parole e immagini

Settimana bianca – incontri ravvicinati di un certo tipo

Parte quinta

Il risveglio è come tutte le altre mattine, la luce filtra fra le tende delle finestre, resto ancora disteso raggomitolato sotto il piumone, lasciando che il mio cervello riprenda lentamente coscienza e contatto con la realtà della nuova giornata, poi lentamente e voluttuosamente mi stiro e immediatamente, in un solo microsecondo, sono completamente sveglio e sveglio anche mia moglie facendola sobbalzare sopra il letto. Il moccolo che prorompe con forza dalle labbra mi riporta alla dolorosa realtà, sì dolorosa perché la parte sinistra del mio corpo sembra abbia subito l’impatto con un gatto delle nevi talmente è indolenzita e legata. Il pensiero risale alla giornata precedente e l’accaduto torna di prepotenza alla memoria. Il passaggio in farmacia, il rientro all’appartamento, la cena,  pizza da asporto che la moglie era gentilmente uscita a prendere, con un paio di birrette, per evitarmi ogni affaticamento.La lettura delle istruzioni del medico e della posologia dei farmaci,  “Una bustina e una compressa dopo i pasti”,  citavano entrambe, già, ma mica precisavano quanti pasti. Colazione, bustina e compressa. “Te la senti” mi chiede mia moglie osservandomi dubbiosa e preoccupata. Accenno a qualche movimento, il braccio non vuole saperne di alzarsi oltre la spalla, la cassa toracica mi procura delle fitte quando, dimentico, compio bruschi movimenti, (prego non mi venga la tosse), la gamba sinistra avanza con difficoltà, sopra un anca che sembra scricchiolare ad ogni movimento, i medicinali non hanno ancora fatto effetto. “ Si prova” rispondo guardando fuori dalla finestra, la giornata che si annuncia è stupenda, come dovrebbero essere le altre a seguire e non ho nessuna intenzione di trascorrerle sul divano a guardare la tv o a letto. “ Se proprio non mi sarà possibile rimarrò tranquillo sul terrazzo di qualche rifugio a prendere il sole e a scattare qualche foto e tu potrai sciare” commento. Piano e con calma ci si avvia verso gli impianti, di San Cassiano naturalmente, il Plan de Corones immagino dovrà scordarsi a lungo della mia persona.

Giunti al parcheggio inizio a calzare gli scarponi, l’antidolorifico inizia a fare il suo effetto ed i movimenti si fanno più fluidi e meno contratti, lentamente cercando di non scivolare percorro la distanza che separa il parcheggio dalla pista, la spalla fa male se forzo, l’anca mi consente brevi passi senza procurarmi dolore, calzo gli sci e mi appresto ad affrontare il breve tratto di discesa che mi separa dalla partenza degli impianti, primo banco di prova. Con mia grande sorpresa mi rendo conto di riuscire a sciare senza troppe difficoltà, il movimento fatto sullo sci, certo senza forzare, non mi provoca dolore ed un barlume di speranza comincia ad affacciarsi nella mia mente, subito offuscato dai fatti successivi. Togliere gli sci, piegarsi per raccoglierli, camminare con sci e racchette per percorrere quella ventina di metri che mi separano dalla cabinovia mi costano uno sforzo non indifferente e i muscoli ammaccati si fanno sentire. All’arrivo  problema si presenta nuovamente, raccogliere gli sci, scendere,  portarsi a lato e calzarli, poi dover racchettare, sci ai piedi, ancora per una ventina di metri, cercando di non  scivolare di lato per evitare strappi e fitte, spingendomi in avanti solo con la racchetta destra. Non sono pochi i minuti che impiego per raggiungere il primo pendio che porta alle piste di discesa. Evito di proposito la pista di destra, è una rossa e almeno per il momento non vorrei  prendermi degli inutili rischi e mi dirigo a sinistra, qui inizia una pista blu di non più di trecento metri, a quest’ora ancora tranquilla e poco frequentata, guardo mia moglie che mi osserva preoccupata, le sorrido, strizzo l’occhio e con un cenno della mano le indico, andiamo. Quando giungo in basso sono felice, sì, difficile spiegare la gioia per avere percorso quei trecento metri sciando tranquillamente quasi senza problemi facendo attenzione solo a non forzare troppo nelle curve ed ad evitare il passaggio frontale sulle poche cunette presenti. In basso mi sono diretto automaticamente verso la seggiovia che porta al rifugio, ci sono giunto tranquillamente scivolando sugli sci rallentando leggermente e senza alcuna fatica, il fatto mi suggerirà il comportamento e le scelte che effettuerò nell’arco della giornata e di tutte le giornate successive. Aspetto mia moglie che arriva, mi guarda e subito vedendo la mia espressione sorride sollevata. In alto ci fermiamo a prendere un caffè lasciando gli sci a terra sulla neve proprio di fronte al rifugio, ci sediamo fuori sul terrazzo al sole e decidiamo quello che sarà il programma della giornata e delle giornate seguenti.


Definiamo un paio di percorsi che snodandosi entrambi lungo una decina di piste siano tutti serviti da seggiovie facilmente  raggiungibili al termine delle discese, senza la necessità di racchettare e senza dover togliere gli sci ogni volta. Così trascorro le altre giornate della settimana bianca, sciando lungo percorsi predeterminati e non troppo impegnativi ma comunque felice di poterlo fare, fermandomi di frequente per bere un caffè o una birra, per mangiare sempre ottimamente nei vari rifugi posti lungo il percorso  e per scattare delle foto visto che le stupende giornate me lo consentono. Certo sono stato costretto a rinunciare ad una parte del mio programma, ho dovuto semplicemente scordarmi di quelle piste che mi ero programmato di affrontare negli ultimi giorni, nelle mie condizioni il rischio sarebbe stato troppo grande, ma  sono felice così, con l’ausilio de qualche bustina e compressa in più sono comunque riuscito a sciare tutti i giorni rimanenti della mia settimana bianca e francamente non ci speravo più dopo quanto accaduto. Anche le serate trascorrono piacevolmente seduti nei ristorantini della valle di fronte a piatti tradizionali o tipici locali ed a delle bottiglie di ottimo vino, particolare il sabato sera alla Stria di Colfosco,  tris di paste fresche, ai formaggi, ai funghi ed al ragù di capriolo, sella di cervo in salsa e verdure grigliate, per terminare con un semifreddo di mirtillo al miele, cosa vuoi di più dalla vita? Domenica mattina in auto mentre torniamo verso casa, ricordiamo quanto accaduto nei giorni trascorsi, ridendo, malgrado le fitte al torace ed al fatto di dover continuamente cercare una posizione diversa alla guida a causa della gamba, di quando accaduto il mercoledì al Plan ed  innalzando al titolo di Gatta di Marmo, l’inqualificabile colpevole dell’accaduto. Poi  come sempre ci capita durante il ritorno senza quasi accorgercene iniziamo a programmare quella che sarà, speriamo,  la settimana bianca del prossimo anno. Certo durante la stagione si andrà ancora a sciare nei comprensori sciistici poco distanti da nostro luogo di residenza, saranno anche giornate divertenti, ma non potranno essere assolutamente la medesima cosa. Ciao dolomiti, alla prossima.

                           

                                                                                                                      refusi

Fine

 

Settimana bianca – incontri ravvicinati di un certo tipoultima modifica: 2008-03-09T18:45:00+01:00da
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