Limiti
Dogmi
a forma di sbarre
pongono limiti
alla conoscenza
Dogmi
a forma di sbarre
pongono limiti
alla conoscenza
Non so chi sono,
non so chi sei,
non so chi siamo,
ubriachi di emozioni,
fradici di dolori,
trasudanti gioie,
come mendicanti ciechi
barcollando andiamo
lungo sentieri
di luce e di buio,
di giorno in giorno
senza sapere dove,
andiamo.
Dove vai,
calabrone impazzito,
chi ti spinge
a tentare la sorte.
Quale eroe,
quale mito
che non sia la tua morte
Inutile,
la grandiosa, immane
scoperta finale.
Giunti alla certezza assoluta
perso è lo scopo
da millenni inseguito.
Inutile la vita.
Perso,
è il valore della morte
e l’illusione di un dio
se poi
il nulla.
Dove iniziano i desideri
dell’uomo
muore
la volontà di un dio
La stella cometa
ha smarrito la strada
più non trova Betlemm.
Ora stanca sfinita
quasi priva di vita
si riposa
dove la vita c’è,
sopra il grande palazzo
del dittatore pazzo
che non beve caffè.
I re magi
piegati carponi
nell’immondizia
hanno perso i loro doni.
Il sommo poeta si è smarrito
nel labirinto di un formicaio,
ha confuso inferno, purgatorio e paradiso
ed ha paura di aver fatto un grosso guaio.
Il vecchio iracondo Barbone
sta consolando Giuseppe avvilito,
picchiando forte sulle corna
con la croce a modo di bastone.
Maria deflorata
da uno spiffero d’aria
ora attende il suo secondo figlio
e Giuseppe angosciato si dispera
inginocchiato davanti al Gran Barbone
piagnucolando si dichiara innocente
incolpando del fatto il gran Caprone.
Mentre Maria sposa infedele
per sua discolpa inventò una religione
ora pensa di nuovo a ricreare
un altra storia, un altro dio, un altra crocifissione
Dove corri uomo
inalberando
il cric dell’auto
sulla tua rabbia.
Ataviche memorie
di antiche clave
insorgono.
In nuove giungle
di cemento e vetri
combatti
gli immani mostri
nati
dalla tua ansia.
Dietro a ogni muro
un orizzonte perso
Si nasce, si vive, si muore
nulla di più
e nulla di meno.
Il resto è solo
illusione
presunzione
vanità
Come guerrieri inutili
seduti sopra scranni
re di scordati popoli
viviamo degli inganni.
Armati sino ai denti
noi affrontiamo la vita
tirando gran fendenti
e giocando la partita.
Così duci e signori
con sguardi scuri e truci
di cervelli ormai illusori
già abbiamo spento le luci.