parole e immagini

Ricordi

Non è una poesia, e quello che è, solo un ricordo dovuto.
A mio padre

Padre,
il tuo ricordo mi assale
ora
che non sei più che ombra.
Dai miei pallidi ricordi infantili
riappari confuso
nascosto dietro un vetro appannato,
il tuo volto
inesorabilmente si confonde
in innumerevoli abituali gesti
all’infinito ripetuti.
Sovrapposti sorrisi
stirati da stanchezza,
occhi lucidi
di lacrime mai versate
celati da opache lenti.
Il capo chino
sul libro mastro di casa,
(un povero quaderno)
teso a far quadrare
impossibili conti
che mai permisero
un attimo di riposo,
un sorriso che non celasse
l’inganno,
per non mostrare a noi,
innocenti,
il peso della vita.
Padre,
solo ora ricordo
che mai allora
avemmo occasione
di parlare di alcunché
che non fosse d’obbligo,
ne allora ne poi.
Padre,
come si è perso il tempo
nei silenzi
che la stanchezza
portava a tarda sera.
Ricordo padre
la tua pena,
la tua impotenza
in quella casa così piccola
in un mondo tanto grande.
Ricordo padre,
quando raramente raccontavi
della guerra, dell’Albania,
dove dicevi
si combatteva senza morire
e si moriva senza combattere,
la partenza
l’occupazione in Francia
dove a salvarti fu
quel moschetto inutile,
ruggine, senza pallottole
che hai partigiani
provocò un sorriso
ed un cenno, vai.
Ricordo ancora
padre,
il tuo primo, vero sorriso
la mal celata gioia
rivelata
il luccichio degli occhi
di fronte a quella moto,
il primo lusso
di un intera vita.
Ricordo padre
i tuoi racconti entusiasti
per le tue gite fuori porta,
 a Novara, a Pavia,
ricordo il tuo orgoglio
per quella vittoria
nella gara di regolarità.
ottenuta per merito
e per fortuna
senza un cronometro.
Ricordo
la tua esperienza più grande
la tua emozione più forte,
più forte delle guerra d’Albania,
della spedizione in Francia,
della fuga in Svizzera
braccato dei tedeschi,
Il tuo viaggio in moto
a Barcellona,
un sogno realizzato,
forse,
l’unico.

 

                                                               refusi

Ricordiultima modifica: 2007-11-25T10:30:00+01:00da
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