Stanchezza due
Vorrei
chiudere gli occhi e…
sognare?
No,
Vorrei
chiudere gli occhi e…
sparire.
Dentro a
un silenzio profondo
in un
buio infinito
nell’assenza
totale di tutto
e così porre fine
a un inutile
patetico mito.
Vorrei
chiudere gli occhi e…
sognare?
No,
Vorrei
chiudere gli occhi e…
sparire.
Dentro a
un silenzio profondo
in un
buio infinito
nell’assenza
totale di tutto
e così porre fine
a un inutile
patetico mito.
A Natale puoi…
Puoi farti un tampone
o farti un vaccino
evitando che altri
ti stiano vicino.
Puoi come sempre
andar per regali
girando negozi
come gli altri natali
ma che sia in boutique
oppure giù al forno
restando lì in coda
aspettando il tuo turno.
Puoi andare alla messa
però mascherato
respirando piano
trattenendo il fiato
viatata in assoluto
la stretta di mano
basta un cenno del capo
però, da lontano.
Puoi fare il cenone
ma facendo attenzione
occorre nel caso
qualche precauzione,
se si è più di quattro
attorno alla tavola
la cosa opportuna
è star tutti in maschera
ma in fondo considera
che cosa c’è di male?
Puoi sempre far finta
che sia carnevale.
Oppure…
A Natale puoi…
uscire per strada
arringando la folla
della tua contrada,
innalzando cartelli
senza mascherina
urlando lo slogan
“Il Covid è una manfrina”
E tutto un imbroglio
è stato inventato
dai nostri padroni
quelli dello stato,
che vogliono privarci
dei nostri diritti
si inventano tutto
questi sono i fatti.
No green pass,
niente controlli,
nemmeno il vaccino
noi non siamo folli.
Avanti persevera
non perder l’occasione
di andare in crociera,
in rianimazione.
Certo come esperienza
è una cosa assai nuova
è la tua occasione
per avere una prova.
Un piccolo rischio
comunque ti tocca
disteso col tubo
che scende giù in bocca
potresti interrompere
i tuoi giorni di noia
in un mondo drastico
tirando la cuoia.
Il Covid esiste
ormai l’hai capito
e vorresti urlarlo
allo spazio infinito
ti hanno fregato
quei quattro bastardi
vorresti insultarli
ma oramai, è troppo tardi.
A Natale puoi…
Ricordo cose, che vorrei
dimenticare
e che ossessive percorrono
la mente.
Ricordo dolori, pianti
e gemiti,
ricordo saluti
divenuti addii.
Ma, non ho più memoria
di sorrisi
forse dimenticati
o perché forse
mai ci sono stati stati.
C’è un bambino che gioca
a pallone per strada.
C’è un prete che mormora
nero dietro a una grata.
C’è una vecchia che prega
china in fronte a un altare.
C’è un becchino che aspetta
per poterla incassare.
C’è un contadino sudato
che ara la zolla.
C’è un politico astuto
che arringa la folla.
La vecchietta ora è morta
e ha arricchito il becchino
all’altare che piange
è rimasto il bambino.
L’uomo in nero ora è uscito
ed osserva la strada
e il bambino che gioca
e la cosa lo aggrada.
Il contadino ora miete
impugnando la falce
il politico astuto
ha arrosato le guance.
C’e un bambino che cade
dentro a un gioco proibito
c’è un prete bastardo
che l’ha circuito.
C’è una vecchietta che dorme
là nel camposanto.
C’è il becchino paziente
che attende un nuovo evento.
C’è un contadino in camicia
che batte il grano nell’aia
C’è un politico in tv
che non parla ma abbaia.
Il bambino è cresciuto
e non è più un bambino.
L’uomo nero è sparito,
ci ha pensato il bambino.
La vecchietta riposa
sotto a quel lumicino.
Tanto tempo è passato
morto è anche il becchino.
Il contadino è invecchiato
ed è andato in pensione.
Il tempo passando
cambia ogni situazione,
ma il politico è là
ingrassato e padrone.
Guarda quella strada.
La vedi?
Vedi quel sentiero tortuoso
tracciato nel nulla?
Cercala,
la troverai.
Prendi quella strada,
quel sentiero senza contorni
che si intravede
in un vuoto irreale.
Segui quella strada
al di fuori del mondo,
il tenue, nascosto sentiero
dell’incoscienza, del sogno,
si delinea
in arcane immagini
al limite del sonno
della pazzia fantastica,
e cammina.
Dentro a un cielo,
denso di nubi
uno spiraglio.
Sei tu,
che sorridi.
(chiedendo scusa a Cervantes)
Mie dame ora io giungo da lontano
più che dai luoghi ormai dal tempo
e raccontar cosa sussurri il vento
ormai mi par inutil se non vano.
Cavalier io fui nei tempi andati
ed in sella a nobili destrieri
in tempi che a me paion solo ieri
combattei a fianco dei soldati
per nobil cause e non per vil denaro
il volto sereno ed il mio sguardo fiero
l’elmo lucente al di sotto del cimiero
rinunciai a ciò che avevo di più caro.
Ma il destin con me fu assai crudele
confuso da nemici e burattini
scambiai per giganti dei mulini
ignorando il servo mio fedele
che suggeriva di evitar lo scontro
lanciai il cavallo giù per quella piana
volando poi per l’aire e sulla schiena
finii per terra con l’ossa rotte dentro.
Mia Dulcinea perdona questo fesso
che volea far l’eroe e cambiare il mondo
render quadrato ciò che da sempre è tondo
fu’ sol superbia e me ne accorgo adesso.
E a voi messeri porgo il mio saluto
a voi dame il mio sincero inchino
e poi in silenzio ed a capo chino
vado pel buio e torno ad esser muto.
Un volto nuovo,
di pochi sorrisi,
da molte lacrime
segnato.
Ma voi
non guardate quel volto,
ma il corpo suo
un povero corpo
coperto
da lise vesti,
e così, giudicandovi scostate.
Camminavo,
assorto nei pensieri
quando ti ho visto
là, dove eri ieri,
dove in effetti
tu sei sempre stato,
però che strano,
non ci ho mai guardato.
Mutevole d’aspetto
e di espressioni
carico di ansie,
di affanni, di emozioni.
Hai anche combattuto
per quello in cui credevi,
a volte con i buoni
a volte coi cattivi.
Pentito nei rimorsi
triste nei rimpianti
tutti confusi dentro
molti sorrisi e pianti.
Carico di ricordi
e, a volte, anche scordato
ma, io ti riconosco, tu
sei il mio passato.
Immagina.
Immagina uno spazio,
immagina un suono,
immagina un sorriso,
immagina un abbraccio,
immagina un bacio,
immagina una lacrima,
immagina un amore.
immagina.
Immagina una vita