L’uomo dimenticato
coperti
da tazzine sporche,
cicche di sigaretta
dentro a posacenere.
Unici segni
Dell’ignoranza il credo
del malcontento il voto
senza speranze il volto.
Paese mio tu volgi
a tempi ancor più cupi.
Il vento che soffia,
in tenue e fugace carezza,
sembra portare un ricordo
d’amore, di amori.
E lesto scompiglia i capelli
lasciando sui volti
un sentore
di dolce
malinconica tristezza.
refusi
Effimera,
l’illusione di una vita.
Vana
è la ricerca di una felicità,
piccoli istanti
rubati alla noia.
Occhiate di sole.
Squarci in cieli grigi.
Nella nostra anima
pioggia.
Il grande amore di ieri
oggi è già stantio.
Della risata allegra
spenta è l’eco.
Effimera
l’illusione di un domani,
come un salto nel vuoto
la vita attende
l’impatto col suolo.
Correre incontro al tempo,
dimenticare.
Nell’oblio del sonno,
non sognare.
Cercare il rischio
per non pensare.
Mentre,
inutilmente sommerso d’alcool,
un cuore
urla il tuo nome.
Un singhiozzo,
un piccolo gesto
furtivo
a nascondere
una lacrima.
Poi, al tuo dolore
ponesti maschera.
al mio lago.
Mi sunt chi.
Vegnu bass cunt la piena
vegnu giò di muntagn
cunt la luna
che se specia in’t el lac.
Mi sunt chi
cunt i occ spalancaà
in su la vista
de quel’acqua
che la Breva l’increspa
e che fa dundulà
tuc i barc.
Mi sun chi
cunt i occ
che se pert su i muntagn
cunt ul coeur
che scancela i magagn
e cunt l’anima piena
d’un paesagg
che l’è cumè una cadena
che la ferma i to pass,
che te roba l’umbria
e la lega ai so sass.
Sì, mi sun chi.
Traduzione per i non addetti.
Io sono qui/sceso a valle con la piena/sceso dalle montagne/con la luna/che si specchia nel lago/Io sono qui/ con gli occhi spalancati/ sulla vista/di quell’acqua/che la Breva (vento) increspa/ e che fa dondolare/tutte le barche/Io sono qui/con gli occhi/che si perdono sulle montagne/con il cuore/che cancella tutte le magagne/e con l’anima piena/di un paesaggio/ che è una catena/che ferma i puoi passi/ che ti ruba l’ombra, e la lega ai suoi sassi./Sì, io sono qui.
Tu che sei là,
rispondi.
Chi ha forgiato
i nostri inconsulti gesti
in effimere gioie
e grevi dolori.
Chi, dei nostri
incomprensibili passi
(bave di lumaca
sulla sabbia del tempo)
è il macchinoso artefice?
Silenzio!
Là dove è andato
non c’è più voce.
Occhi fissi
persi su orizzonti finiti,
fra intersecarsi di mura
che limitano lo sguardo
a poche inutili cose
cerchiamo le risposte
a domande
che come palle da biliardo
rimbalzano fra quattro pareti
in assurde
geometrie impossibili.
Noi,
sonnambuli nei giorni,
noi
vaghiamo nelle notti
scordandoci di vivere,
noi.
C’ è sempre qualcosa
che ci ricorda qualcosa.
C’è sempre qualcuno
che ci ricorda qualcuno.
Un giro di vite
poi, un giro di vite
lo spazio riduce,
il tempo comprime,
ogni giro ripete
il medesimo corso,
vicina,
sempre più vicina
è l’ultima spirale.
Noi,
nati sconfitti,
noi
ci facciamo guidare
da chi deciderà
per noi.
Lunghe, le ombre
degli anni trascorsi
oscurano la strada.
Sparsi, come foglie d’autunno,
mulinellando al vento
aleggiano i ricordi.
Pungenti, i ricci dei rimorsi
feriscono le mani
al raccoglitore di castagne.
Solo dolori,
nelle nostre membra,
cordoglio nella nostra anima,
per una morte inutile
per una più
inutile vita.
Noi,
inutili, futili eroi
caduti in una guerra
di cui
non importava nulla
a noi.
refusi