Lug 22, 2007 - racconti brevi    4 Comments

Kivulimi – Vento dell’est

2c3d732b172840190758076be40c9244.jpg                                            quinta ed ultima parte 

La guida parla abbastanza bene l’italiano. Sta spiegando qualcosa a proposito di pepe, cannella e chiodi di garofano, ma io non presto molta attenzione. Il gruppo si sposta ed io ne approfitto per porgli la domanda che mi sta a cuore: “Hai mai sentito parlare di kivulimi?”

“Vuol dire casa delle ombre” mi risponde.

“Si lo so, ma hai mai sentito parlare di un posto che si chiama così?”

Lui scuote la testa. “No, mai.”

“Sei sicuro?” insisto.

“Sicuro.” Mi sorride benevolo, ha capito che ci sono rimasta male. Deve essere per forza così, è una guida, se esistesse non potrebbe non saperlo. Adesso la mia vacanza è davvero conclusa.

“Và, cogli una stella cadente…Dimmi dove sono gli anni trascorsi… Insegnami a udire il canto delle sirene…” … Una colomba che tubava sul davanzale. Il profumo dei fiori nel sole. Falene nel giardino della Casa delle Ombre sotto il chiaro di luna…*

Il cielo è grigio ed in lontananza si intravedono grosse nubi cariche di pioggia, in tema con il mio stato d’animo. La stagione delle piogge è prossima e tra non molto anche il villaggio chiuderà i battenti per riaprire con il nuovo anno. La spiaggia è deserta quasi come il giorno in cui l’ho vista per la prima volta. Un po’ per via del tempo ed un po’ perché gli altri sono tutti assorbiti dai preparativi della partenza e dagli ultimi acquisti. Le mie valigie sono già pronte e non ho regali da comperare, gli ultimi soldi li ho spesi per l’escursione del mattino. Sono venuta a salutare il mare. Ho fatto l’ultimo bagno e adesso sono seduta sul telo di spugna con le ginocchia strette al petto. Inutile dire che mi sento molto malinconica e delusa. Kivulimi non esiste. Ho letto e riletto quel libro fin quasi ad impararlo a memoria, al punto che irrazionalmente mi ero convinta che fosse parte di me… o io di lui… ma comunque reale… Il mio sogno di bambina si è infranto miseramente. Non potrò mai più pensare a Zanzibar nello stesso modo. Non sarei mai dovuta venire qui. Avevo bisogno di quel sogno, di credere che fosse tutto vero. Che Miss Hero Hollis ed il capitano Rory Frost fossero realmente esistiti, insieme con la Casa delle Ombre. Rappresentavano da sempre un rifugio per me. Un viaggio avventuroso, lontano dai pensieri tristi e da me stessa. Perché sono venuta? Sapevo benissimo che c’era la possibilità di ricavarne una delusione. Ma io dovevo venire. Perché? Perché? E poi, come se un raggio di sole avesse squarciato le nubi che offuscavano la mia mente, ho capito. Proprio per questo dovevo venire. Perché non è più il tempo di sognare, ma di vivere…

Un lieve movimento alle mie spalle mi distoglie da quei pensieri. “Ti disturbo?” Il ragazzo indossa la maglietta dello staff ma io non l’ho mai visto.

“No, figurati.” gli rispondo.

Si siede accanto a me sulla sabbia. “E’ raro vederti in giro…” mi dice.

“Si, in effetti ho girato parecchio… Non ti ho mai visto. Di cosa ti occupi?”.

“Della colonna sonora delle tue vacanze…” indica il gabbiotto situato nella parte alta della spiaggia. Il posto ideale per guardare senza essere notati… “Anche di sera in discoteca,” e confermando i miei sospetti aggiunge “non sei mai venuta.” 

Sono imbarazzata e resto in silenzio, non saprei proprio cosa dire. Non certo che ho trascorso gran parte della settimana in cerca di fantasmi. Sono consapevole del fatto che per una ragazza della mia età sarebbe stato più normale partecipare alle attività del villaggio e far tardi in discoteca. Ma io non sono così e non posso farci proprio niente.

“Sei strana…” Sorride. Ha un bel sorriso, pulito e sincero. I suoi occhi sono molto dolci. “Parti domani?”

“Si…”

“Come mai viaggi da sola?”

“Quando ho organizzato questo viaggio ero sola… io ed il mio ragazzo ci eravamo lasciati… nel frattempo siamo tornati insieme, ma era troppo tardi… così…” è la verità anche se non spiega come mai, mesi fa, io abbia deciso di intraprendere questo viaggio da sola, ma a lui sembra bastare come spiegazione.

“Ho capito…” dice con gli occhi bassi giocherellando distrattamente con la sabbia.

Proprio in quel momento sento chiamare il mio nome dall’altoparlante della direzione. Rapidamente raccolgo tutta la mia roba, mi scuso e mi allontano. Dall’altra parte del telefono mio padre mi chiede come sto, ma io sono distratta. Lo ragguaglio sull’orario di arrivo e lo liquido velocemente. Quando torno alla spiaggia il ragazzo non c’è già più e così mi avvio al mio alloggio per prepararmi per la cena.

Nell’anfiteatro sta cominciando il viavai di gente che si accinge a prendere posto sulle gradinate e mi accorgo del “ragazzo della musica” solo quando me lo trovo davanti.

“Ciao” mi saluta e il suo sorriso mi sembra ancora più bello di quel pomeriggio.

“Ciao” rispondo ricambiando il sorriso. Per un istante sembra che voglia dirmi qualcosa, ma poi cambia idea e se ne va, lo spettacolo sta per cominciare.

A dir la verità non ho prestato molta attenzione a quello che accadeva davanti ai miei occhi, una serie di pensieri vecchi e nuovi si sono affollati nella mia mente per tutta la durata dello spettacolo. Verso mezzanotte, dopo i saluti finali, si abbassano le luci sul palco per accendersi immediatamente dopo sulla pista. La gente si riversa al centro dell’anfiteatro e comincia a ballare. Anche questa notte farà l’alba, tanto domani in aereo ci sarà tutto il tempo per dormire. Io resto un momento indecisa, quindi mi alzo. Mi giro solo un attimo a guardare verso la cabina del dj, ma il vetro è scuro e non si vede nulla. Sarebbe facile… penso. Potrei andare lì con la scusa di salutarlo, domani partiamo presto e lui non ci sarà. Ma non lo faccio. Perché sono strana… Sorrido fra me e me e mi avvio verso l’uscita. Sono già quasi fuori che una voce maschile mi urla di fermarmi. Mi volto di scatto, con il cuore in gola, ma non è il ragazzo della musica, bensì il maestro di tiro con l’arco.

“Te ne vai senza salutarmi?”

Non sono sicura che non mi stia prendendo in giro, ma gli tendo la mano. Lui ricambia la stretta con un sorriso “In fin dei conti non sei male come sembri…” dice strappandomi una grossa risata.

“Immagino che dovrei ricambiare la cortesia…” rispondo ancora ridendo. “Buona fortuna… e cerca di fare il bravo!”

“Buona fortuna anche a te…”

Adesso è davvero finita.

Uscirono dalla porticina nel muro di cinta e il vento dell’est venne loro incontro, odoroso di mare e chiodi di garofano e fiori esotici, facendo frusciare le fronde delle palme che circondavano le candide spiagge di Zanzibar.*

Epilogo

Molti anni e molti viaggi dopo, quella a Zanzibar resta ancora la vacanza più bella ed emozionante che abbia mai fatto. Ha segnato un passaggio nella mia vita e non la dimenticherò mai.

Prima di quel viaggio ero esistita solo di riflesso alla mia famiglia, al mio fidanzato di sempre, ero la ragazza timida ed impacciata che non lascia traccia di sé. Successivamente ho avuto modo di rivedere alcuni degli ospiti del villaggio con cui avevo stretto amicizia e di rendermi conto che quella volta le cose erano andate diversamente.

Era la prima volta che mi trovavo da sola in un posto sconosciuto e tanto lontano da casa. E’ stato il primo passo verso l’indipendenza e la scoperta di me stessa.

Non ho letto mai più il libro, ma Miss Hollis, il capitano Frost e la Casa delle Ombre sono ancora lì dove li ho lasciati.

Fine.
                                                               penny.blue

 

(*) Da Vento dell’Est di M.M. Kaye

Kivulimi – Vento dell’estultima modifica: 2007-07-22T17:00:00+02:00da refusi
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4 Commenti

  • ringrazio penny, per avermi concesso di postare nel mio blog il suo racconto. Ora anche lei ha aperto il proprio blog, e fra non molto l’intero racconto sarà giustamente ripubblicato dove è giusto che stia, grazie penny, ref

  • Grazie a te ref per aver apprezzato così tanto il mio racconto. Lo posterò nel mio blog ma senza fretta. Alla prossima. Penny

  • Grazie per il tuo passaggio, scrivi molto bene, è stato bello leggere questo post, ma visto che prima ce ne sono altri mi troverò un po’ di tempo per leggerli….

  • Credo che lo scopo del libro sia stato raggiunto. Credo che ci fosse davvero la casa delle ombre e che ci sia entrata. Credo che sia questo saper guardare il mondo con con tutti i pori delle pelle.