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Ago 24, 2010 - pensieri    4 Comments

La storia siamo noi

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Bella frase, pronunciata troppe volte ed in troppe occasioni solo per riempire la bocca ad alcuni e giustificare l”operato di altri. Bella frase tanto retorica quanto fasulla, teatrale, ridicola, tragica.
La storia siamo noi, niente di più falso se si considera il 999.999/1.000.000 dei casi, nulla di più vero se consideriamo il rimanente 1/1.000.000.
Sì la storia siamo noi, in quanto ignari partecipanti, coatti, quando non inconsapevoli vittime. Gregge mosso dagli eventi, da situazioni, informazioni astutamente pilotate in direzioni volute da pochi, da quelli che ci sussurrano che…… la storia siamo noi.
La verità e che la storia sono altri, sono pochi, sono i privilegiati che gestiscono il denaro, il potere l’informazione tanto da rerdere essi stessi il più delle volte vittime o semplici veicolanti di potere, denaro, informazione. La storia sono le nostre necessità, i nostri bisogni, veri o presunti che siano, sapientemente gestiti e pilotati da pochi burattinai per muoverci nelle direzioni volute. Poi se per caso un giorno a uno di noi riuscisse di fare la storia, beh non sarebbe più uno di noi, diverrebbe automaticamente uno degli altri. 
………………………..
Ma decine di migliaia di persone a Hiroshima e a Nagasaki hanno fatto la storia, peccato che la maggior parte di loro non l’abbia mai saputo.
Ago 20, 2010 - pensieri    Commenti disabilitati su Come spiegare……

Come spiegare……

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………. a illustri idioti,
l’inutilità di ogni gesto.
Questo è il pensiero che da sempre o da tempo immemorabile aleggia nel mio cervello. Più ci penso e più sono convinto che non sia nemmeno mio, ma che sia stato sempre lì, nei meandri dei miei distratti neuroni in attesa di essere scoperto, considerato. Non necessita di spiegazioni, di chiarimenti, è fine a se stesso, completo nella sua semplice complessità, recepirlo, accettarlo od ignorarlo è solo una scelta, il risultato non cambia. La nostra importanza negli eventi è solo presunzione.
Giu 16, 2010 - pensieri, poesie    3 Comments

Meeting

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I grandi uomini si riunirono
per decidere le cose, il da farsi.
Di fronte a tavole imbandite
parlarono di come
alleviare
le pene degli altri.
Giunti ad una brillante conclusione,
si applaudirono,
si felicitarono,
si onorarono,
brindarono.
Contenti per la felice soluzione
cantarono, ballarono,
mangiarono e bevvero,
bevvero e…..dimenticarono.
Poi se ne andarono,
ubriachi e gaudenti
con gli obesi corpi
saturi di cibi
e coi pensieri vuoti
come canestri pieni
della fame degli altri.
E si addormentarono,
dormirono, si risvegliarono,
si ristrovarono.
Per discutere, deliberare,
porre rimedio
alle miseria altrui, e parlarono….
Si applaudirono,
si felicitarono,
brindarono.
Mangiarono e bevvero.
Bevvero, si ubriacarono
e………………….
dimenticarono.
                      refusi

Mag 28, 2010 - pensieri    4 Comments

Ci sarò ancora, a tratti

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fra un’eruzione di idiozia ed un sussulto di coerenza, fra una nota di malinconia e una sfuriata di rabbia, a tratti ci sarò, ci sarò ancora. Nell’illusione di un sogno, nella tristezza di una realtà tesa a dimostrare la superiorità della scimmia sull’uomo, io ci sarò, ci sarò ancora, trattenendo le lacrime, sfoggiando sorrisi e risate che hanno solo il sapore dell’illusione, ma mi consolo, dentro a un mondo che osanna la sua stupidità elevandola al cubo con la tecnologia, io.. sono in dirittura d’arrivo. In un mondo dove tutti sono tesi a dimostrare le proprie ragioni con le parole, scordandosi di applicarle ai fatti, fra inutili sprechi, fra gloriosi e tronfi capponi, io ci sarò. Ci sarò cercando ogni tanto, fra sprazzi d’euforica idiozia e momenti di inutile apatia, di trovare la strada verso un vero apparente che sia solo mio.
Feb 16, 2010 - pensieri    8 Comments

Il mare….

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…. non vorrebbe adirarsi il mare, ma… il vento, ohh ma il vento…
Appare improvviso dapprima ruffiano, scende dolce, carezza con docile mano e poi…
quando il mare si pasce inseguendo un ricordo, lui improvviso, affonda la mano. Improvviso schiaffeggia, sibila urla e il mare sorpreso si sveglia, si scuote. Tradito ed offeso reagisce con rabbia e inalbera mura di onde schiumanti di inutile ira…….
Il mare non vorrebbe adirarsi, ma il vento, ohh il vento…………..
Dic 28, 2009 - pensieri    7 Comments

Post Natale, due pensieri a braccio

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Così, come sempre, seguendo gli eterni dettami del tempo, anche questo Natale è passato. Abbiamo trascorso i giorni che lo precedevano freneticamente, lungo le strade, in un susseguirsi dentro e fuori da negozi alla ricerca, dei regali o nell’acquisto di specialità gastronomiche che avrebbero allietato la nostra tavola. Abbiamo incartato pacchetti, poi via, tutti alla messa di mezzanotte, ci siamo scambiati il segno della pace col vicino, sentendo la commozione che ci saliva da dentro e ci inumidiva gli occhi e ci siamo sentiti più buoni in quel giorno di Natale che ci stava aprendo le porte. Abbiamo scartato i regali, delusi e rassegnati, nella maggior parte dei casi, salvo quelli di stretta parentela o di insorgenti affetti, abbiamo regalato cose inutili e siamo stati ampiamente ricambiati. Il Natale poi si è stemperato fra prosciutti, paté, aragoste, cosce di cappone, arrosti e bolliti, frutta secca e fette di panettone in un susseguirsi in interrotto di calici lavati. Bissando poi il tutto la giornata di Santo Stefano e chiudendo con quanto avanzato la domenica successiva ed ora, ora ci ritroviamo qui, con lo stomaco dilaniato dai bruciori, il ventre teso come un tamburo di pelle d’asino e alla testa il cerchio di una botte intento a contenere tutti i fumi dell’alcool ingerito. Ci ritroviamo qui, con un sacco di ciarpame a cui dovremmo trovare posto, mantenendolo tale e quale, con la propria carta di imballo ed il bigliettino, solo per evitare il prossimo Natale durante l’operazione di riciclo di restituire l’inutile oggetto a chi ce ne aveva fatto amorevolmente dono. Siamo qui, il più delle volte delusi, svuotati, dimentichi di ogni proposito e di quel gesto di pace che tanto ci aveva commosso. Il mondo è tornato quello di sempre, no, il mondo è stato quello di sempre, non è cambiato per nulla, è lì, di fronte ai nostri occhi, con i suoi dolori, le sue pene, la sua fame, le sue guerre, le sue morti e le sue miserie, le nostre miserie. Siamo noi che ipocritamente abbiamo voluto illuderci che così non fosse, noi che come sempre abbiamo voluto ignorare, più di quanto non facciamo abitualmente, quella realtà che abbiamo creato ed ora siamo qui, carichi di malesseri e confusi, volutamente incapaci di una qualunque riflessione, volutamente ignari della stupidità e dello spreco, ma pronti quasi subito a ricominciare ed a ripeterci con l’approssimarsi dell’anno nuovo con una nuova valanga di buoni propositi che si dissolveranno a breve ancor più velocemente dei botti della mezzanotte e dei fumi dell’alcool di tutti quei calici che innalzeremo per brindare a una vita, vecchia, stantia e ripetitiva. Ma…… gira il mondo gira nello spazio senza fine, gira sempre e senza il nostro consenso………. con noi o senza.
Set 23, 2009 - pensieri    6 Comments

Alzato col piede sinistro

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se fossi un pellerossa, sì un indiano d’america, sioux, navaho, cheyenne, cherokee, apache o quant’altro, oggi questo sarebbe stato il mio nome. Vi capita mai di alzarvi così?? Alzarvi anche se potreste rimanere a letto perché non avreste null’altro da fare? Quando potreste girarvi tranquillamente dall’altra parte e riprendere il sonno, ma vi sentite costretti alzarvi ugualmente perché anche stare sdraiati a letto vi da fastidio? Vi crea ansia e un senso di soffocamento? In giorni così non vi resta altro che alzarvi e naturalmente lo fate col piede sbagliato. Per qualche minuto vi aggirate nervosamente per la casa, prendete il giornale ma lo gettate subito sul divano dopo uno sguardo superficiale sulla prima pagina, già le  immagini presenti vi creano fastidio. Preparate una colazione con quella vaga sensazione dentro che vi manchi qualche cosa, che avete qualche cosa di importante da fare ma che vi sia sfuggito completamente dalla memoria. Così mentre trangugiate velocemente una tazza di caffè latte o di the con quattro biscotti, rimuginate in modo sconclusionato su quale sia la vostra posizione nel mondo, nella vita, senza arrivare da nessuna parte e la vostra sensazione di inutilità aumenta. L’aria all’interno dell’appartamento si fa pesante, irrespirabile e la considerazione che avete di voi stessi sembra assottigliarsi sino a svanire involandosi da sotto lo spiraglio della porta. Uscire, occorre uscire. Una corsa in bagno per una veloce lavata di faccia, niente barba, chi se ne frega, l’amor proprio sta parcheggiato altrove. Ci si veste con quello che capita sotto mano, si raggiunge il garage, si sale in macchina e sempre rimuginando vagamente su qualcosa di non  ben definito si giunge alla periferia del paese, dove alle pendici dei monti, si snoda addentrandosi nei boschi il percorso vita. Parcheggiate l’auto, calzate un paio di scarpe da trekking sempre disponibili all’interno del baule e vi incamminate. Quasi di corsa vi addentrate velocemente nel bosco, con passi affrettati e brevi, come se dentro voi esistesse la necessità impellente di  raggiungere quel pensiero perso nei meandri della memoria ed in pari tempo la paura di potersi smarrire lungo quella strada. Il respiro, affannoso pesante, quasi a scatti, segue il ritmo dei passi. Poi senza una ragione apparente lo sguardo inizia un percorso nuovo e diverso, si addentra nel bosco e si distrae, scrutando fra tronchi di pini, castani e cespugli. Scorge all’interno di una radura un ultimo ciclamino autunnale, ci si sofferma. Lo sguardo si fa più attento ed ecco accade che alla base di un tronco fra ciuffi d’erba appaiano, improvvisi quasi per miracolo, dei piccoli bianchi funghi. Là più avanti, proprio ai lati del sentiero, dei verdi ricci colmi di castagne non ancora mature caduti prematuramente dai rami. Lo sguardo spazia all’interno di quel verde e di quelle onbre, un altro fiore, delle bacche, qualche mora, una lucertola che furtiva fogge al vostro arrivo fra un leggero frusciare  di foglie ed una variopinta farfalla volteggia in modo ineguale attirando l”attenzione. Il passo cambia, rallenta di ritmo e si allunga di portata, seguito dal respiro che si fa lento, profondo e misurato. Sul volto si disegna una smorfia che a tutta l’aria un sorriso sognante, e quel pensiero fuggente, quello che era causa dell nostro fastidio, della nostra ansia. Quello che si rincorreva nervosamente quasi fosse una verità perduta ed ineluttabile, scompare , cessa di esistere, forse perché non è mai esistito. Ci si ritrova così a camminare dentro al bosco quasi chiedendosi come ci si sia giunti, quale sia stata la ragione che ci abbia spinto a farlo, senza trovare una risposta, felici comunque di averlo fatto.

Mag 21, 2009 - pensieri    2 Comments

Signorinella

Quasi per caso mentre cercavo altro in you tube, mi sono imbattuto in questa canzone. No, non si tratta di una canzone dei miei tempi. Questa canzone appartiene ai tempi ed alla  gioventù di mio padre e mia madre, eppure ascoltandola, mi sono sentito più vicino a lei che non a quanto viene prodotto, cantato e commercializzato oggi. Colpa degli anni immagino, no, non dei miei, di questi anni.

Apr 29, 2009 - pensieri    5 Comments

da.. Cronache di un tempo perso

 

 

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Olivetti Lettera 22

 

quanti ricordi, è ancora là, di colore verde oliva, nella sua custodia polverosa, fra gli ultimi residui di un trasloco da tempo compiuto. Scatoloni non ancora aperti, cassette musicali e video cassette con vecchie e stentoree registrazioni artigianali, libri che non trovano più una collocazione, tappeti che non si adattano all’arredamento, quadri privati di pareti e suppellettili di mobili, articolo vari. Un piccolo bazar dimenticato, oggetti inutili ma dai quali non ci si vuole separare. A ciascuno di essi è legato un attimo di vita, confuso nella memoria, o enfatizzato dal ricordo. Anche lei è là, fra le cianfrusaglie accatastate, dentro la custodia a fargli compagnia ancora una mezza risma di carta rimasta inusata, una confezione quasi intonsa di carta carbone, un nastro di ricambio, nero e rosso con l’inchiostro ormai rinsecchito dal tempo. Ricordi.  Aprendo la custodia malandata sembra quasi di sentire l’odore di altri tempi salire dall’interno per riportarti a spazi lontani, mai dimenticati. Agli occhi della memoria appare vivida l’immagine del tavolo sopra al quale solevo porla prima accostare la sedia, introdurre il foglio dentro al carrello, battere sul primo tasto e poi, rimanere in attesa che la altre parole sgorgassero dalle dita come da una sorgente e fluissero li sulla carta per essere poi lette e comprese, come se quelle frasi appartenessero a un altro, a un altro tempo, a un altro mondo. Tlic tlic tlic tlic tlic tlic tlic, Olivetti Lettera 22