Ott 9, 2017 - dialoghi, pensieri    Commenti disabilitati su Monologo da un dialogo di un forum perso e domande senza risposta – 1

Monologo da un dialogo di un forum perso e domande senza risposta – 1

rendisenzagiunz

Esisteva un forum sulle pagine di Virgilio ora chiuso (da loro), a tratti inserirò nel blog degli spezzoni salvati, così, per ricordarlo.

 

… è forse la notte che mi porterà la luna di un nuovo giorno?
la notte porta solo a nuove albe, le albe a nuovi giorni, i giorni a nuovi tramonti e i tramonti a nuove notti che porteranno il ricordo di altre notti, di altre albe, di altri giorni, di altri tramonti, di altre notti, in un susseguirsi di ricordi di rimpianti di rimorsi e di sogni che ci accompagneranno a nuove notti…

 

anche se…

qui il sole splende, i tulipani, i narcisi e le viole riempiono di colore le aiuole che costeggiano la riva del lago, i bambini si rincorrono vociando, mentre le gente esce lentamente dalla chiesa e si dirige all’edicola ad acquistare il giornale od al bar per l’aperitivo, è un giorno di festa per chi crede ma anche per gli altri, perché i giorni di pace sono comunque giorni di festa

 

ma quando è la tua anima che canta…

non sei più tu che accarezzi le note, ma è la musica che ti avvolge e ti accompagna, qualunque sia la canzona cantata…
vicino al mare o ai monti, esiste…

esiste sempre un luogo dove fermarsi, dove noi riteniamo sia giusto fermarsi, un luogo sulla riva del mare, con nelle narici l’odore della salsedine portato dalla brezza mattutina, le barche dei pescatori che ondeggiano mosse da lievi onde e il sole che riflesso dall’acqua dona al paesaggio un aspetto arcano, o un luogo dentro ad una valle alle pendici di monti dove ancora, anche nelle estati più calde, si possano scorgere tracce di neve e dove l’aria profuma di erba appena tagliata, di fiori, di resine di pini. Dove sedersi tranquilli, perdersi con lo sguardo all’orizzonte al limite del paesaggio, sorbirsi lentamente un caffè e ricordare… Esiste ancora un luogo chiamato casa

 

questa mattina…
sono uscito a fare quattro passi, giunto al lago verso la fine del paese dove il fiume (piccolo in verità) sfocia nel lago stesso, ho notato su di una piccola secca un anatra, circondata da un nugolo all’apparenza di passeri così visti da lontano, mi sono avvicinato, e ho visto con sorpresa otto piccolissime palle di pelo, intente a leccarsi per ripulirsi dei residui dell’involucro in cui a lungo erano state trattenute, la madre le osservava di poco distante, ed il padre, un germano dai colori sgargianti, controllava la scena poco più in là, per allontanare eventuali indesiderati intrusi, uniti in un unico gesto d’amore… la vita è bella così come nasce, siamo noi a renderla con le nostre azioni troppe volte infelice, nella semplicità la gioia, in un semplice gesto d’amore, quello della madre verso i suoi piccoli il senso della vita, e noi presuntuosi continuiamo a porci al centro del creato…

Set 16, 2017 - poesie    Commenti disabilitati su Piazza duomo

Piazza duomo

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Maestosa, squadrata,
geometrica e pura
appare improvvisa
racchiusa fra mura.
Di sotto le case
i portici ombrosi,
si muovono danzanti
in archi sinuosi.
La luce dell’alba
che cade radente
disegna il profilo
del duomo imponente.
Fra guglie e merletti
troneggiano pesanti
in profili marmorei
la statue dei santi.
Il vecchio Broletto
ai lati del Duomo
ricorda gli antichi
splendori di Como.
e ancora più a lato
svettando nell’aria,
solenne si leva
la torre campanaria.
Rintoccano le ore
e scossi dai suoni,
volteggiano nell’aria
a stormi i piccioni.
Il mattino si inoltra
ed i primi rumori
iniziano sommessi
a echeggiare fra i muri
Già i primi turisti
si affacciano sorpresi
con gli occhi sgranati
i fiati sospesi,
ma i turisti moderni
di tempo ne han poco
sollevano le reflex
e scattano le foto,
e poi, via di fretta
con passi veloci
portandosi appresso
ricordi fugaci.
Ma incurante di tutto,
dei santi e del duomo
si muove frenetica
la gente di Como.

 

Set 15, 2017 - poesie    21 Comments

Il nemico

a Dino Buzzati
(liberamente associata a “il deserto dei tartari”)

el bagawat

 

Sono là in fondo, vedi,
confusi col pensiero
là, fra la sabbia e i sassi
del tuo deserto nero
e là ci son da sempre,
ci sono sempre stati,
solo volutamente
li abbiamo dimenticati
                                                  Non chiuder gli occhi stanchi,
                                                  non abbassar la mano,
                                                  allerta, allerta giungono,
                                                  eccoli capitano.
Qui sopra queste mura
sguardi, volti lontano,
aspettano che la pugna
giunga a squassare il piano
e nell’attesa atroce
si torcono le budella,
che giunga la giornata.
che giunga e che sia quella.
                                                    Non chiuder gli occhi stanchi,
                                                    non abbassar la mano
                                                    allerta, allerta giungono,
                                                    eccoli capitano.
Scruta lo sguardo attento,
scruta fra pietre e sabbia,
fra ombre che all’orizzonte
sfuggono fra attesa e rabbia.
Dentro un silenzio privo
di suoni, le emozioni
nascono di dentro
in sordide esplosioni.
                                                     Non chiuder gli occhi stanchi,
                                                     non abbassar la mano,
                                                     allerta, allerta giungono,
                                                     eccoli capitano.
Scorre un intera vita
così, sopra le mura,
in attesa di un nemico,
di gloria e di paura.
Scorre l’intera vita
in cose senza senso,
scordando quel nemico,
che portavamo dentro.
                                                      Chiudi quegli occhi stanchi,
                                                      poni la lesa mano,
                                                      ora il nemico è giunto,
                                                      dormi, mio capitano.
(ripostata)

 

 

 

 

 

Ago 14, 2017 - poesie    Commenti disabilitati su Voyeur (Fatti e misfatti 2)

Voyeur (Fatti e misfatti 2)

VOYEUR-MIRROR-BY-BBMDS-1

 

 

Ho trascorso il mio tempo

tra parentesi,

osservato il dolore

dalle fessure di un persiana

per paura della sofferenza,

ho guardato le emozioni

dal buco della serratura

per non esserne coinvolto.

Ho trattenuto il riso

serrando i denti,

nascosto le lacrime

volgendo il capo

per non essere visto.

Ti ho guardata.

sì, ti ho guardata

da lontano,

dietro angoli di strade

dal tavolino di un bar

nascosto tra la folla.

Ti ho ascoltata ridere

ti ho vista piangere

esultare nei successi

disperarti nelle disgrazie

e mai, mai ti ho teso la mano

mai ti ho sorriso

partecipando alla tua gioia

mai ho asciugato le tue lacrime

lenito il tuo dolore

lasciando fosse anche il mio,

e mai, mai ti ho parlato d’amore

vita.

 

 

Ago 12, 2017 - genesi e nemesi, poesie    Commenti disabilitati su Inferno

Inferno

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Vita e morte,
amore e odio.
Tristezza, malinconia,
gioia, allegria
e dolore
si incrociano
sul nostro cammino,
dal primo all’ultimo giorno.
Inferno,
di rimorsi e rimpianti.
Ragnatele di ricordi,
di lacrime e di canti,
ci accompagnano
come folli fantasmi,
dal primo all’ultimo giorno,
e dopo di ciò
quale sadico dio
ai nostri numerosi errori
potrà, dare castigo?

Ago 11, 2017 - genesi e nemesi, poesie    Commenti disabilitati su Noi, che facciamo il tempo

Noi, che facciamo il tempo

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Tempo,
tempo di ieri,
tempo di oggi,
tempo di domani.
Noi, che facciamo il tempo
noi, che cambiamo il tempo
e il tempo
cambia noi.
Ma noi,
noi facciamo il tempo.
Quanto è passato
dacché il primo essere,
uomo o chi
creò l’oggi
che divenne ieri,
che sarà domani.
L’ultimo uomo
o chi per lui
distruggerà il tempo
con l’ultimo domani,
l’ultimo oggi,
l’ultimo
già scordato
ieri.

Lug 25, 2017 - pensieri    Commenti disabilitati su Una sera… Pignoletto 2

Una sera… Pignoletto 2

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Ecco, ci risiamo, a volte i giorni e più spesso le sere, sembrano nel loro contesto dei dejà vu, il cielo stellato, la brezza sul lago che soffia anche sul tuo terrazzo e che ti impedisce di cenare fuori, l’aria che a causa dei precedenti temporali ha rinfrescato di brutto e che torna a stimolare appetiti diversi, più sostanziosi. Fette di salame tagliate grosse, formaggi a bocconi tutti li sul tagliere con cetrioli, peperoni farciti e olive, dannati e invitanti allo stesso tempo, e la dieta programmata per il periodo estivo va bellamente a farsi benedire e a capo tavola, naturalmente, ancora lui, il Pignoletto che troneggia nella sua elegante tenuta verde e slanciata. Lui brillante, frizzante e naturalmente pignolo, che ad ogni sorso ti fa il punto della situazione, prima benevolo, poi con il passare del tempo, delle libagioni e dei calici, comincia a farti le pulci, beh dovrei esserci abituato solitamente sono io a farle, ma non è così. Lui ama puntualizzare, non si accontenta di risposte evasive, d’altronde se così non fosse, non sarebbe certo quel pignolo che è, un Pignoletto appunto. E così, lentamente mentre la figura verde ed elegante perde di consistenza, si svuota, anche i pensieri vagano, mossi dal vento sulle onde di un lago che la sotto tende a farsi sempre più buio e a confondersi con le rive, come i miei pensieri per merito o per colpa del Pignoletto, come già detto in passato un tipo comunque pignolo.

Giu 28, 2017 - opinioni, poesie    Commenti disabilitati su Politicanti

Politicanti

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Di parole

riempite bianca carta

con grandi idee

spesso campate in aria.

Vi illudete voi?

O al nostro sudore

rubate bianco pane?

Giu 20, 2017 - genesi e nemesi, poesie    Commenti disabilitati su Frattali

Frattali

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Frattali, curve

in costante ripetizione

conducono l’uomo

a ricalcare sempre

i propri passi,

il futuro si specchia

nel passato,

compiacendosi

della propria immagine.

Giu 15, 2017 - racconti brevi    1 Comment

In alto, tutto è più buono.

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Ma quanto manca? La tua voce mi giunge alle orecchie, suona affaticata, il respiro affannoso, la gola secca, da due ore siamo su un sentiero che sale verso il giacciaio. Non è particolarmente difficile come sentiero ma è impervio, quando cammino chino in avanti sotto il peso dello zaino sembra che i sassi mi debbano sbattere in fronte. Poco ancora poco, rispondo, si e no dieci miniti. Rispondo senza girarmi, anch’io ho il fiatone e per quanto il panorama visto da lì sia bellissimo, non mi volto per evitare quella sensazione che ti prende quando sei in alto ed affaticato, quella di poter perdere l’equilibrio e rotolare di sotto. Uno sguardo verso l’alto, un respiro profondo e via, gli occhi fissi concentrati sulla punta degli scarponi, avanti, avanti, passo dopo passo. La stanchezza si fa sentire, e anche i pensieri che di solito mi accompagnano mentre salgo cominciano a latitare, così come sempre inizio a contare i passi, un, due, tre, …..contocinque……….duecentodieci.. ………… Quanto manca ancora?  La tua voce mi raggiunge nuovamente e per la terza volta mi chiede quanto manca ed io sempre a risponderti poco,  ancora poco si e no dieci minuti, e nel frattempo è già trascorsa più di un ora.
Ma questa volta è vero, manca poco, basta girare là dove il sentiero curva e si perde nel cielo, dai questa volta siamo quasi arrivati, un sorso d’acqua e avanti dai, e si ricontano i passi, uno, due, tre, …
centodieci………….duentoottantasette. Improvvisamente il sentiero volta, spiana, e incassato tra due cime chiuso in una piccola valletta, il ghiacciaio. Non e un ghiacchiaio enorme, è lungo solo un migliaio di metri e largo si e no duecento, ma è comunque impressionante da vedere, siamo arrivati, stanchi sudati e l’aria  che scende nella valletta più che fresca è gelida, ma restiamo lì in contemplazione stanchi, sudati, vestiti solo delle bermuda e dei calzettoni, in quanto la prima cosa che abbiamo fatto appena arrivati è stata quella di togliere gli scarponi. Respiriamo a pieni polmoni, guardiamo verso le cime e verso valle cercando di scorgere, giù alle pendici, il piccolo paese dal quale siamo partiti qualche ora prima, poi come un rito, ci chiniamo a bere l’acqua che in piccoli rivoli e cascatelle si disperde dal nevaio. Ci asciughiamo dal sudore e ci laviamo rabbrividendo con quell’aqua gelida, per coprirci subito dopo con camicia, felpa o maglione, il cielo è di un blu intenso, il sole è alto ed è anche caldo e forse dopo se troveremo un piccolo affranto, al riparo dal vento, ci sdraieremo un po’ a prendere il sole, ma per ora ci sediamo su alcuni massi ai lati del ghiacciaio, apriamo gli zaini e, sul masso più grande e più piano approntiamo una tavola improvvisata, l’acqua il vino, si prendono i panini , si sono conservati abbastanza bene sono ancora croccanti, si tagliano col coltello e si inizia il rito, il taglio del salame, fette corpose, rosse, profumate. Mentre io taglio lei le libera della pelle e le dispone ordinatamente all’interno del pane, e in quell’aria fredda si respira per un attimo l’accattivante profumo del pane e salame, sino a quando quasi con frenesia affondiamo i denti nel pane, per il primo saporito boccone ed è quasi estasi. Un bicchiere di vino o di acqua, e in silenzio si continua a masticare quel pane e salame che sembrano le cose più buone che esistano al mondo. In alto, tutto è più buono. Dopo ci aspetta il ritorno e sarà altrettanco faticoso che la salita, ma questa è un altra storia, e in noi per sempre rimarrà il ricordo di quella fatica, di quel piccolo ghiacciaio, di quel pane e salame.

refusi

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