Giu 25, 2007 - pensieri    1 Comment

la fermata dell’autobuss

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arrivi in anticipo, sei lì e aspetti, la pensilina è affollata, fa caldo, cominci ad innervosirti, controlli l’orologio e ti rendi conto che mancano ancora dieci minuti. Un caffè si ho giusto il tempo di un caffè pensi, così ti rechi in quel bar che stà proprio a pochi metri, entri ordini il caffè, e buono, lo gusti lentamente, ti rilassi, mentre vedi sfilare al di là dei vetri quell’autobus che avresti dovuto prendere. Morale mai arrivare in anticipo agli appuntamenti…….
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Giu 24, 2007 - poesie    1 Comment

Brama

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Per noi
non c’è ristoro alle fonti,
che cristalline acque
non danno alcun sollievo,
altra
è la nostra sete.
Deserti
celati agli occhi
prosciugano
in brucianti giorni
e gelide notti
residue speranze

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Giu 24, 2007 - racconti brevi    Commenti disabilitati su L’uomo sandwich

L’uomo sandwich

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Rarissimo da incontrare alle nostre latitudini, ormai quasi scomparso anche nel luogo di origine, ne ho ancora presente le immagini, no, non perché ne abbia mai incontrato uno personalmente, ma perché visto all’interno di documentari o film d’epoca. Solo la testa i piedi e qualche volta le mani spuntavano dai cartelloni pubblicitari che lo avvolgevano completamente rendendolo simile alle carte animate di Alice nel paese delle meraviglie di Carrol realizzato dalla Disney. Triste vederlo camminare per interi isolati, con quei cartelloni addosso che pubblicizzavano di tutto, per poter racimolare nel corso della giornata qualche centesimo che gli consentisse di mangiare almeno una volta al giorno, triste e buffo.
Mi chiedo se esistano ancora e mi vedo costretto a rispondere che sì, esistono ancora, non sono più gli stessi sono cambiati in modo totale, irriconoscibili per chi in loro ricerchi le vecchie caratteristiche, per chi pensa di vedere ancora quella piccola testa dall’espressione affaticata spuntare dell’interno dei due cartelloni pubblicitari, facili da osservare per chi ne conosce le nuove caratteristiche.
Indossano giacche che piegano all’interno e che poi appoggiano ostentatamente sulla spalliera della sedia accanto, dandole qualche colpetto, non per riassettarla, certo che no, solo perché i presenti possano notare l’etichetta posta all’interno sopra la tasca, ARMADI, LERSACE, ecc.., sospirano poi profondamente portando con affettazione la spalla sinistra leggermente in avanti, mostrando il logo cucito sulla polo rigorosamente di piquet, LARIVA, PONTE DI FIRENZE, ecc…
Sedendosi accavallano con noncuranza le gambe sollevando il piede all’altezza degli occhi del vicino dove si pavoneggia un mocassino color cuoio L’OGAN, BOTS ecc…,. Si accarezzano con fare distratto i capelli, se li hanno ancora, o si passano in modo indifferente la mano sulla pelata abbronzata e tirata a lucido togliendosi poi, con ampio gesto della mano, gli occhiali da sole, molte volte orribilmente a specchio per mostrarne l’appartenenza ROBAN, PIRSOL, ecc…., sorbiscono il caffè, col mignolo alzato, pagano il conto in modo misurato, contando i centesimi uno per uno, poi osservano con distacco l’orologio sollevando il braccio all’altezza degli occhi quasi fossero disturbati da un inopportuno riflesso, per controllare l’ora sul rilucente LOREX PAITONA, d’obbligo, (il più delle volte di provenienza cinese o partenopea) . Poi si alzano infilando i pollici all’interno dei pantaloni e percorrendo tutto il giro vita per sottolineare la presenza della cintura in pelle di lucertola e l’etichetta che fa bella mostra di sé sul retro dei jeans, JERRY, GASOLINE, ecc…, se potessero si abbasserebbero persino la cerniera dei pantaloni per mostrare a tutti la scritta che capeggia in bella mostra bianca su nero o viceversa, PISSONI, PLEIN, ECC.., e se non lo fanno non è per questione di morale o di decenza è solo perché non sono certi delle proprietà igieniche dell’indumento, sono assemblati, “ refusi abbigliati, abbigliato si dice “ , no loro sono assemblati così alla bel e meglio, senza arte ne parte, senza gusto, l‘imperativo è essere griffati, il resto non conta. La cosa buffa è che per tutta questa ostentata pubblicità, per la sceneggiata messa in atto non guadagnano una lira, op scusate un euro, anzi, spendono fior di quattrini, il tutto per mostrare agli altri che loro possono, che loro sono arrivati, che loro appartengono alla ristretta cerchia dei privilegiati, all’elite, buffo? No, mi correggo ridicolo.
L’uomo sandwich non mi fa più sorridere

refusi

Giu 24, 2007 - racconti brevi    1 Comment

I succhia ruote

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Viene subito da chiedersi, ma cos’è o chi è il succhia ruote? Bisogna innanzitutto precisare che il termine deriva da un comportamento……“sportivo“……. tenuto da alcuni atleti in particolar modo nel ciclismo, in questo specifico caso il succhia ruote è quello che si aggancia alla ruota del corridore in fuga e lo segue come un ombra, è quello che alle numerose richieste di collaborazione per ottenere il successo, risponde con smorfie, come a dire scusa mi spiace perdonami ma non ce la faccio, sto veramente male, a malapena riesco a seguirti …. “a starti a ruota”….. ma tu vai, vai, fin che posso ti seguo, salvo a rimanerti sempre incollato come un ombra, è quello che giunti poi nella prossimità del traguardo, con un gesto incurante rifila la spallata a chi lo ha condotto sino a lì e va a cogliere l’immeritato successo, e quello che poi intervistato dalla stampa troverà mille scuse , dirà che non lo ha fatto apposta che stava veramente male e che per questo non ha potuto collaborare, dirà che all’arrivo non si è accorto che il compagno di fuga aveva improvvisamente rallentato e che lui lo ha sorpassato inavvertitamente senza accorgersi, e che il merito non va a lui ma al compagno dirà…………
Ma nella vita esistono i succhia ruote? O si che esistono e sono tanti, sono quelli che non hanno nulla da dire ma che si accodano e urlano quelle cose che tu in precedenza avevi sussurrato per pudore a bassa voce facendosene merito, sono quelli che in autostrada nelle giornate di nebbia ti si piazzano a un metro dal cu_lo non ti mollano salvo poi chiederti immediatamente strada con gli abbaglianti appena la nebbia si dirada. Sono quelli che ti controllano nell’ufficio, che seguono le tue mosse osservano il tuo lavoro e quando tu stanco ti alzi per una pausa e per andare a prendere un caffè, immediatamente raggiungono la tua scrivania, danno una scorsa veloce alla tua relazione e si premurano di consegnarla subito e personalmente al dirigente di turno, giustificandosi poi, dopo averne preso il merito, dicendo di averlo fatto per l’interesse dell’azienda perché per quanto il progetto fosse valido, tu ….forse…. non avresti trovato il coraggio di presentarlo. Si sono quelli che in forum si vantano di essere superiori agli altri in quanto rifuggono dall’anonimato, perché loro nel forum hanno la loro faccia e il loro nome, si proprio perché non l’hanno fuori, perché fuori sono nulla sono fumo, sono……………succhia ruote

 

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nessuna inerenza col blog solo un fatto personale scusate

Giu 20, 2007 - racconti brevi    3 Comments

Può un uomo immedesimarsi in una donna e scrivere una storia apparentemente vissuta? Proviamo…..

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Il riposo del guerriero – aggiornamento

Sdraiato supino sul letto, una mano sopra il cuscino l’altra sul petto, con le gambe divaricate, una leggermente piegata di lato, un ciuffo nero di capelli scomposto gli copre la fronte, dorme tranquillo e rilassato con l’espressione del bambino soddisfatto dopo la poppata quotidiana ed io sdraiata di lato, in quel poco spazio concessomi, appoggiata su un gomito lo osservo. Osservarlo così, mentre dorme con quel viso innocente, dovrebbe suscitare tenerezza, ma perché allora provo solo rabbia? Sì, frustrazione e rabbia. E’ rientrato dal lavoro a tarda sera e comunque solo una mezz’ora dopo il mio di rientro, sì, perché anch’io lavoro, si è tolto la giacca, le scarpe, la cravatta ed in pantofole si è seduto sulla poltrona, non prima di avere acceso il televisore ed avere preso il giornale. Mentre io, in cucina mi sto dando da fare come una cretina per preparare la cena. Poi lo chiamo, è pronto dai vieni, la risposta arriva, in ritardo, ma arriva, un attimo, devo finire di leggere una cosa, un attimo che arrivo, sì, quell’attimo dura cinque miniti. Poi arriva, uno sguardo alla tavola, l’espressione seccata di chi non vede ancora pronta la sua compagna preferita della cena, la bottiglia del vino, che da intenditore ama degustare lentamente. Apre la dispensa, osserva le bottiglie presenti ad una ad una, riguarda verso la tavola, poi opta per un rosso, prende la bottiglia la soppesa, la riguarda, poi con tutta tranquillità si accinge a stapparla, ne odora il tappo, un espressione soddisfatta, siede a tavola, versa un po’ di vino nel bicchiere, ne osserva la trasparenza del colore, lo agita lentamente, lo annusa, poi porta il bicchiere alle labbra, sorseggia, e mentre un aaahhh gli scivola fra le labbra un espressione beata gli si dipinge sul viso. Poi affonda la forchetta nel piatto, la porta alla bocca, una smorfia, la cena si è freddata, ma non dice nulla, ci mancherebbe, mastica svogliatamente e distrattamente tre o quattro forchettate, poi con un gesto allontana il piatto, scusa, dice, ma questa sera non ho molto appetito, sorseggia lentamente il suo bicchiere di vino, poi si alza e si dirige nuovamente verso la poltrona e si accomoda per guardare il telegiornale, lasciandomi lì, come una cretina, senza una parola, senza avermi neppure detto, un buon appetito prima ne un grazie dopo.
Finisco in solitaria la cena, sparecchio, riordino, poi vado a sedermi anch’io sul divano accanto, vorrei guardare un film alla tv ma non posso, è mercoledì e c’è la partita. Rassegnata mi alzo, decido di andare a letto per leggermi tranquillamente un buon libro, lo saluto ricevendo per risposta solo un vago cenno di manto, ed un brontolio riferito a non so quale decisione sbagliata dell’arbitro.
Più tardi lo sento arrivare, si alza dalla poltrona, spegne il televisore, va in bagno, ed infine arriva si getta sul letto di peso facendomi sobbalzare, per distrarmi dal libro e impormi la sua presenza, poi inizia ad allungare le mani, prima piano, piano, poi sempre più velocemente, mi libera dei pochi indumenti e mi è sopra, sento il suo fiato caldo sul collo, inizia ad ansimare più forte e in un attimo è gia tutto finito, senza una carezza, un bacio, senza la mia partecipazione, senza curarsi del fatto che io non mi sia quasi nemmeno resa conto di quanto stava accadendo, si rovescia di lato e si addormenta. Vorrei urlargli la mia rabbia, la mia frustrazione, la mia tristezza, vorrei chiedergli dove sia finito quel ragazzo che mi guardava negli occhi sorridendo, che mi stringeva forte fra le sue braccia, che mi poneva sempre al centro delle sua attenzioni e del suo mondo, sono bastati solo pochi anni eppure quei tempi sono già così lontani. Vorrei farlo ma so che non lo farò, anche questa volta, come le altre volte mi chiuderò nel mio silenzio, nella mia tristezza, perché so che se lo facessi si limiterebbe ad alzare le spalle, e ad uscire anche quell’unica sera alla settimana, come tutte le altre sere, e mi chiedo se forse non sia meglio.

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Dopo averlo scritto l’ho riletto e mi sono chiesto, se questa storia che ha preso spunto dal titolo di un romanzo di c. rochefort, possa rappresentare la realtà di una donna, e se sì, di quante?

 

Giu 18, 2007 - poesie    4 Comments

Ti voglio

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Ti voglio,
insulsa frase.
Ti voglio,
desiderio esasperato
da prolungata attesa,
dalla certezza
del gioco proibito.
Ti voglio.
Voglio i tuoi occhi,
le tue labbra,
la tua carne,
parole di desiderio
mutate in altre d’oblio.
Ti voglio
per cancellare
un sogno
ripetuito ogni notte
sino a diventare incubo.
Ti voglio
per spegnere
l’inestinguibile sete
del desiderio inappagato.
Per uccidere l’ansia
che mi brucia.
Per tornare di nuovo,
calmo,
alla noia di sempre.
Ti voglio
per bere
altri incerti attimi alla vita,
in un istante
vivere e morire.
Per questo
ed altro ancora
ti voglio.
Per non impazzire.

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Giu 18, 2007 - poesie    2 Comments

Amore, cominciamo da qui?

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Questa specie d’amore

Amore
dove?
Amore
come?
Amore
quando?
Amore
chi?
Dovunque sia,
comunque sia,
chiunque sia.
purchè sia
amore.

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Giu 9, 2007 - racconti brevi    1 Comment

Il trenino elettrco

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Quando ero piccolo, amavo molto il trenino elettrico, purtroppo le disponibilità della mia famiglia a quei tempi erano molto limitate, così il trenino mi veniva regalato a rate un pezzo per volta e solo a Natale. Il primo anno un vagone passeggeri, il secondo il il carrello porta carbone, forse perchè ero stato un po’ cattivo. Poi il vagone ristorante, il carro merci, la stazione, e via di seguito. Io nel frattempo me li guardavo, li tenevo nella mano, li cocccolavo come oggetti preziosi, li spolveravo e nel frattempo giocavo con uno scassatissimo trenino di latta  a molla che girava, ossessivo e monotono, sopra dei binarietti circolari di trenta centimetri di diametro.
L’ultimo regalo fu la locomotiva, modellino di un’antica motrice a vapore, nera con le decorasioni oro e rosse, bella, pesante, la tenevo in mano con orgoglio e soddisfazione. Avevo diciotto anni, ma il regalo di un pezzo di trenino nel giorno di Natale era diventata una tradizione. Ma e i binari?? I binari li acquistai io alcuni anni dopo, tornato dal servizio militare prima del Natale, e fatto un pacco del tutto lo regalai al mio primo nipotino. Lui finalmente ci avrebbe giocato.
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Giu 8, 2007 - poesie    1 Comment

A tutte le amiche e agli amici

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Dedicata a un amica

………..e a tutti quelle/i che in queste parole vorranno immedesimarsi

 

 

Ciao,

vorrei regalarti un fiore

dirti adagio due parole

starti vicino con l’ombrello

quando piove e piano piano

riaccompagnarti al sole

Vorrei cancellare dal tuo viso

quell’aria triste che ti sfiora

e gli occhi tuoi rannuvola di pianto.

Vorrei, se posso, illuminare

lo sguardo tuo di un semplice sorriso

dirti che sei quella che sei

e tutto ciò che fai è già tanto.

Vorrei poterti stringere la mano

farti capire che le mie parole

anche se sono scritte da lontano

son dette con la voce e con il cuore

                                                                    refusi

Giu 8, 2007 - poesie    Commenti disabilitati su in ricordo di un passato lontano

in ricordo di un passato lontano

  Così, ti amo ancora

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Svegliarsi di notte
e guardarti
accanto che dormi
sdraiata su un fianco.
Guardarti,
e accorgersi di te,
chi sei?
Tu, che con occhi
chiusi, sogni
di che?
Chi sei?
Donna o bambina,
moglie, amante,madre,
amica.

Catena.
Vivere di te,
con te,
per te,
perché?
Volerti sempre così
silenziosa e tranquilla,
fiduciosa nel tuo sonno.
Cheto, presente,
calmo, composto respiro.

Dolce e graziosa.
Così non parli,
non piangi,
non sei noiosa.
Così, nel tuo sonno
tranquillo
ti amo ancora.

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