Mar 21, 2008 - pensieri    15 Comments

21 Marzo 2007 Ricordando

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Oggi è passato giusto un anno da quel giorno, ma io lo voglio ricordare così con
quelle poche parole che scrissi allora
ciao mamma,

 

oggi ti ho dato l’ultimo saluto, sembravi ancora più piccola, più delicata, più fragile dentro quella bara, ma già così lontana, eppure così presente dentro a tutti i miei ricordi. Poi, un mazzo di rose è sceso a coprire il tuo viso, e tu sei andata, partita per l’ultima volta e mi piace pensare che tu dopo quattordici anni, abbia raggiunto tuo marito e mio padre, che siate ancora insieme e mi sembra di sentite papà sbottare in un suo classico commento, “Cum’è, mo anca chi!”* , mentre piega il capo di lato per celare un sorriso carico di tenerezza, di soddisfazione e di compiacimento. Nei miei pensieri mi sembra di vedervi mentre vi allontanate insieme con quell’aspetto e quello sguardo di settant’anni fa, come quel giorno in cui io ancora non c’ero, mano nella mano 

                                                     refusi

                                                                                                                                                   *”come,  ora anche qui”

 

Mar 15, 2008 - pensieri    21 Comments

Dieci e lode – post in costruzione

d5264a9dfda2ac2ae0c395ae2ae88957.jpgAltttttttttttttt!!! Calma e gesso. Datemi il tempo per pensare. Solitamente quando scrivo qualche cosa (si fa per dire), le parole che devo mettere sulla carta, o dentro allo schermo, sono gia lì, tutte belle pronte, in fila dentro a quella scatola vuota che è il mio cervello ed escono naturalmente, una dietro l’altra, come se stessi facendo l’appello, si presentano obbedienti e premurose alla mia richiesta. Beh, ora non è la stessa cosa, ora dovrei scrivere spiegare , prima a me poi agli altri, quanto accaduto, pertanto vi prego di avere pazienza.

Antefatti

Giovedì 13, entrando in blog, come faccio abitualmente da quando ho iniziato a scriverci, per prima cosa passo a controllare se vi siano commenti a cui rispondere e fra gli altri, ne trovo uno che….:

ciao ref sono a lavoro e quindi non ho tempo…però dovevo dirti na cosa…passa dal mio blog ti preghissimo…e capirai…bacini

passo da quel blog e scopro di essere stato nominato, no, non per il grande fratello non fraintendete, non mi sarei mai avventurato da queste parti se la cosa fosse stata solo lontanamente possibile, sono stato nominato, assieme ad altri per un premio. Onestamente devo ammettere che non ero a conoscenza della sua esistenza, e comunque non nascondo come la cosa mi faccia piacere, ma allo stesso tempo mi mette a disagio, non si tratta di falsa modestia badate bene, ma di una parte del mio carattere, pigro ed insofferente. Selvatico, come ricordo mi aveva soprannominato un tempo la mia nonna. Così, cercando di trovare le parole adatte, di non essere né scostante, né maleducato, provo a spiegare le ragioni che mi portano a rifiutare e poi penso fra me, conosco troppo poco del blog e dei bloggher, ed i pochi che conosco li vedo già tutti lincati all’interno dei due elenchi che sono andato ad osservare, chi potrei mai proporre io?

Prima facciata….. continua

Venerdì 14, nuovamente in blog, per verificare la presenza di eventuali commenti, poi in fotoblog per controllare se le foto programmate siano state o meno pubblicate, visto che il baracchino ogni tanto si incanta e deve essere sbloccato, e qui sotto ad una foto che ti trovo:

Vieni da me a ritirare un premio

credo di sapere di cosa si tratti, o comunque lo immagino, entrando in blog e leggendo ne ho la certezza, ora, se il discorso può avere una valenza in questo caso, il pensiero che mi passa per la mente è “sbagliare è umano ma perseverare è diabolico”, beh forse il paragone è esagerato ma comunque penso che non sia il caso di rispondere ancora in modo negativo. Ringrazio, e devo dire che non mi costa nessuna fatica, in quanto la cosa mi fa veramente piacere, ripenso alla risposta data in precedenza, ritorno in quel blog, chiedo scusa e comunico la mia decisione di accettare quel premio che mi era stato offerto.

quindi ora ringrazio

sofia 

che  con la motivazione:  
Per la finezza dei suoi racconti così altamente dettagliati, tanto che leggendoli sembra di viverli;
mi ha assegnato il premio.

poldina

che con la motivazione:
perchè è una gran brava persona e perchè le sue foto fanno sognare ad occhi aperti
ha fatto altrettanto

Grazie a tutte e due, un grazie di cuore, anche se so che il difficile comincia adesso, prima col tentativo di lincare il logo del premio, e poi col cercare fra le mie limitate conoscenze non chi meriti di essere premiato, sarebbe troppo facile in questo caso, ma chi non lo sia stato ancora. Prima o poi riuscirò a finire il lavoro e a togliere l’impalcatura.

Seconda facciata…………… continua. 

Per poco non toglievo tutto il lavoro, non conoscendo la procedura per lincare il logo all’interno della barra laterale, mi sono rivolto ad un amico chiedendo di comunicarmela, cosa che lui ha gentilmente fatto, solo che da quell’imbranato che sono devo avere interpretato male qualche passaggio, così che, terminato il tutto, rientrato in blog mi sono trovato a constatare che il mio post era letteralmente scomparso. Solo dopo qualche attimo di stupore mi sono reso conto che tutto l’intero post era finito all’interno della barra laterale, ma che era comunque sempre presente nella gestione blog. La paura che annullando l’operazione fatta potessi cancellare interamente la presenza del post mi assale e quindi,  per salvaguardare quanto già scritto, penso di fare un copia e incolla. Impossibile, la cosa non si può fare, un attimo di terrore poi la decisione di copiare tutto parola per parola quanto scritto in precedenza all’interno di un documento word, fatto questo, mezz’ora dopo mi accingo ad annullare la maldestra operazione. Il post riappare per fortuna.

Seconda facciata….. ripristinata

Bene dicevo, dopo un attenta rilettura delle istruzioni trasmessemi per effettuare l’inserimento del logo nella barra laterale, mi rendo conto dell’errore e quindi questa volta rimedio ed ottengo il risultato in breve tempo, quindi anche quello che all’inizio si era presentato come un problema, con tutte le conseguenze generate,  viene “brillantemente” risolto (se si fosse trattato di un altro avrei usato altri termini). Ora siamo giunti finalmente alla nota dolente. Ora devo provvedere a premiare altri blogger. Pochi ne conosco e di quei pochi la maggior parte è stata insignita del premio in contemporanea con me, altri, da un mio parziale e modesto punto di vista, non rappresentano e non per capacità o cultura, ma per l’atteggiamento, quello che potrebbe essere il mio ideale, quindi visto che ci sono, se mi concedete un attimo, provvederò anche a fare un po’ di pulizia all’interno di una certa lista posta alla base del mio blog. Perdonate un istante torno subito.

Intervallo………….

Bene è stata una cosa rapida ed indolore e allora cominciamo.

Io assegno il premio dieci e lode a:

 penny.blue  perchè è un amica, perchè gli amici sono divenuti una cosa rara ma soprattutto perché sa raccontare i fatti della vita trovando anche nelle peggiori situazioni un risvolto ironico ed umoristico che li rende accettabili.

 mai.esistita   per l’amore e la dedizione dedicati alla figlia.

es-senza  perchè indifferente ai più scrive dei suoi stati d’animo

e infine a

cristina  che non lo vuole, che con ogni probabilità non lo ritirerà, ma che lo merita

Terza facciata ……………… continua

Ora non mi resta che postare il regolamento:

Come si assegna?Chi ne ha ricevuto uno può assegnarne quanti ne vuole, ogni volta che vuole, come simbolo di stima a chiunque apprezzi in maniera particolare, con qualsiasi motivazione (è o non è abbastanza elastico e libero?!) sempre che il destinatario, colui o colei che assegna il premio o la motivazione non denotino valori negativi come l’istigazione al razzismo, alla violenza, alla pedofilia e cosacce del genere dalle quali il “Premio Dieci e lode” si dissocia e con le quali non ha e non vuole mai avere niente a che fare.Le regole:

– esporre il logo del “Premio D eci e lode”, che è il premio stesso, con la motivazione per cui lo si è ricevuto; è un riconoscimento che indica il gradimento di una persona amica, per cui è di valore;

– linkare il blog di chi ha assegnato il premio come doveroso ringraziamento;

– se non si lascia il collegamento a questo post già inserito nel codice html del premio provvedere a linkare questa pagina;

– inserire questo regolamento;

– premiare almeno un blog aggiungendo la motivazione.

Queste regole sono obbligatorie soltanto la prima volta che si riceve il premio per permettere la sua diffusione, ricevendone più di uno non è necessario ripetere le procedure ogni volta, a meno che si desideri farlo. Ci si può limitare ad accantonare i propri premi in bacheca per mostrarli e potersi vantare di quanti se ne siano conquistati. Si ricorda che chi è stato già premiato una volta può assegnare tutti i “Premio  Dieci e lode” che vuole e quando vuole (a parte il primo), anche a distanza di tempo, per sempre. Basterà dichiarare il blog a cui lo si vuole assegnare e la motivazione. Oltre che, naturalmente, mettere a disposizione il necessario link in caso che il destinatario non sia ancora stato premiato.

 

Quarta facciata …….. fine
Ora posso riporre gli attrezzi, togliere le impalcature e andare a riposare,
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Mar 9, 2008 - racconti brevi    9 Comments

Settimana bianca – incontri ravvicinati di un certo tipo

Parte quinta

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Il risveglio è come tutte le altre mattine, la luce filtra fra le tende delle finestre, resto ancora disteso raggomitolato sotto il piumone, lasciando che il mio cervello riprenda lentamente coscienza e contatto con la realtà della nuova giornata, poi lentamente e voluttuosamente mi stiro e immediatamente, in un solo microsecondo, sono completamente sveglio e sveglio anche mia moglie facendola sobbalzare sopra il letto. Il moccolo che prorompe con forza dalle labbra mi riporta alla dolorosa realtà, sì dolorosa perché la parte sinistra del mio corpo sembra abbia subito l’impatto con un gatto delle nevi talmente è indolenzita e legata. Il pensiero risale alla giornata precedente e l’accaduto torna di prepotenza alla memoria. Il passaggio in farmacia, il rientro all’appartamento, la cena,  pizza da asporto che la moglie era gentilmente uscita a prendere, con un paio di birrette, per evitarmi ogni affaticamento.La lettura delle istruzioni del medico e della posologia dei farmaci,  “Una bustina e una compressa dopo i pasti”,  citavano entrambe, già, ma mica precisavano quanti pasti. Colazione, bustina e compressa. “Te la senti” mi chiede mia moglie osservandomi dubbiosa e preoccupata. Accenno a qualche movimento, il braccio non vuole saperne di alzarsi oltre la spalla, la cassa toracica mi procura delle fitte quando, dimentico, compio bruschi movimenti, (prego non mi venga la tosse), la gamba sinistra avanza con difficoltà, sopra un anca che sembra scricchiolare ad ogni movimento, i medicinali non hanno ancora fatto effetto. “ Si prova” rispondo guardando fuori dalla finestra, la giornata che si annuncia è stupenda, come dovrebbero essere le altre a seguire e non ho nessuna intenzione di trascorrerle sul divano a guardare la tv o a letto. “ Se proprio non mi sarà possibile rimarrò tranquillo sul terrazzo di qualche rifugio a prendere il sole e a scattare qualche foto e tu potrai sciare” commento. Piano e con calma ci si avvia verso gli impianti, di San Cassiano naturalmente, il Plan de Corones immagino dovrà scordarsi a lungo della mia persona.

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Giunti al parcheggio inizio a calzare gli scarponi, l’antidolorifico inizia a fare il suo effetto ed i movimenti si fanno più fluidi e meno contratti, lentamente cercando di non scivolare percorro la distanza che separa il parcheggio dalla pista, la spalla fa male se forzo, l’anca mi consente brevi passi senza procurarmi dolore, calzo gli sci e mi appresto ad affrontare il breve tratto di discesa che mi separa dalla partenza degli impianti, primo banco di prova. Con mia grande sorpresa mi rendo conto di riuscire a sciare senza troppe difficoltà, il movimento fatto sullo sci, certo senza forzare, non mi provoca dolore ed un barlume di speranza comincia ad affacciarsi nella mia mente, subito offuscato dai fatti successivi. Togliere gli sci, piegarsi per raccoglierli, camminare con sci e racchette per percorrere quella ventina di metri che mi separano dalla cabinovia mi costano uno sforzo non indifferente e i muscoli ammaccati si fanno sentire. All’arrivo  problema si presenta nuovamente, raccogliere gli sci, scendere,  portarsi a lato e calzarli, poi dover racchettare, sci ai piedi, ancora per una ventina di metri, cercando di non  scivolare di lato per evitare strappi e fitte, spingendomi in avanti solo con la racchetta destra. Non sono pochi i minuti che impiego per raggiungere il primo pendio che porta alle piste di discesa. Evito di proposito la pista di destra, è una rossa e almeno per il momento non vorrei  prendermi degli inutili rischi e mi dirigo a sinistra, qui inizia una pista blu di non più di trecento metri, a quest’ora ancora tranquilla e poco frequentata, guardo mia moglie che mi osserva preoccupata, le sorrido, strizzo l’occhio e con un cenno della mano le indico, andiamo. Quando giungo in basso sono felice, sì, difficile spiegare la gioia per avere percorso quei trecento metri sciando tranquillamente quasi senza problemi facendo attenzione solo a non forzare troppo nelle curve ed ad evitare il passaggio frontale sulle poche cunette presenti. In basso mi sono diretto automaticamente verso la seggiovia che porta al rifugio, ci sono giunto tranquillamente scivolando sugli sci rallentando leggermente e senza alcuna fatica, il fatto mi suggerirà il comportamento e le scelte che effettuerò nell’arco della giornata e di tutte le giornate successive. Aspetto mia moglie che arriva, mi guarda e subito vedendo la mia espressione sorride sollevata. In alto ci fermiamo a prendere un caffè lasciando gli sci a terra sulla neve proprio di fronte al rifugio, ci sediamo fuori sul terrazzo al sole e decidiamo quello che sarà il programma della giornata e delle giornate seguenti.

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Definiamo un paio di percorsi che snodandosi entrambi lungo una decina di piste siano tutti serviti da seggiovie facilmente  raggiungibili al termine delle discese, senza la necessità di racchettare e senza dover togliere gli sci ogni volta. Così trascorro le altre giornate della settimana bianca, sciando lungo percorsi predeterminati e non troppo impegnativi ma comunque felice di poterlo fare, fermandomi di frequente per bere un caffè o una birra, per mangiare sempre ottimamente nei vari rifugi posti lungo il percorso  e per scattare delle foto visto che le stupende giornate me lo consentono. Certo sono stato costretto a rinunciare ad una parte del mio programma, ho dovuto semplicemente scordarmi di quelle piste che mi ero programmato di affrontare negli ultimi giorni, nelle mie condizioni il rischio sarebbe stato troppo grande, ma  sono felice così, con l’ausilio de qualche bustina e compressa in più sono comunque riuscito a sciare tutti i giorni rimanenti della mia settimana bianca e francamente non ci speravo più dopo quanto accaduto. Anche le serate trascorrono piacevolmente seduti nei ristorantini della valle di fronte a piatti tradizionali o tipici locali ed a delle bottiglie di ottimo vino, particolare il sabato sera alla Stria di Colfosco,  tris di paste fresche, ai formaggi, ai funghi ed al ragù di capriolo, sella di cervo in salsa e verdure grigliate, per terminare con un semifreddo di mirtillo al miele, cosa vuoi di più dalla vita? Domenica mattina in auto mentre torniamo verso casa, ricordiamo quanto accaduto nei giorni trascorsi, ridendo, malgrado le fitte al torace ed al fatto di dover continuamente cercare una posizione diversa alla guida a causa della gamba, di quando accaduto il mercoledì al Plan ed  innalzando al titolo di Gatta di Marmo, l’inqualificabile colpevole dell’accaduto. Poi  come sempre ci capita durante il ritorno senza quasi accorgercene iniziamo a programmare quella che sarà, speriamo,  la settimana bianca del prossimo anno. Certo durante la stagione si andrà ancora a sciare nei comprensori sciistici poco distanti da nostro luogo di residenza, saranno anche giornate divertenti, ma non potranno essere assolutamente la medesima cosa. Ciao dolomiti, alla prossima.

                           

                                                                                                                      refusi

Fine

 

Mar 4, 2008 - esternazioni in prosa, poesie    Commenti disabilitati su Fretta

Fretta

Dirk-Skreber-Crash-Macchine-accartocciate-a-un-palo

Svanita la nebbia

il cardellino cieco

torna a vedere il mondo.

Sul grigio nastro di una strada

la fretta accartocciata

gode, di un freddo abbraccio

Mar 2, 2008 - racconti brevi    22 Comments

Settimana bianca – Incontri ravvicinati di un certo tipo

Parte quarta

b697811f5d793cb7b589099806988502.jpgAnche questa volta le previsioni meteorologiche non hanno sbagliato di una virgola, è quanto penso, mentre alla guida dell’auto mi dirigo a valle, osservando quel cielo di un blu intenso. Sì stiamo scendendo e non salendo, nooo, non perché siamo in procinto di tornarcene a casa, è mercoledì, solo il terzo giorno delle nostra settimana bianca, ma perché ieri sera durante la cena di fronte ad un piatto fumante di spezzatino di manzo al vino rosso e spatzli, abbiamo deciso di recarci a sciare al Plan de Corones. Per questo ci stiamo dirigendo verso Piculin qualche chilometro più sotto nella valle, dove da un paio anni è in funzione la nuova cabinovia che collega la Val Badia con San Vigilio di Marebbe ed al relativo comprensorio sciistico di Plan de Corones. Sono appunto due anni che manchiamo dal Plan, luogo dove una ventina di anni fa avevamo iniziato per una strana combinazione di fatti la nostra lunga frequentazione turistica in Alto Adige e nelle dolomiti. Per tantissimi anni avevamo sciato su quelle piste ed avevamo osservato il Plan crescere, cambiare, attrezzarsi al punto di diventare uno dei più moderni comprensori sciistici d’Europa, con tutti i pregi ed i difetti che il fatto comporta. Così dopo una decina di minuti d’auto arriviamo al parcheggio prospiciente l’impianto di risalita, il solito rito della calzata degli scarponi, si prendono gli sci e via, si sale. Dalla cabinovia osserviamo la pista che scorre sotto di noi, quella che dovremmo affrontare la sera rientrando, è una nera ed all’apparenza abbastanza impegnativa, ma non ci sono problemi a seconda della voglia o delle condizioni delle gambe, al rientro decideremo se scendere con gli sci o se più semplicemente accomodarci nuovamente in cabina.
0dd7b277842b2a24954f349e6af37dce.jpgGiunti sulla cima del Piz de Plaies veniamo accolti dalla scultura metallica stilizzata del gallo, simbolo del comprensorio sciistico, calziamo gli sci e ci dirigiamo verso la pista che porta giù a San Vigilio, la neve sulla pista è tirata come un biliardo e subito ci torna alla mente una delle ragioni per cui avevamo deciso di evitare il Plan. Passando fra gruppi di persone che si accalcano lungo la pista, costringendoci quasi ad effettuare degli slalom per proseguire (al parcheggio erano presenti numerosi pullman turistici), continuiamo a scendere rammentandoci la seconda ragione causa delle nostre ultime assenze dal luogo. Già nulla è cambiato, sono state aggiunte nuove piste, anche gli ultimi impianti di risalita sono stati ampliati ed modernizzati, ma proprio per questo i problemi si sono acuiti, troppa folla sulle piste, troppa gente che scia per la prima volta in compagnia di gente che scia da sempre e che li porta all’emulazione, con tutti i rischi che questo comporta. Questo è uno dei problemi, l’altro è la sua logica conseguenza e sono le piste. Sì, perché per poter sostenere l’elevato numero di persone che le percorre, le piste sono tirate come piste da gara, la neve artificiale battuta sino all’inverosimile e bagnata per consentire la praticabilità delle piste per tutto l’arco della giornata e poi più tardi una più facile e rapida manutenzione. Ce ne siamo resi conto già alla prima discesa, sentendo la neve gemere fortemente sotto gli sci, stridere quasi, non abbiamo fatto le lamine e si sente, non si era reso necessario sciando su neve naturale, qui invece occorrerebbe averlo fatto. Salendo e scendendo dai vari impianti attiviamo sulla cima del Plan e anche se all’apparenza sembra meno affollato degli anni precedenti, forse solo a causa dell’ora, risulta sempre gremito e  prima di iniziare ogni discesa occorre far molta attenzione a quanti tagliano in diagonale la cima per dirigersi alle varie piste. Decidiamo di scendere lungo l’Alpen per fermarci a prendere un caffè alla Pracken è una pista poco impegnativa che ci consentirà di adattarci a questo tipo di neve cambiando un poco il modo di sciare, si dovrà stare di più sugli spigoli e sarà una giornata faticosa. Poi traversiamo la pista per portarci tramite un sentiero di collegamento sulla Olang (Vald’Aora), la pista che scende giù verso l’omonimo paese in fondo alla valle, ci fermiamo al Lorenzi e decidiamo di risalire, perché sotto, ad ogni cambio di pendenza muri umani, fermi immobili in attesa di ripartire, costringono chi scende  a fare la medesima cosa. Torniamo sulla cima e scendiamo lungo la Marckner, anche qui la folla si assiepa ai lati della pista, ma i cambi di pendenza sono meno numerosi e il divario meno ripido quindi si riesce a transitare tranquillamente o quasi, mentre gli sci stridono e la gambe iniziano ad essere indolenzite dalla tensione. Siamo venuti sino a qui per andare a fare la Silvester, una pista nera di circa 6 km che scende dalla cima giù sino a Riscone, Brunico, ma ora non ne siamo più tanto convinti, la condizione della neve e la folla presente ci pongono qualche dubbio, decidiamo comunque di provare, male che dovesse andare e se non dovessimo sentircela di proseguire, potremmo sempre decidere di fermarci all’intermedia per poi risalire. Scendendo ci rendiamo conto che la neve qui sembra migliore, compatta ma meno ghiacciata. La pista non è molto praticata a quest’ora, si trova ancora in ombra e fa abbastanza freddo,  questo spinge la maggior parte delle persone a sciare sugli altri versanti esposti al sole, così senza esagerare e senza forzare decidiamo di continuare e di arrivare sino in basso, giungendovi dopo una ventina di minuti, dopo alcune soste per riposare le gambe e non senza qualche difficoltà sempre a causa della neve ghiacciata in alcuni tratti. Risaliti sul plan ci fermiamo a bere qualche cosa, sono oramai le 11 passate e dobbiamo decidere cosa fare.
5cb5a90f6eaee37ea55d8761049f5d00.jpgCi tratteniamo tranquilli per una mezz’ora e poi dopo avere scattato alcune foto decidiamo di ridiscendere verso San Vigilio e di farmaci alla Miara sulla pista omonima, il ricordo di un ottima polenta formaggio e funghi ha condizionato la nostra scelta. Così ci avviamo e dopo avere aggiunto al percorso una discesa sulla da Pre da Peres, poco dopo le 12 arriviamo alla baita. La polenta è proprio come la ricordavamo, seduti sul terrazzo esposto al sole, gustiamo lentamente il nostro piatto, e poi visto la temperatura gradevole ci attardiamo rilassati d’avanti ad un caffè caldo ed ad una grappa al mirtillo. Sono quasi le 14, quando ci rimettiamo sugli sci, saliamo per percorrere nuovamente la pista che ci ha condotti qui, per poi scendere lungo l’ultima pista che, quasi in falsopiano, conduce in paese. L’idea è quella di risalire sul versante opposto della valle ed affrontare, abbastanza riposati,  la nera che ci condurrà sino al parcheggio dell’auto e fare poi rientro. Ci sono due cose che l’esperienza mi ha insegnato da quando vengo a sciare da queste parti, evitare nei momenti di maggiore affollamento le piste troppo difficili e quelle troppo facili, entrambe pericolose per motivi diversi, le prime perché basta un minimo errore, una piastra di ghiaccio ed anche un provetto sciatore può trovarsi in difficoltà e per quegli sciatori meno che mediocri che non vogliono tornarsene a casa senza avere raccontato agli amici di avere fatto quella pista. Le seconde perché frequentate da principianti che calzati per la prima volta gli sci, dopo una mezza giornata si sentono già dei campioni scendendo in posizione uovo marcio, senza accennare mai alla ben che minima curva rischiano sempre di travolgere qualsiasi cosa gli si pari davanti. Purtroppo in alcuni casi si tratta di piste di collegamento obbligate e non possono essere evitate. Dopo esserci attardati accanto ad un recinto posto a lato della pista per scattare delle foto ad alcuni struzzi riprendiamo a scendere, sciando tranquilli con qualche scodinzolo.
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Lo stridio della neve alle spalle, mi giunge nitido alle orecchie, il tempo di realizzare cosa stia per accadere, il tentativo disperato di scartare di lato cercando di intuire la direzione, ma è già troppo tardi. Mi ritrovo lungo stirato per terra, la faccia affondata nella neve, una gamba piegata sotto con lo sci agganciato, mi ci vuole qualche istante per realizzare quanto sia successo, alzo gli occhi un attimo per visualizzare la figura di una donna in tuta bianca e gilerino giallo che, senza nemmeno voltarsi a guardare, prosegue nella sua corsa. “Fermati, fermati, fermati cretinaaaaaaaaaaaaaaaaaaa “ l’urlo mi esplode dalla gola, mi risuona nella testa e per un attimo sembra che l’eco si diffonda rotolando lungo la valle. Mia moglie mi si è affiancata preoccupata, “Come stai?”,  mi chiede, “Bene, – le rispondo trafelato – rincorrila, dai fermala, vai”, “E tu?”, “Io sto bene vai, mi sistemo e arrivo”. Nel frattempo attorno si è formato un gruppetto di persone, chi mi porge il berretto, chi gli occhiali, un altro si avvicina con lo sci e la racchetta mancanti, sono stranieri, tedeschi, mi guardano,  scuotono la testa e indicando verso valle uno di loro commenta  “Kriminale, polizei”, sorrido li ringrazio,  sistemo occhiali, berretta calzo lo sci e come un forsennato riprendo la pista alla ricerca di mia moglie e di chi mi ha travolto. La raggiungo a fine pista, mi vede arrivare e mi segnala con la mano la tizia in tutta bianca che sta facendo capannello con un folto gruppo di altre persone, “Slavi – dice – mi ha risposto, io non capire”.  Mia moglie coglie al volo l’espressione del mio volto e mi si para d’avanti, sono esasperato, lei se ne rende conto e cerca di trattenermi, “Fai attenzione – mi dice – non sai quali reazioni puoi provocare” Cerco di calmarmi un attimo, poi mi avvicino la guardo e chiedo spiegazioni cercando di farmi capire, il suo gruppo le si serra attorno, mi guarda e mi risponde, “Io non capire”. Sono come una pentola a pressione a cui si sta rompendo la valvola, mentre mia moglie mi blocca per la manica, anzi si vede costretta a tirarmi all’indietro per impedirmi di saltarle addosso, “Capisci – le rispondo – capisci benissimo”. Fa un sorriso che sembra una smorfia e aggiunge “Deutsch, spreken deutsch”. Mi guardo attorno, poco distante scorgo un addetto agli impianti, gli faccio un cenno, mi si avvicina e spiegandogli l’accaduto gli chiedo di fare da interprete con la signora, lui si presta gentilmente. Così dopo avere confabulato per qualche minuto si volge verso di me e dice “ Scusi, ma la signora afferma che la colpa è sua”, prevedibile penso, “ E sì, – ribatto – chiaro che la colpa è mia, non avrei dovuto trovarmi sul suo percorso. Gli chieda come mai se la colpa era mia, io sono finito disteso e lei ha continuato tranquillamente la sua corsa. Anzi gli chieda perché, ragione o torto, non sì è fermata per verificare l’accaduto e controllare se eventualmente mi fossi fatto male”. Silenzio, alla domanda tradotta dall’ addetto, non giunge alcuna risposta, solo lo sguardo vaga sulle facce di quanti gli stanno attorno chiedendo sostegno. In quel momento mi sento tirare per la giacca, è mia moglie che nel frattempo si era allontanata che ora è tornata accompagnata da due carabinieri,  avendoli visti arrivare con la motoslitta  si era affrettata a chiamarli pregandoli di intervenire. Spiego nuovamente loro l’accaduto, sono locali e parlano correttamente sia l’italiano che il tedesco, si rivolgono nuovamente alla tizia in questione chiedendo spiegazioni e a questo punto l’atteggiamento cambia. Dopo avere lanciato degli sguardi a quanti l’accompagnano, risponde che no, che non è stata lei, che l’ho confusa con qualche altra, che lei e gli altri erano tutti quanti al bar a bere e che erano appena arrivati, che dell’incidente non ne sa nulla, con gli altri che fanno cenni affermativi con la testa per confermare. Vedo la faccia sorpresa dell’addetto, che guarda i carabinieri con aria sconsolata all’allargando le braccia, ascolto i carabinieri tradurmi la nuova versione di quella signora, mentre dalle labbra strette sfugge mi un “Brutta stronza deficiente”.  mentre nella mia mente l’immagine delle mia mani strette attorno al suo collo e dei suoi occhi che strabuzzano contribuisce a sbollire la mia rabbia. I carabinieri mi guardano imbarazzati, facendo finta di non avere udito, “Vuole sporgere denuncia ?”, mi chiedono. Improvvisamente mi sento svuotato, so comunque, come ho avuto modo di verificare in passato, che anche una denuncia in questo caso non avrebbe alcun seguito e all’apparenza non mi sono fatto nulla, “No – rispondo – non avrebbe senso”. Saluto,  ringrazio e mi allontano, meglio dimenticare in fretta l’accaduto. Riprendiamo l’impianto che ci porterà nuovamente al Piz de Plaies, discutendo tra di noi sull’accaduto e con qualche battuta arriviamo persino a riderne. Siamo quasi giunti in cima, l’intenzione è quella di affrontare la discesa, ma rimane solo un intenzione. All’arrivo della cabinovia mi appresto a scendere le racchette nella destra, prendo gli sci con la sinistra e un mezzo moccolo mi esce dalle labbra mentre trattengo un urlo di dolore. Mia moglie si volta mi guarda, mi chiede che cosa abbia. Passato l’attimo, cessata la rabbia, i muscoli rilassati e raffreddati cominciano a reclamare per l’impatto non richiesto, la spalla fa male, il braccio non riesce a reggere il peso degli sci e neppure a sollevarsi  oltre l’altezza gomito, l’anca inizia a dolere e la gamba non ne vuole sapere di fare dei passi più lunghi di dieci centimetri. Niente discesa, afflitto salgo sull’impianto che ci porterà a valle e da lì con l’auto, guida mia moglie io non sono in grado, ci dirigiamo verso l’ospedale di Brunico al pronto soccorso. Il medico, dopo avermi visitato ed avermi iniettato nella schiena cinque cc di antidolorifico, compila un paio di ricette ed  il referto.  Contusione e abrasione  parietale sinistra. Contusione scapolare sinistra con distorsione del bicipite e incrinatura della sesta costola. Contusione anca sinistra, distorsione del quadricipite e relativa pubalgia. Leggo il referto e chiedo “Certo che sia tutta roba mia?” mi osserva corrugando le sopraciglia poi sorride commentando “ La sua settimana bianca si è conclusa oggi, mi spiace”. Questo lo crede lui.

 

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Mar 1, 2008 - pensieri    Commenti disabilitati su Pazienza

Pazienza

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Paziente

il buffone di corte

uccise il suo sire

con battute e lazzi

Feb 18, 2008 - racconti brevi    24 Comments

Settimana bianca – Incontri ravvicinati di un certo tipo

Parte terza

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Le previsioni del tempo non hanno sbagliato, è quello che penso di mattino caricando gli scarponi sull’auto. Il cielo è grigio, ma non velato come ieri, no, è di un grigio pensante di nuvoloni pronti a depositare sul terreno fiocchi e fiocchi di neve, mi chiedo per quale ragione abbia preso con me la macchina fotografica, ma ormai c’è e non ho voglia di riportarla in camera, male che vada rimarrà nel baule. Saliamo in auto e ci dirigiamo comunque verso il parcheggio alla partenza della cabinovia, la decisione è di sfruttare interamente ogni giornata della settimana, sino alla nostra capacità massima di affrontare il tempo ed alla eventuale impraticabilità del campo, le piste naturalmente, mentre saliamo discutiamo dove potremmo eventualmente dirigerci qualora il tempo non ci debba consentire di sciare ed optiamo per Brunico, più vicina. Giunti però al parcheggio ci accorgiamo che qualche cosa sta cambiando, in quota, un probabile forte vento sta aprendo larghi squarci fra le nubi da dove penetrano, da vivaci macchie di azzurro i raggi di un sole mattutino. Mi rendo conto che se forse non sarà una giornata stupenda per lo sci, sicuramente lo sarà per le foto e, ringraziandomi per avere deciso di portare in ogni modo la macchinetta fotografica con me, inizio da subito a scattare le foto. Saliamo, il programma del giorno, approntato nel corso della precedente serata, prevedeva il trasferimento, naturalmente a “bordo” degli sci e seguendo i percorsi delle piste, giù sino alla Val Gardena. Il tempo come detto ora è incerto, folate di vento alternano, su in altro, densi nuvoloni scuri e azzurre macchie di cielo, che consentono ai raggi di sole di disegnare anche sulla neve un quasi identico mosaico, male che vada avrò avuto la possibilità di scattare foto stupende, spero almeno che, alla fine, tali risultino. Decidiamo quindi si seguire il percorso prefissato, scendiamo tranquilli lungo la pista che porta a Corvara, quindi prendiamo la seggiovia che conduce su verso il passo Gardena, fermandoci prima a Colfosco. Qui decidiamo salire su alla baita Col Pradel a prendere un caffè. Lo baita posta sopra ad un balcone naturale di roccia offre uno spettacolo stupendo su tutta la Val Badia sia verso il passo Gardena che sul lato opposto verso il passo Campolongo che la collega ad Arabba, di fronte, che sembra quasi di poterlo toccare con le mani, imponente appare il massiccio del gruppo del Sella. Dopo il caffè ripartiamo, non saliamo spesso in questa baita, per il semplice motivo che poi ci aspetta per la discesa, una pista nera breve ma che al solo affacciarti fa venire i brividi, certo si potrebbe optare per la più tranquilla blu che la costeggia lateralmente, ma la tentazione prende il sopravvento ed immancabilmente ci porta ad affrontare la nera. Oggi la neve è bella, non sono ancora scesi in molti ed il manto è quasi intonso e la pista, anche se impegnativa, diventa quasi divertente, certo, devi guardare poco oltre  la punta dei tuoi sci e non guardare in basso, perché se guardi in basso poi ti fermi e se ti fermi è dura ripartire. Comunque scendiamo  senza eccessivi problemi ed arrivati in basso col fiatone ma tranquilli, guardiamo su, verso il punto da cui siamo partiti e ci diciamo, con un po’ di orgoglio, siamo stati bravi. Nei prossimi giorni ci aspetteranno piste impegnative, la Gran Risa, la Sass Long, la Porta Vescovo e questo è stato il giusto banco di prova. A questo punto, pensando alle piste, mi ricordo di avere promesso ad un’amica che, per questo giorno speciale, avrei provveduto a dedicarle una pista una con la relativa discesa ed allora, visto che è ancora presto, risaliamo verso la parte opposta alle Forcelles da cui si diparte l’omonima pista, credo sia la pista adatta,  una rossa veramente divertente che alterna strappi di pendio a brevi falsipiani,  così, dopo averla percorsa in modo tranquillo come penso avrebbe fatto la persona a cui è indirizzata la dedica, ci lasciamo andare quasi in libera nell’ultimo tratto di falsopiano per ritornare agli impianti che ci immetteranno nuovamente nel circuito dei passi e salire come programmato, su al passo Gardena e scendere poi lungo la pista direttamente a Selva. La Dentercepies come sempre, anche nei periodi di bassa stagione è affollatissima, più volte ci vediamo costretti a fermarci ai lati della pista aspettando che sfolli, l’alternativa sarebbe di mollare gli sci se non proprio a testa bassa ma con un ritmo elevato e lasciarsi alla spalle la folla, ma il rischio è alto, troppa gente che a malapena riesce a condurre gli si trova lungo il percorso e di questi è sempre difficile prevedere percorso e reazioni, quindi occorre solo avere pazienza.
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Nel frattempo il cielo si è interamente coperto, le nuvole si sono fatte basse sulle cime ed inizia a nevischiare, guardiamo l’orologio, sono le 11,30. Decidiamo quindi di interrompere lì il percorso e di risalire per fermarci a mangiare qualche cosa alla baita Jimmy, sul versante che ci riporterà di nuovo in Val Badia. Scesi dalla cabinovia ci affrettiamo a raggiungere il rifugio, quando il tempo in montagna verte a brutto bisogna affrettarsi, giungere al rifugio dopo la mezza vorrebbe dire rischiare di non trovare un posto libero e considerando che le terrazze esterne a causa del tempo si rendono impraticabili, anche le attese, per mangiare qualche cosa, diventano estenuanti. Giungiamo infatti alla baita in tempo utile, prendiamo posto in un tavolino d’angolo accanto alla stube, è solo questioni di attimi ed il rifugio è immediatamente affollato, i tavoli presi d’assalto, due turisti, tedeschi scopriremo poi, ci osservano, verrebbero prendere posto al nostro tavolo ma non osano chiedere, da loro sarebbe una cosa normale, ma sanno che da noi esistono usanze diverse. Il tavolo è grande, li invitiamo a prendere posto, ci ringraziano e sorridono, alla fine finiranno per offrirci un grappino, che mi vedrò costretto, per cortesia naturalmente,  a ricambiare. Aspettando che ci venga servito quanto ordinato scambiamo qualche parola con i nostri ospiti, noi in uno stentatissimo tedesco, loro in un altrettanto stentato italiano, scopriamo che sono di Monaco e che vengono sovente a sciare sulle Dolomiti perché, dicono, il posto è “viele schone”, bellissimo e da Monaco non dista poi molto. Sempre nell’attesa che il pranzo venga servito, immagino di poter dedicare anche ad atre amiche ed amici qualche discesa nell’arco della giornata, tranne ad un paio, che da quanto mi parso di capire poco apprezzino la montagna soprattutto se coperta di neve, beh vorrà dire che dedicherò loro quella carbonara  fumante che proprio in quell’istante ci viene posta sul tavolo dentro al tegame.

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Ci tratteniamo nel rifugio più del solito chiacchierando, si fa per dire, con i nostri commensali e scolandoci le grappe Williams ed al mirtillo sino a che, guardando fuori dalle finestre, ci rendiamo conto che ha smesso di nevicare e che fra le nubi nuovamente filtrano raggi di sole, salutiamo quindi e torniamo fuori. Il vento in alto a ripreso a soffiare ed il panorama. conteso fra la luce che filtra e le ombre assume un aspetto molto particolare,  pertanto ci intratteniamo ancora qualche minuto a scattare delle foto e poi riprendiamo la discesa. Ancora una volta per una decina di minuti siamo solo noi a sciare su di una pista perfettamente innevata e quasi senza tracce di altri passaggi, sino a quando non giungiamo ad immetterci nel solito circuito, ritrovandoci ancora una volta sommersi dalla folla e così scortati ci dirigiamo nuovamente verso Corvara. Prendiamo posto sulla seggiovia di collegamento,  poi su di un altra impianta e dopo un breve tratto con gli sci raggiungiamo la cabinovia che ci condurrà al Col Alt. Sono passate le 14.30 quando rimettiamo gli sci ai piedi decidiamo pertanto di rientrare verso San Cassiano ma scegliendo il percorso più lungo che offra la possibilità di percorrere il maggior numero di piste possibile, il tempo cambia nuovamente e su una di questa ci coglie la neve, per fortuna siamo quasi arrivati. Giunti al residence per curiosità chiedo alla signora se per caso in zona non esista un internet point, mi guarda sconsolata, “Non che io sappia” mi risponde, poi continua “Se vuole le posso far utilizzare per un attimo il computer di mia figlia, sempre che lei sia d’accordo – aggiunge – e molto gelosa delle sue cose” La ringrazio e dico che non mi sembra il caso, ma lei insiste pertanto mi vedo quasi costretto a seguirla in una stanzetta adiacente dove una ragazzina bionda, immagino sui quattordici anni,  sta armeggiando con il mouse, alla richiesta della madre mi guarda sospettosa e poi mi chiede “Cosa ci devi fare?” le rispondo che vorrei semplicemente inviare degli auguri ad un amica, mi guarda, sorride “Allora fai pure” dice mi da alcune indicazioni e poi si allontana con la madre lasciandomi il pc a disposizione. Confesso di avere avuto non poche difficoltà ad inviare il messaggio in forum e gli auguri, senza gli occhiali e con una tastiera che ha decisamente un aspetto diverso da quello che ricordavo, le posizioni delle lettere non corrispondono ed i primi cinque minuti li trascorro a cercare la chiocciola, faccio il tutto in fretta, non voglio approfittare troppo della cortesia, ed invio i messaggi senza controllare, tanto immagino, sono abituati a tradurre i miei abituali refusi, tradurranno anche questi. Solo al ritorno mi renderò conto di avere scritto in longobardo. Ringrazio la signora e la figlia per la cortesia e salgo in camera, una doccia veloce e poi sul letto a riposare, questa sera fuori, cena ladina.

                                                                                                                             refusi

segue…

Feb 7, 2008 - racconti brevi    19 Comments

Settimana bianca – Incontri ravvicinati di un certo tipo

parte seconda
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Non è neppure necessario mettere la sveglia, da queste parti solitamente ci si sveglia prima che suoni, anche per il fatto che non ci si corica mai troppo tardi. Apro gli occhi e guardo mia moglie, anche lei è sveglia mi guarda e sorride, “Andiamo?” le chiedo, “Aspetta – mi risponde – sono da poco passare le sette e gli impianti non aprono prima delle nove, non ha senso arrivare troppo presto”. Ha ragione pertanto chiudo gli occhi e cerco di riprendere ancora il sonno. No, la cosa non funzione, dietro le tende, che coprono le finestre della camera, la luce filtra all’interno ed allora mi alzo, vado nel soggiorno scosto le tende ed osservo il cielo, peccato, quello che scorgo non mi entusiasma, una cortina uniforme di nuvole alte copre il cielo rendendo la giornata grigia. Strano le previsioni avevano annunciato il bel tempo e parlavano di annuvolamenti solo per la tarda giornata di martedì. Non fa nulla mi dico, non sarà per questo che rinuncerò alla prima sciata della stagione, lentamente, dopo avere acceso la tv ed averla sintonizzata su di un canale locale che trasmette i dati riguardanti il tempo, alle temperature e alle condizioni della neve comincio a preparare l’occorrente per la giornata. Tute, scarponi, mi assicuro di avere gli ski pass settimanali, preparo anche la macchina fotografica, nonostante la velatura del cielo che non mi entusiasma per nulla decido di portarla ugualmente. Nel frattempo si è alzata anche mia moglie, ci prepariamo scendiamo a colazione e poi preso l’occorrente sala in macchina per dirigerci agli impianti, potremmo farlo anche a piedi, la partenza del primo impianto, la cabinovia che sale da La Villa sopra alla Gran Risa sino ad arrivare al Piz La Ila, non dista più di duecento metri dall’appartamento. Ma duecento metri con gli scarponi ai piedi e gli sci in spalla diventano sempre una tortura, soprattutto la sera al rientro, ed è dagli anni precedenti che abbiamo deciso che il punto di partenza per le nostre escursioni sarebbe stato San Cassiano, una decina di chilometri più avanti dove un grande parcheggio affianca proprio una pista di discesa e dove basta percorrere pochi metri a piedi per giungere sulla neve delle piste calzare gli sci e poi dopo un  primo breve tratto di pista, giungere immediatamente alla cabinovia del Piz Sorega.  Si parte, lascio la macchina fotograficha in auto, la giornata non promette nulla di buono, riproponendomi di passare a riprenderla più tardi qualora il tempo dovesse migliorare. Partiamo, cautamente si affrontano le prime curve che scendono alla partenza dell’impianto, adagio per controllare la reattività delle gambe e il comportamento degli sci, tutto regolare si riacquista in un attimo quella confidenza che avevamo lasciato sulla neve quasi un anno fa durante l’ultima giornata e raggiungiamo la partenza dell’impianto che ci porterà su in alto ad iniziare la nostra prima giornata di sci. La gente a quest’ora è ancora poca e dentro la cabina ci ritroviamo solo noi, ripassiamo pertanto quello che in linea di massima abbiamo stabilito debba essere il programma della giornata. Non esageriamo, ci diciamo, è solo la prima giornata, non abbiamo fatto un allenamento specifico pertanto evitiamo le piste troppo impegnative, limitiamoci a riprendere confidenza con la neve e con i movimenti. Programma puntualmente disatteso dai fatti. Siamo giunti sulla cima, malgrado il grigiore della giornata ed il fatto di averlo gia visto innumerevoli volte,  il panorama che si apre davanti ai nostri occhi è qualche cosa di irreale di magico, è una cosa che ti riconcilia con la vita e che ti fa capire come sempre sia degna di essere vissuta. Ora si comincia davvero, le prime curve ampie e rotonde lente, misurate con una particolare attenzione ai movimenti lungo il pendio della pista, poi i movimenti si fanno più veloci il raggio delle curve si accorcia mentre ne aumenta la frequenza, via giù molla, il desiderio di andare prende il sopravvento e manda a farsi benedire qualsiasi programma o decisione presa in precedenza, giù, andiamo giù. La neve, è neve naturale,  fresca, niente a che vedere con quella artificiale è soffice e compatta allo stesso tempo, scivola sotto agli sci con un leggero sussurro quasi ti volesse accompagnare misurando il tuo respiro ad ogni movimento, l’aria ti batte sulla faccia, ti spettina i capelli all’indietro, ad all’inizio malgrado gli occhiali ti fa lacrimare leggermente gli occhi. Non fa per nulla freddo la temperatura è l’ideale per sciare anche di prima mattina, di poco inferiore allo zero. Siamo arrivati alla fine della pista, ci ritroviamo alla partenza della seggiovia che salendo sopra la Bamby ci porterà al Piz la Ila, ci guadiamo e sono i nostri occhi a sorridere.
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Comincia il carosello, si sale e si scende in continuazione alternando impianti di risalita e piste, ci si ferma un attimo per un caffè alla Brancia, luogo di sosta quasi abituale e poi giù verso Corvara lungo la pista che conduce diritta in paese. La partenza delle cabinovia che sale a Piz Boè è affollata, la gente ora comincia ad arrivare numerosa e la ragione in più è che si trova proprio sul tracciato del Sella e Ronda, il giro dei passi che, lungo un tracciato quasi circolare, si snoda lungo tutte le piste che costeggiano il gruppo Sella, affacciandosi sempre su paesaggi maestosi. Comunque l’attesa non è lunga, scendiamo lungo la pista opposta cercando di evitare i gruppi di turisti che si affollano lungo il percorso. Nessuno che arrivi da queste parti vuole rientrare a casa senza poter raccontare di avere effettuato il mitico tracciato, con tutto quello che questo comporta, gente che a malapena si regge sugli sci che si avventura su piste dove anche sciatori esperti potrebbero trovare delle difficoltà, intralciando gli altri ed  alcune volte ostruendo le piste,  abbarbicati lungo il percorso, ad ogni cambio di pendenza, come lunghe code di turisti giapponesi in gita. Divenendo così un pericolo per se ma soprattutto per gli altri. Troppa folla su queste piste, decidiamo quindi di tagliare verso una pista laterale, è incredibile come possano verificarsi certi cambiamenti, la pista che rientra verso il passo di Campolongo e che poi tramite un altro impianto ci condurrà di nuovo su al Pralongia e poi verso l’Armentarola è deserta, la neve quasi intatta, solo qualche traccia di pochi sciatori che sono scesi in precedenza. Nel frattempo il vento in quota ha spazzato definitivamente il velo di nubi che lo copriva e scendere lungo la pista è come sciare in paradiso in mezzo a verdi pini  che la costeggiano, nel  silenzio quasi assoluto rotto dal rumore del vento fra i capelli e del leggero fruscio della neve che scivola sotto gli sci.  Viene da chiedersi quanti di questi sciatori, lo facciano per il piacere di sciare in  posti bellissimi e quanti invece lo facciano, come purtroppo è d’uso ai nostri tempi,solo per poter raccontare ad amici e conoscenti di averlo fatto. Risaliti sul versante opposto controlliamo l’ora, manca poco a mezzogiorno, decidiamo quindi di dirigerci nuovamente verso S.Cassiano per  recuperare la macchina fotografica che avevamo lasciato nell’auto. Lungo l’ultima pista che porta verso il parcheggio ci fermiamo a mangiare qualche cosa, un piatto di pasta, non si deve mai esagerare se si ha l’intenzione di continuare a sciare nel pomeriggio e la pasta è l’unica cosa che. pur saziando. non appesantisce ma che mette a disposizione nuove energie da consumare nel corso della  giornata.  Si termina il pasto con un caffè e con una grappa al mirtillo, quasi d’obbligo da queste parti, poi  in pochi attimi si raggiunge il parcheggio a lati della pista, si recupera la machina fotografica e poi di nuovo su,  sulle piste, ma con più calma, con numerose soste per scattare le foto al paesaggio che come un anfiteatro ci circonda. Sono ormai le tre quando raggiungiamo nuovamente l’auto, togliamo gli scarponi e ci dirigiamo a valle, abbiamo deciso di passare all’Azienda autonoma di soggiorno di Corvara, durante le passate vacanze estive avevo scorto nella sala un paio di pc e vorrei sincerarmi se si tratti o meno di un Internet point, ne avrei bisogno per il giorno successivo. Non si tratta di un Internet point purtroppo, mi spiegano che sono relativi solo alla ricerca ed alla prenotazione di alberghi. Peccato, ormai ci contavo, facciamo incetta di depliant turistici relativi alla prossima estate e rientriamo nell’appartamento. Qui dopo una doccia calda restiamo un paio d’ore sdraiati sul letto a smaltire le tossine accumulate e poi fuori, sempre alla pizzeria, che ho dimenticato di dire è anche un ottimo ristorante. Un antipasto di speck, con cetrioli e rafano e a seguire una bella Wiener schnitzel (tipo cotoletta alla milanese) con patatine fritte e salsa di mirtillo rosso, una leccornia da queste parti. Poi a letto, domani sarà una nuova giornata speriamo altrettanto proficua, anche se le previsioni del tempo annunciano nuvole e nevischio in quota, beh si vedrà.
                                                                                                              refusi
(segue)
Feb 6, 2008 - Senza categoria    Commenti disabilitati su dolomiti d’inverno

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l’altra faccia della medesima splendida medaglia

Feb 4, 2008 - Senza categoria    Commenti disabilitati su piccolo carnevale di paese

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racconto senza parole

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