parole e immagini

Purga

seconda parte

L’accompagno all’albergo a ritirare la valigia la sistemiamo nel bagagliaio ( a fatica) poi via verso Como e in  una ventina di minuti, dopo avere superato senza intoppi la dogana, salvo qualche commento poco felice dei doganieri di turno, raggiungiamo la città. Fa caldo e la gente è tutta  fuori, pertanto impieghiamo quasi lo stesso tempo per trovare un parcheggio libero, poi ci incamminiamo lungo le strade affollate. Ormai sono le undici, ed il mio stomaco comincia a brontolare, si perché come mi succede di questi tempi dopo avere lasciato l’ufficio scendo in città senza cenare, per poi mangiare quando mi capita in qualche ristorante, pizzeria o paninoteca. Così le chiedo se per caso non le vada di mangiare una pizza, l’espressione che le si dipinge sul viso è la più eloquente delle risposte, la prendo sotto braccio e la trascino verso il Don Lisander, ristorante pizzeria che si trovava nelle immediate vicinanze del luogo e ci accomodiamo ad un tavolo. Pizza margherita per me, come sempre, trovo sia la migliore quando la pizza è buona, pizza quattro stagioni per lei, poi la domanda e da bere? Mi guarda e mi sorride con aria sbarazzina e furba, siamo in Italia, dice, se non ti spiace vorrei bere del vino, nessun problema e così passo le ordinazioni, pinot grigio, a quel tempo era il mio preferito e lo è ancora anche se a pari merito con molti altri. Aspettando le pizze viene servito il vino e l’acqua minerale, le verso un bicchiere di vino, lei lo porta alle labbra  lo assaggia, “Gut, shone” esclama, poi mi guarda mi strizza l’occhio e traduce, “C’est bon, merci, bravò” La sala è affollatissima, l’attesa è lunga, così parlando e raccontandoci a vicenda ci rendiamo conto che la bottiglia di vino ha esalato l’ultimo respiro e la pizza non è ancora arrivata, non mi resta che ordinarne un’altra. Sono quasi tre ore che stiamo parlando, abbiamo preso un gelato assieme, siamo seduti al tavolo in attesa di una pizza abbiamo finito la prima bottiglia di vino e ancora non so come si chiama,  è strano vero? Ma a me alcune volte succede, come se i nomi in certe occasione non abbiano nessuna importanza, ma decido di presentarmi le dico il mio nome e le chiedo il suo,  sorride e …………..Purga….. é quanto suona alle mie orecchie. Giuro, solo il vino che stavo sorseggiando e che improvvisamente parte per la tangente, causandomi un furioso scoppio di tosse, impedisce che lo scoppio divenga , forse  anche a causa della leggera euforia uno scoppio incontrollato di risa. Mi guarda stupita per un attimo io le spiego che distrattamente ho ingerito il liquido di traverso e lei mi sorride rassicurata, nel frattempo le pizze sono arrivate ed iniziamo a mangiare. Lasciamo il ristorante che è quasi l’una, e ci incamminiamo sul lungo lago, la maggior parte della gente ormai se n’è andata, solo pochi gruppetti si attardano ancora lungo la riva o ai tavolini dei bar,  camminiamo lentamente a braccetto ed io sono contento che ormai non ci sia quasi più nessuno, visto che lei con i tacchi mi sopravanza di qualche centimetro. Camminiamo costeggiando il lago mentre l’ascolto raccontarmi quella che è la sua vita a Basilea, studentessa, iscritta all’università, chimica mi dice, già, come potrebbe essere diversamente visto il luogo dove abita?  Camminando siamo giunti all’altezza dei giardini pubblici a lato della diga foranea che si inoltra per un centinaio di metri nel lago sino a giungere quasi di rimpetto alla piazza Cavour, piazza centrale di Como affacciata sul lago. C’incamminiamo lungo la diga mentre lei mi confida che ama la musica romantica e che la sua canzone preferita è La vie en rose, e dolcemente inizia a sussurrarne le note  fra le labbra. Cosa non ti fa fare il vino, ti libera dai pensieri e dalle angosce e soprattutto dalle paure, immediato è l’inchino e il baciamano, la prendo fra le braccia è danziamo, seguendo il lento mormorio della melodia che le esce dalle labbra. Se qualche nottambulo sulla riva avesse in quel momento guardato verso il lago avrebbe scorto due silouette ondeggianti che dolcemente danzavano al suono di un immaginaria  melodia sotto i raggi della luna. La risata che le sgorga delle labbra è contagiosa e così ci fermiamo ansanti, mi guarda negli occhi, mi stampa un bacio sulla fronte, poi mi dice, che è stanca vorrebbe riposare almeno un poco prima di partire, sono le due di notte e mancano ancora sette ore alla partenza del treno,  il sorriso si attenua, lo sguardo si fa buio e si abbassa verso terra, “Chez toi……..” le esce in un sussurro. Il suono della sveglia ci scuote dal sonno, ci stropicciamo gli occhi e ci guardiamo in faccia ancora assonnati, non abbiamo riposato molto, il mio saluto è un enorme sbadiglio, il suo è un sorriso, “ Merci, mi dice, grazie a te io avrò molte cose da raccontare al mio ritorno e un bellissimo ricordo dell’Italia”.
Non c’è tempo per la colazione,  via di corsa per non perdere quel treno che dalla stazione di Como parte alle 8.30, per fortuna a quell’ora i parcheggi sono ancora disponibili, scarico la valigia l’accompagno al binario, giusto in tempo il treno è già lì in attesa, un saluto veloce un sorriso e ancora una volta un veloce bacio sulla fronte, forse solo perché giusto all’altezza delle sue labbra, poi la vedo salire,  un ultimo saluto, un cenno di mano, ciao arrivederci………………Già arrivederci, la sensazione che quel momento non avrebbe mai potuto finire, poi la fretta per non farle perdere il treno, beh mi avevano fatto scordare la cosa più ovvia, mi ero dimenticato di chiederle l’indirizzo.  A settembre, a Monaco in compagnia di Gunther, agente per la Germania, mentre visitavamo la fiera mi venne da chiedere cosa significasse in tedesco quel nome , Purga, lui mi guardò sorpreso e mi rispose di non averlo mai sentito, e che probabilmente come accadeva in alcuni casi il nome aveva analogie locali e poteva essere diffuso solo in determinate regioni e che con ogni probabilità  grammaticalmente doveva essere scritto con la ph, Phurga e che la corretta pronuncia avrebbe dovuto essere Furca. Addio Purga o  Furca, come sospettava si chiamasse Gunther, sei rimasta solo un bellissimo ricordo e come tale non finirai mai di esistere. Rammento anche lo sguardo stupito di alcuni infermieri, che nel corso della mia vita in occasione di un paio di interventi, mentre si avvicinavano al letto facevano sfoggio sul volto della più classica delle espressioni sadiche  mentre annunciavano, “ Si prepari, è il momento della purga”, sorpresi di vedere apparire sul mio volto un espressione sognante ed un ancora più sognante sorriso.

                                                                                                              refusi

 

Purgaultima modifica: 2007-09-19T20:41:59+02:00da
Reposta per primo quest’articolo