostre ultime assenze dal luogo. Già nulla è cambiato, sono state aggiunte nuove piste, anche gli ultimi impianti di risalita sono stati ampliati ed modernizzati, ma proprio per questo i problemi si sono acuiti, troppa folla sulle piste, troppa gente che scia per la prima volta in compagnia di gente che scia da sempre e che li porta all’emulazione, con tutti i rischi che questo comporta. Questo è uno dei problemi, l’altro è la sua logica conseguenza e sono le piste. Sì, perché per poter sostenere l’elevato numero di persone che le percorre, le piste sono tirate come piste da gara, la neve artificiale battuta sino all’inverosimile e bagnata per consentire la praticabilità delle piste per tutto l’arco della giornata e poi più tardi una più facile e rapida manutenzione. Ce ne siamo resi conto già alla prima discesa, sentendo la neve gemere fortemente sotto gli sci, stridere quasi, non abbiamo fatto le lamine e si sente, non si era reso necessario sciando su neve naturale, qui invece occorrerebbe averlo fatto. Salendo e scendendo dai vari impianti attiviamo sulla cima del Plan e anche se all’apparenza sembra meno affollato degli anni precedenti, forse solo a causa dell’ora, risulta sempre gremito e  prima di iniziare ogni discesa occorre far molta attenzione a quanti tagliano in diagonale la cima per dirigersi alle varie piste. Decidiamo di scendere lungo l’Alpen per fermarci a prendere un caffè alla Pracken è una pista poco impegnativa che ci consentirà di adattarci a questo tipo di neve cambiando un poco il modo di sciare, si dovrà stare di più sugli spigoli e sarà una giornata faticosa. Poi traversiamo la pista per portarci tramite un sentiero di collegamento sulla Olang (Vald’Aora), la pista che scende giù verso l’omonimo paese in fondo alla valle, ci fermiamo al Lorenzi e decidiamo di risalire, perché sotto, ad ogni cambio di pendenza muri umani, fermi immobili in attesa di ripartire, costringono chi scende  a fare la medesima cosa. Torniamo sulla cima e scendiamo lungo la Marckner, anche qui la folla si assiepa ai lati della pista, ma i cambi di pendenza sono meno numerosi e il divario meno ripido quindi si riesce a transitare tranquillamente o quasi, mentre gli sci stridono e la gambe iniziano ad essere indolenzite dalla tensione. Siamo venuti sino a qui per andare a fare la Silvester, una pista nera di circa 6 km che scende dalla cima giù sino a Riscone, Brunico, ma ora non ne siamo più tanto convinti, la condizione della neve e la folla presente ci pongono qualche dubbio, decidiamo comunque di provare, male che dovesse andare e se non dovessimo sentircela di proseguire, potremmo sempre decidere di fermarci all’intermedia per poi risalire. Scendendo ci rendiamo conto che la neve qui sembra migliore, compatta ma meno ghiacciata. La pista non è molto praticata a quest’ora, si trova ancora in ombra e fa abbastanza freddo,  questo spinge la maggior parte delle persone a sciare sugli altri versanti esposti al sole, così senza esagerare e senza forzare decidiamo di continuare e di arrivare sino in basso, giungendovi dopo una ventina di minuti, dopo alcune soste per riposare le gambe e non senza qualche difficoltà sempre a causa della neve ghiacciata in alcuni tratti. Risaliti sul plan ci fermiamo a bere qualche cosa, sono oramai le 11 passate e dobbiamo decidere cosa fare.
5cb5a90f6eaee37ea55d8761049f5d00.jpgCi tratteniamo tranquilli per una mezz’ora e poi dopo avere scattato alcune foto decidiamo di ridiscendere verso San Vigilio e di farmaci alla Miara sulla pista omonima, il ricordo di un ottima polenta formaggio e funghi ha condizionato la nostra scelta. Così ci avviamo e dopo avere aggiunto al percorso una discesa sulla da Pre da Peres, poco dopo le 12 arriviamo alla baita. La polenta è proprio come la ricordavamo, seduti sul terrazzo esposto al sole, gustiamo lentamente il nostro piatto, e poi visto la temperatura gradevole ci attardiamo rilassati d’avanti ad un caffè caldo ed ad una grappa al mirtillo. Sono quasi le 14, quando ci rimettiamo sugli sci, saliamo per percorrere nuovamente la pista che ci ha condotti qui, per poi scendere lungo l’ultima pista che, quasi in falsopiano, conduce in paese. L’idea è quella di risalire sul versante opposto della valle ed affrontare, abbastanza riposati,  la nera che ci condurrà sino al parcheggio dell’auto e fare poi rientro. Ci sono due cose che l’esperienza mi ha insegnato da quando vengo a sciare da queste parti, evitare nei momenti di maggiore affollamento le piste troppo difficili e quelle troppo facili, entrambe pericolose per motivi diversi, le prime perché basta un minimo errore, una piastra di ghiaccio ed anche un provetto sciatore può trovarsi in difficoltà e per quegli sciatori meno che mediocri che non vogliono tornarsene a casa senza avere raccontato agli amici di avere fatto quella pista. Le seconde perché frequentate da principianti che calzati per la prima volta gli sci, dopo una mezza giornata si sentono già dei campioni scendendo in posizione uovo marcio, senza accennare mai alla ben che minima curva rischiano sempre di travolgere qualsiasi cosa gli si pari davanti. Purtroppo in alcuni casi si tratta di piste di collegamento obbligate e non possono essere evitate. Dopo esserci attardati accanto ad un recinto posto a lato della pista per scattare delle foto ad alcuni struzzi riprendiamo a scendere, sciando tranquilli con qualche scodinzolo.
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Lo stridio della neve alle spalle, mi giunge nitido alle orecchie, il tempo di realizzare cosa stia per accadere, il tentativo disperato di scartare di lato cercando di intuire la direzione, ma è già troppo tardi. Mi ritrovo lungo stirato per terra, la faccia affondata nella neve, una gamba piegata sotto con lo sci agganciato, mi ci vuole qualche istante per realizzare quanto sia successo, alzo gli occhi un attimo per visualizzare la figura di una donna in tuta bianca e gilerino giallo che, senza nemmeno voltarsi a guardare, prosegue nella sua corsa. “Fermati, fermati, fermati cretinaaaaaaaaaaaaaaaaaaa “ l’urlo mi esplode dalla gola, mi risuona nella testa e per un attimo sembra che l’eco si diffonda rotolando lungo la valle. Mia moglie mi si è affiancata preoccupata, “Come stai?”,  mi chiede, “Bene, – le rispondo trafelato – rincorrila, dai fermala, vai”, “E tu?”, “Io sto bene vai, mi sistemo e arrivo”. Nel frattempo attorno si è formato un gruppetto di persone, chi mi porge il berretto, chi gli occhiali, un altro si avvicina con lo sci e la racchetta mancanti, sono stranieri, tedeschi, mi guardano,  scuotono la testa e indicando verso valle uno di loro commenta  “Kriminale, polizei”, sorrido li ringrazio,  sistemo occhiali, berretta calzo lo sci e come un forsennato riprendo la pista alla ricerca di mia moglie e di chi mi ha travolto. La raggiungo a fine pista, mi vede arrivare e mi segnala con la mano la tizia in tutta bianca che sta facendo capannello con un folto gruppo di altre persone, “Slavi – dice – mi ha risposto, io non capire”.  Mia moglie coglie al volo l’espressione del mio volto e mi si para d’avanti, sono esasperato, lei se ne rende conto e cerca di trattenermi, “Fai attenzione – mi dice – non sai quali reazioni puoi provocare” Cerco di calmarmi un attimo, poi mi avvicino la guardo e chiedo spiegazioni cercando di farmi capire, il suo gruppo le si serra attorno, mi guarda e mi risponde, “Io non capire”. Sono come una pentola a pressione a cui si sta rompendo la valvola, mentre mia moglie mi blocca per la manica, anzi si vede costretta a tirarmi all’indietro per impedirmi di saltarle addosso, “Capisci – le rispondo – capisci benissimo”. Fa un sorriso che sembra una smorfia e aggiunge “Deutsch, spreken deutsch”. Mi guardo attorno, poco distante scorgo un addetto agli impianti, gli faccio un cenno, mi si avvicina e spiegandogli l’accaduto gli chiedo di fare da interprete con la signora, lui si presta gentilmente. Così dopo avere confabulato per qualche minuto si volge verso di me e dice “ Scusi, ma la signora afferma che la colpa è sua”, prevedibile penso, “ E sì, – ribatto – chiaro che la colpa è mia, non avrei dovuto trovarmi sul suo percorso. Gli chieda come mai se la colpa era mia, io sono finito disteso e lei ha continuato tranquillamente la sua corsa. Anzi gli chieda perché, ragione o torto, non sì è fermata per verificare l’accaduto e controllare se eventualmente mi fossi fatto male”. Silenzio, alla domanda tradotta dall’ addetto, non giunge alcuna risposta, solo lo sguardo vaga sulle facce di quanti gli stanno attorno chiedendo sostegno. In quel momento mi sento tirare per la giacca, è mia moglie che nel frattempo si era allontanata che ora è tornata accompagnata da due carabinieri,  avendoli visti arrivare con la motoslitta  si era affrettata a chiamarli pregandoli di intervenire. Spiego nuovamente loro l’accaduto, sono locali e parlano correttamente sia l’italiano che il tedesco, si rivolgono nuovamente alla tizia in questione chiedendo spiegazioni e a questo punto l’atteggiamento cambia. Dopo avere lanciato degli sguardi a quanti l’accompagnano, risponde che no, che non è stata lei, che l’ho confusa con qualche altra, che lei e gli altri erano tutti quanti al bar a bere e che erano appena arrivati, che dell’incidente non ne sa nulla, con gli altri che fanno cenni affermativi con la testa per confermare. Vedo la faccia sorpresa dell’addetto, che guarda i carabinieri con aria sconsolata all’allargando le braccia, ascolto i carabinieri tradurmi la nuova versione di quella signora, mentre dalle labbra strette sfugge mi un “Brutta stronza deficiente”.  mentre nella mia mente l’immagine delle mia mani strette attorno al suo collo e dei suoi occhi che strabuzzano contribuisce a sbollire la mia rabbia. I carabinieri mi guardano imbarazzati, facendo finta di non avere udito, “Vuole sporgere denuncia ?”, mi chiedono. Improvvisamente mi sento svuotato, so comunque, come ho avuto modo di verificare in passato, che anche una denuncia in questo caso non avrebbe alcun seguito e all’apparenza non mi sono fatto nulla, “No – rispondo – non avrebbe senso”. Saluto,  ringrazio e mi allontano, meglio dimenticare in fretta l’accaduto. Riprendiamo l’impianto che ci porterà nuovamente al Piz de Plaies, discutendo tra di noi sull’accaduto e con qualche battuta arriviamo persino a riderne. Siamo quasi giunti in cima, l’intenzione è quella di affrontare la discesa, ma rimane solo un intenzione. All’arrivo della cabinovia mi appresto a scendere le racchette nella destra, prendo gli sci con la sinistra e un mezzo moccolo mi esce dalle labbra mentre trattengo un urlo di dolore. Mia moglie si volta mi guarda, mi chiede che cosa abbia. Passato l’attimo, cessata la rabbia, i muscoli rilassati e raffreddati cominciano a reclamare per l’impatto non richiesto, la spalla fa male, il braccio non riesce a reggere il peso degli sci e neppure a sollevarsi  oltre l’altezza gomito, l’anca inizia a dolere e la gamba non ne vuole sapere di fare dei passi più lunghi di dieci centimetri. Niente discesa, afflitto salgo sull’impianto che ci porterà a valle e da lì con l’auto, guida mia moglie io non sono in grado, ci dirigiamo verso l’ospedale di Brunico al pronto soccorso. Il medico, dopo avermi visitato ed avermi iniettato nella schiena cinque cc di antidolorifico, compila un paio di ricette ed  il referto.  Contusione e abrasione  parietale sinistra. Contusione scapolare sinistra con distorsione del bicipite e incrinatura della sesta costola. Contusione anca sinistra, distorsione del quadricipite e relativa pubalgia. Leggo il referto e chiedo “Certo che sia tutta roba mia?” mi osserva corrugando le sopraciglia poi sorride commentando “ La sua settimana bianca si è conclusa oggi, mi spiace”. Questo lo crede lui.

 

                                                                                                                            refusi

Settimana bianca – Incontri ravvicinati di un certo tipoultima modifica: 2008-03-02T13:40:00+01:00da refusi
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22 Commenti

  • Ref, non mi piace dire certe parole, soprattutto di gente che non conosco, ma quella tipa non era solo stronza, era stronza all’ennesima potenza! E si sarebbe meritata che tu le rompessi gli sci sulla testa! Che altro dire? Mi spiace che per colpa di un simile pericolo pubblico – incapace tra l’altro di prendersi le responsabilità delle sue azioni – la vostra bella gita sulla neve abbia subìto un brusco cambiamento di rotta, senza contare ovviamente le conseguenze fisiche dell’incidente. Chissà perchè, però, l’ultima considerazione che hai fatto è esattamente ciò che ci si poteva aspettare da te 🙂

  • Ho letto tutto di un fiato il tuo post! un po’ lunghetto, lo confesso, ma gradevole.
    Un bacio Ref, buona serata
    ^_^

  • ref, vuoi dire che c’è un’isola dove gli uomini ti offrono la cena? Vadooooooooooooooooooooo

  • Sarà mica l’isola che non c’è! Allora l’indirizzo ve lo do io!

    Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino…

  • ciao ref…questa volta non ho parole…ma che tipo che sei…ihihih…tu parti con il letargo ma poi…ihihih…va va va…no comment…ihihih…buon inizio di settimana

  • Ciao Ref.. buona settimana….bianca?
    Sergio

  • Ciao Ref, ho letto con piacere il tuo racconto e credi io al tuo posto alla “slava”le mollavo uno slavadenti da farla ricorrere al dentista. Adesso tutto bene i tuoi arti funzionano per indossare nuovamente gli sci? Ciao e spero presto di leggerti ancora. Ciao Cri

  • Sarà perchè sono una vecchia lupa di mare ma imparare a sciare non mi ha mai allettata. Vivrei con il terrore di imbattermi non troppo morbidamente in uno di questi pirati della neve. Al mare ti può capitare di beccare qualche medusa o gli aculei di qualche riccio… che pure non sono una passeggiata… io sono un’esperta… però se il mare lo rispetti difficile ti accada qualcosa. In montagna invece è molto più probabile avere a che fare con gli imbecilli maleducati a quanto vedo!

  • quanto a refusi devo dire che ti sei impegnato… ma non abbastanza… se fai così mi passi pure per donna e invece lo sanno tutti che sei un gran bel pezzo di manzo! :o))))))))

  • a quanto pare l’incontro fra le tue ossa e la neve è stato molto ravvicinato 😉
    p.s. io sopporto poco la neve, amo troppo il caldo…

  • Sono un po’ giù di morale perchè la ragazza di mio figlio si è rotta l’omero, è caduta facendo un salto con lo snowboard. Trenta punti più chiodi e piastra di titanio poveraccia, io sono certa che pur di assecondare lui nel suo hobby se l’è andata un po’ a cercare, ma loro continuano a parlare di destino, si stava divertendo come una matta dice e di salti ne aveva fatti molto più complicati di questo fatale. Non so che dire, un abbraccio Ref. Ciao Poldy

  • Scusa, ovviamente sono molto dispiaciuta per il tuo incidente, ero talmente infervorata a raccontarti che non te l’ho scritto. Baci Poldy

  • Un caro saluto… Ref…
    Non amo la neve… adoro il mare…
    Fly

  • ANSA. TORINO 05 MARZO 2008. CON UN BREVE COMUNICATO DIFFUSO NELL’ARCO DEL POMERIGGIO SI ANNUNCIA LA LIBERZAIONE DEL NONDORMIENTE, VIENI A SCOPRIRE DI COSA SI TRATTA.

  • E adesso, come stai? Farsi male è già disastroso, stare male per colpa dell’imperizia e dell’incoscienza, è peggio..

  • Ciaoooooo! Quando il prossimo post! Ci lasci ancora tanto a digiuno? Un abbraccio Cristina

  • Ciaoooooo! Quando il prossimo post! Ci lasci ancora tanto a digiuno? Un abbraccio Cristina

  • sono pio descrittivi??????

  • ma ciao ref…ma lo sai che ho visto laltro tuo blog=mi pace proprio tanto…indovina perchè?ahahah…bacioni

  • Ciao Ref.. come e’ andata la settimana? Domani la gitarella in montagna la faccio io, non sulle Dolomiti, sull’Amiata ma mi accontento, buona domenica
    Lupo

  • buona domenica ref…cmq a me il tizietto di cui parlavamo è molto simpatico indovina perchè….ihihih…bacini

  • ciao ref…guarda che io non sono offesa…io ti ho assegnato il premio perchè per me davvero lo meriti sai che ammiro molto il tuo modo di scrivere…ma poi alzole mani…libero di accettarlo o no…bacini e buon sabato