

Limiti
Fra l’eterno e l’infinito
l’ostacolo,
di un minuscolo io.
Fra l’eterno e l’infinito
l’ostacolo,
di un minuscolo io.
Io, non lascerò
alcun ricordo del mio passaggio.
Nulla che possa
rendermi immortale.
Niente, non opere ne atti,
che possano ricordarmi al mondo,
o al luogo in cui vissuto,
niente e nessuno porterà il mio nome
non una nota, una targa, una via,
una tomba, neppure un ombra
e come polvere
mi dissolverò nel vento.
Sarò nei ricordi di alcuni,
per qualche anno, qualche mese,
qualche giorno, qualche ora.
Ma non mi importa
la morte non consente di apprezzare.
Ma so che sarò nel suo cuore
sino che avrà vita.
E questo mi rallegra
e mi addolora.
Io c’ero, ero là
quando tutto accadeva
quando tutto, privo di scopo
diventava nulla.
Nobel per la pace
rivestiti di sudari di sangue
reclamavano il pane col piombo
ponendo fine alla fame con la morte.
Cerbero,
non latrare nei miei sogni
non guardarmi negli occhi
mentre dormo,
non ho fatto niente, niente.
In campi desolati
fiori artificiali divorano
gli arti a bambini ignari
Trafficanti di carne
traghettano a nuove sponde
derelitti e profughi,
mascalzoni e assassini
innocenti e colpevoli
armi e droga senza distinzione.
Caronte
non accostare la tua barca
alle sponde dei miei sogni
non trasformarli in incubi
non ho fatto niente, niente.
Io c’ero, ero là
quando il tutto accadeva ma
non ho fatto niente,
niente.
Mia madre la tristezza,
mio padre il dolore,
io fui concepito
in una notte d’amore.
Fra gemiti ed urla
fra lacrime e pianti,
io venni alla luce
fra mille lamenti,
sapendo ancor prima
di urlare alla vita,
che poi avrei vissuto
una morte infinita.
Se, e quando,
porrò ordine
agli istinti
che,
in flussi e riflussi
portano i miei passi
in nessun luogo,
in un groviglio di desideri
e decisioni mancate.
Se, e quando,
vorrei
tu fossi presente
affinché tu sia
l’ultimo sogno,
l’unico desiderio,
il solo scopo
della mia vita.
Noi,
sempre noi
dal primo vagito,
all’ultimo rantolo.
Noi,
sempre noi,
noiosi,
petulanti,
inutili
supermercati
di parole.
Quando verrai,
udirò i tuoi passi,
avranno la cadenza
dei battiti del cuore
e ti vedrò venire
fluttuare eterea,
in mezzo ai miei ricordi
e i miei rimorsi
saranno più pungenti.
Quando verrai
sarò ad attenderti
fugando le paure
ed i rimpianti,
la mia curiosità,
carica d’anni
alle domande
al fine avrà
la sua risposta.
Vuotò la fiasca
emettendo un rutto,
saltò il fossato
urlando come un matto
brandendo il mitra
e sparando di brutto.
Poi,
ad un certo tratto
si accartocciò
come se fosse rotto,
una macchia rossa
gli si allargò sul petto
e si accasciò a terra
come se fosse un letto
avendo sopra
il cielo per soffitto.
Pensando a casa
gli venne mente il gatto,
sbarrò gli occhi
ma si fece buio fitto.
Della sua gloria
lui raccolse il frutto,
un solo istante
e fu finito, tutto.
Nel primo
e nell’ultimo istante
il vero.
Fra di essi
solo l’attesa.
Sui rami verdi foglie.
Foglie secche per terra.
A quale universo appartengo?
In contemporanea mescolanza
vita e morte
realtà e sogno,
pensieri vuoti.
Passi rivolti, dove?
Instancabile ricerca
insondabile meta.
Passato, presente, futuro.
Sogni,
in mulinelli di vento
mescolati e confusi
deformano la realtà
creando
sintomi di follia.