Ago 8, 2007 - racconti brevi    9 Comments

Un povero diavolo

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Si chiamava Beleth ed era un povero diavolo, non in quanto effettivamente povero, ma molto più semplicemente perché era veramente un diavolo, diciamo allora un demonio per evitare confusioni. Un tempo era stato un uomo, poi un comune dannato, ricordava di essere morto all’incirca nel quattrocento e di essere stato scaraventato all’inferno per alcune colpe che lui francamente non ricordava neppure di avere commesso. Ripensandoci poi doveva ammettere che in fondo in fondo non si era trovato  neppure troppo male anzi qualche piccola soddisfazione se l’era potuta togliere nei confronti di chi in vita lo aveva sempre sfruttato e che ora come lui era finito all’interno del calderone. Proprio per questa ragione Satana lo aveva promosso, da semplice dannato a diavolo, certo solo un diavolo di seconda categoria, ma pur sempre un diavolo e dopo un breve tirocinio era stato inviato nuovamente sulla terra allo scopo di procacciare nuovi inquilini al suo datore di lavoro con la promessa che se avesse svolto bene il suo compito dopo pochi anni sarebbe potuto rientrate all’inferno con tutti gli onori ad occupare un posto di primo piano.
Purtroppo però le cose non erano andate come lui aveva previsto, non che nel settore asegnatogli fossero tutti buoni, casti, pii e incorruttibili, anzi erano parecchi quelli che finivano ad ingrossare le file dei dannati, ma nessuno, proprio nessuno per merito suo. Ricordava come, quando  rimandato sulla terra gli era stato assegnato un popoloso quartiere di una grande città,  avesse pensato che con i trucchi appresi durante il suo tirocinio avrebbe potuto facilmente indurre in tentazione quei poveri ometti ed indirizzarne a frotte al proprio datore di lavoro. Ma non era andata così, era giunto sulla terra nell’anno 2001. Si era reso subito conto che il mondo non era come lui se lo ricordava, era totalmente cambiato, la sua presenza era assolutamente superflua, la concorrenza per lo più a titolo gratuito e volontaria era veramente spietata. Mezzi di comunicazione, corruzione, furti ,spaccio di droga, prostituzione, omicidi, il tutto avveniva ormai nella totale indifferenza dei più e senza alcun bisogno del suo intervento. Erano ormai trascorsi quattro anni dal suo ritorno sulla terra, ed ora stanco e umiliato si trovava a scrivere al suo datore di lavoro una lettera con una richiesta di trasferimento. Che lo mandassero in Amazzonia, in Groenlandia, in Tasmania, ovunque volessero, ma uno, almeno uno, per una questione di orgoglio voleva mandarlo personalmente all’inferno.

                                                                                         refusi

Un povero diavoloultima modifica: 2007-08-08T13:50:00+02:00da refusi
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9 Commenti

  • Non ci deve insegnare più niente nessuno. Siamo riusciti a distruggere il nostro cuore con le nostre mani. Il nostro progresso ha ucciso la nostra purezza.

  • mi sono soffermata sul post… perchè Munch mi intriga… bello il racconto che hai abbinato… siamo un po’ tutti dei poveri diavoli…

  • ciao daru, grazie……. ref

  • Il tuo diavoletto mi ricorda moltissimo il mitico Geppo, noto diavolo buono dei fumetti della mia giaventù.
    anche lui non riusciva a portare a casa altri dannati.
    Grazie per avermi fatto tornare in mente questa cosa!
    ciao
    Francesco

  • No. Scrivo poi cerco una immagine di Botero che rappresenti la scrittura e ti giuro che se per scrivere un post impiego 10 minuti, per cercare l’immagine ci impiego anche un’ora. Dura la vita del blogger. Rido.

  • Io non so come mi nascono le cose. A volte una frase sentita, un ricordo, la fantasia. Il blog per me non è un diario personale, non è uno sfogo, non è neppure una cosa seria. E’ un gioco fatto con la serietà dei bambini quando giocano con il linguino fuori al lato della bocca.

  • Ciao, sto pensando di inserire nel mio sito una serie di link relativi agli altri “siti amici”.
    Il tuo è fra questi.
    Posso inserire il tuo link?
    Ciao
    Francesco

  • un povero diavolo petulante…. che si è fatto rapire dalle tante iconografie, anche da quell’Urlo di Munch non ha saputo salvarsi… Povero diavolo, mezzo di una comunicazione indiavolata, mandato in un mondo che non è il suo, solo per rappresentare gli strali di un altro mondo…. ciao a Settembre

  • E’ così come dici. A volte si ha la necessità di scrivere più per chiarirsi che per chiarire. E le storie sembra quasi che scelgano loro da chi farsi raccontare e il come. Siamo nelle loro mani, anzi siamo le loro mani.