Ago 22, 2007 - racconti brevi    6 Comments

Carenze affettive

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Carenze affettive

Stava seduto adagiato stancamente nella poltrona, mentre con aria distratta osservava la partita sullo schermo televisivo, il suo pensiero seguiva altri impulsi, aveva voglia di staccarsi dalla poltrona, vestirsi ed uscire, ma si costrigeva a rimanere seduto, ora capiva cosa significava quella frase che aveva sentito pronunciare altre volte in altre occasioni, crisi di astinenza, e mentre il suo cervello formulava questa osservazione lui si era ritrovato a pensare a quando tutta quella storia era  iniziata. Bruno, di nome e di fatto, capelli scuri, occhi vivaci dove si poteva scorgere una traccia di quel sorriso disincantato ed ironico, che aveva sempre stampato sul viso. Trentaquattro anni, un metro e ottanta per settantadue chili di peso, fisico snello, scattante, asciutto, quasi atletico, anche se lui non praticava  attivamente nessuno sport in particolare. Ormai ricorreva un anno dal giorno della sua separazione, sì da un anno era ritornato ad essere single, i primi mesi erano trascorsi tranquillamente, sonnacchiosi si potrebbe dire, fra il lavoro e l’adattamento al nuovo genere di vita, sino a quel giorno, quel maledetto giorno. L’ansia era apparsa all’improvviso, la tranquillità svanita nel nulla, e all’improvviso si era ritrovato fuori per strada alla ricerca di qualche cosa che potesse riempire quel vuoto, aveva impiegato tempo, fatica e rimediato anche alcune figure di merda, che anche se il termine all’apparenza può sembrare volgare, è quello che riassume brevemente ed in sintesi quanto in realtà successo, poi l’aveva trovata. Si chiamava Franca, biondina, magra e lunga, capelli lunghi sciolti sulla spalle, con quell’aria svampita tipica di chi è alla ricerca di un contegno e di  una personalità non ancora acquisita, le difficoltà erano state solo iniziali, convinta ad accettare un caffè, seduti al tavolino della terrazza di un bar sulle rive del lago la conversazione era proseguita in modo fluido e divertente, al caffè si era aggiunta una birra e poi un’altra ancora, ed a tarda sera, non si erano presentate difficoltà all’offerta di effettuare un giro turistico nell’appartamento di uno scapolo. Sì Franca la ricordava bene, era stata la prima della serie, per le altre, solo un vago incrociarsi di nomi, di, volti di fatti, di sorrisi e di ansiti, il tutto mescolato all’ansia perenne di riempire quel vuoto. Quell’ansia che lo spingeva per le strade la sera che lo constringeva ad un ritmo da stakanovista ad una media di tre per settimana, ed era diventato veramente bravo, in breve tempo aveva superato la fase delle figure di merda, bastava un po’ di attenzione, iniziare ad osservare il soggetto da lontano. Passo veloce, deciso faccia dritta avanti, la guardi, ti osserva per un attimo per nulla impressionata e tira diritto, da evitare, il rischio è della solita figura di merda. Cammina in modo elastico, dondolandosi sulla punte, risponde in modo franco al tuo sguardo, sorride al tuo sorriso appare simpatica e cordiale, da evitare, trascorreresti tutta le serata, e quelle successive a discorrere dei suoi problemi a fare osservazioni sui suoi dubbi e sulle sue aspettative. Eccola alfine è lei,  pare camminare in modo affrettato come una che abbia molte cose da fare ed un posto in cui recarsi ti ha già adocchiato da lontano e ti sta osservando con attenzione, ma nell’attimo in cui si accorge di essere osservata a sua volta sembra incespicare, il passo si affretta ma si riduce a piccoli passetti brevi, quasi volesse dare l’impressione di affrettarsi e nel contempo di non voler mai lasciare quei pochi centimetri su cui sta camminando. Con lo sguardo cerca disperatamente una vetrina al lato della via a cui destinare la propria attenzione, la mano sale in un gesto rapido a scostare della fronte un’inesistente ciocca di capelli, lo spazio si accorcia, si avvicina, giunta alla tua altezza con il tuo sguardo che le brucia il viso, piega la testa leggermente di lato e verso il basso, le palpebre chiuse a evitare i tuoi occhi, per poi lanciarti di sfuggita proprio nell’attimo in cui le vostre teste sono alla stessa altezza un ultimo breve supplicante sguardo. Inizialmente sembrerà non darti retta, volgerà lo sguardo altrove apparentemente infastidita, ma poi ad una semplice frase, “Scusa se ti ho disturbato, mi sembravi sola e volevo solo farti compagnia, scambiare quattro chiacchiere ed eventualmente offrirti un caffè”, scioglierà quell’apparente gelo, era la frase tanto attesa, “Se si tratta solo di un caffè, lo accetto volentieri grazie”. Quante ne ha conosciute e dimenticate, quante hanno contribuito a cancellare nel corso delle serate e delle notti la sua ansia, salvo poi ritrovarsi al mattino con un estranea nel letto e con l’amaro desiderio che la cosa non fosse mai accaduta e che non dovesse più ripetersi e il tutto da quella maledetta volta. Gli mancava, non riusciva a farne a meno. Il solo pensiero scatenava ancora il desiderio, il sangue gli ribolliva nelle vene e la bocca improvvisamente arida e priva di saliva,  come dite?  La separazione? La moglie che lo aveva lasciato? Ma, no ma che avete capito, la separazione era stata indolore le cose non funzionavano più da tempo ed era stata un sollievo per entrambi. No da quella maledetta volta che il medico osservando la sua cartella clinica aveva commentato, “ C’è un principio di diabete, da oggi basta cioccolato se vuoi continuare a vivere”.

                                                                                                                 refusi

Carenze affettiveultima modifica: 2007-08-22T01:15:00+02:00da refusi
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6 Commenti

  • MI piace la descrizione dell’incontro….. molto attenta e particolareggiata.
    Ahhhh…la cioccolata!!
    Posso averne una flebo??
    Me la sparo in vena!!!

    ciao
    Francesco

  • Voglio tanta cioccolataaaaaaaa!!
    Ciao ref.
    Francesco

  • Bello Ref, molto bello davvero. E te lo dice una che è cioccolatodipendente e un tantino ipocondriaca visto che teme di diventare diabetica 😉

  • Veramente simpatico il racconto… é scritto molto bene… i personaggi escono dalle parole e prendono forma… tanto sono definiti e reali… con una cura nei particolari e nell’esposizione che rende avvincente la lettura.
    Complimenti!

  • Ref, io ti avevo linkato senza nemmeno chiedertelo il permesso 😉

  • azz… se l’avessi saputo prima che la cioccolata era femmina avrei evitato di farci l’amore per tutti questi anni!
    Bravo davvero, pieno di stile, scorrevole e nemmeno un refuso!!!!!!