parole e immagini

Gran mercato delle carni

La giornata è bella e calda, da un paio di giorni siamo entrati nell’autunno, ma oggi il tempo non lo da a vedere, la piazzetta del paese è ancora affollata di turisti, così anche noi ci accostiamo al terrazzo del bar e prendiamo posto ad un tavolino per il rito giornaliero del caffè pomeridiano. La terrazza è affollata per la maggior parte da turisti, tedeschi, inglesi, olandesi, americani, sì quest’anno il turismo da queste parti è aumentato ulteriormente. L’utilizzo a cui è stato destinato ultimamente il lago quale set cinematografico e la presenza sulle sue sponde di personaggi famosi, ne hanno diffuso l’immagine in parecchi luoghi del mondo contribuendo in modo notevole all’incremento del turismo. Ordino il caffè, e nell’attesa come sempre volgo lo sguardo attorno, osservando il panorama sempre uguale ma sempre diverso e  le variegate coppie di turisti divertendomi ad indovinarne dall’aspetto, dall’abbigliamento ma soprattutto dall’atteggiamento e dalle consumazioni i luoghi di provenienza.  Ci sono gli olandesi solitamente giovani coppie in maglietta, bermuda e infradito ai piedi, intenti a bersi la birra, i tedeschi in questo periodo ormai fuori stagione sono quasi tutti coppie di pensionati benestanti, gli uomini con la birra e le donne con l’immancabile cappuccino. Gli inglesi anche loro pensionati per la maggior parte ma distinguibili immediatamente per quel loro abbigliamento stile coloniale ed il cappello di paglia in testa di fronte al loro immancabile the pomeridiano e gli americani abbigliati come se di fronte a loro si aprissero le bianche le spiagge delle Haway. Sono tutto preso da questo mio abitudinario, quanto singolare passatempo quando ne vengo distratto da una nuova coppia in arrivo che cattura tutta la mia attenzione. Lui non è vecchio ad occhio e croce potrei definirlo attorno ai 40 anni, ma e piccolo grasso i capelli biondo sporco leccati all’indietro con della brillantina, gli occhi piccoli e cisposi a stento si scorgono infossati come sono sotto le pieghe del grasso del viso. Tutto in lui è volgare l’aspetto, l’espressione e come scoprirò fra poco anche il comportamento, i gesti e la voce. Indossa pantaloni bianchi sotto ad una maglietta anch’essa bianca che lo fascia come una pellicola aderente evidenziando in modo grottesco le larghe pieghe dell’adipe quasi fosse il budello di un salame insaccato. Scosta la sedia dal tavolino trascinandola, facendola stridere sul lastricato e facendo sobbalzare di soprassalto gli avventori seduti al tavolino accanto, poi  siede pesantemente facendo stridere ancora  la sedia metallica ma senza provocare nessun sobbalzo, gli avventori del tavolo accanto, in modo distaccato quasi indifferente si erano alzati in precedenza andando ad accomodarsi ad un tavolino lontano. Poi alza il braccio mostrando il copioso alone di sudore che sotto le ascelle impregna la maglietta, un braccio che ricorda la pubblicità di un cotechino, e di scatto in modo rumoroso ed imprevisto schiocca più volte le dita per richiamare l’attenzione del cameriere.
Lei, alta bionda capelli lunghi sciolti sulle spalle, occhi azzurro chiari, esile, pallida anzi no, eburnea, carina, anzi bella oserei dire, indossa una gonna beige al ginocchio, camicetta di uguale  colore e sandali cuoio, sembrerebbe uscita dalla vetrina di un negozio se non fosse per quel suo atteggiamento impacciato, quasi impaurito, si guarda attorno spaesata, esita a sedersi poi lo fa, adagio mantenendo la gambe unite sotto al tavolino con le mani sulle ginocchia a tenere l’orlo della gonna, vent’anni non di più. Nel frattempo arriva il cameriere, lui trasmette l’ordinazione, “Vodka”, il cameriere  si volge verso la ragazza  ma lei china il capo, contemporaneamente il gesto dell’uomo è eloquente, due dita alzate ed un movimento secco, come a dire vai ho già deciso io.  Il mio sguardo e fisso sulla ragazza, mi chiedo quali siano le ragioni i motivi che possano avere assemblato una copia così diversa e non me ne rendo conto ma il mio sguardo si sofferma a lungo sulla ragazza, l’attenzione che le rivolgo è decisamente eccessiva, lei se ne accorge, alza gli occhi dal tavolino mi guarda e forse legge dentro alla mia espressione quella che è la mia domanda, arrossisce e volge il viso verso terra, poi con un movimento del capo, gettando indietro i capelli, con un gesto improvviso, quasi di sfida,  torna spavalda a fissarmi. Imbarazzato le sorrido, cercando di dare al mio viso un espressione contrita,  cercando così di chiederle scusa per quell’eccessiva attenzione non richiesta, sì, credo che il messaggio sia giunto, sbatte le palpebre piega un attimo le labbra e volge gli occhi altrove. Anch’io, mi sforzo di guardare verso il lago, di distrarre la mia attenzione de lei e dal suo improbabile compagno,ma è un secco “Niet”,  pronunciato ad alta voce a farmi volgere nuovamente gli occhi verso quel tavolo per notare cinque wurstel allacciarsi come i tentacoli di un polipo attorno alla bottiglia di vodka, strapparla dalle mani del cameriere e posarla con violenza sul tavolo, per ripetere poi ancora quel gesto con la mano a mo’ di commiato. Mio malgrado mi vedo quasi costretto ad osservare quell’uomo che di seguito alza con la mano il bicchiere e ne  ingoia in un sol fiato il contenuto, indicando poi col dito l’altro bicchiere alla ragazza ed invitandola a bere, lei allunga la mano riluttante, solleva il bicchiere lo porta alle labbra chiude gli occhi e lentamente beve. Nemmeno il tempo di posare il bicchiere sul tavolo che il bianco pachiderma, afferrata la bottiglia riempie nuovamente i bicchieri facendone traboccare il liquido, ingoia il contenuto del suo e con un gesto imperioso indica alla ragazza di fare altrettanto. Disgustato pago il caffè e con mia moglie, mi allontano, non ho il coraggio di continuare ad assistere a quella scena, m’incammino così lungo il lago comunque senza smettere di pensare a quella ragazza,  senza smettere di chiedermi per quale ragione una ragazza come quella debba sottostare al volere di una persona cosi spregevole. Più tardi lungo la via del ritorno, incrocio ancora la strana coppia, che a bordo di una rossa Ferrari  F430 targata Montecarlo si allontana sul lungo lago.

Gran mercato delle carniultima modifica: 2007-09-25T22:25:00+02:00da
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