Giu 13, 2017 - genesi e nemesi, poesie    Commenti disabilitati su … e andiamo

… e andiamo

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…e andiamo

con l’entusiasmo di chi

della vita

conosce solo fiabe,

andiamo.

Come un immenso gregge

che in pascoli bruciati

cerca erba verde

e rivi ancora ignari,

andiamo.

Verso insicura sorte

come candele accese

tremolanti

all’alito del vento

andiamo.

Verso un sicuro porto

che non è mai lontano

per tutti ha un nome

morte,

sicuramente andiamo.

Giu 13, 2017 - racconti brevi    Commenti disabilitati su Italia Germania 4a 3, ovvero mademoiselle C…….

Italia Germania 4a 3, ovvero mademoiselle C…….

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Correva l’anno 1969, finito il servizio militare da pochi mesi, avevo da poco trovato un nuovo impiego più interessante e meglio remunerato quale responsabile commerciale presso una locale azienda operante nel settore tessile. Il nuovo lavoro comportava la conoscenza della lingua francese, visto che era per la gestione delle vendite su tale mercato che ero stato assunto, pertanto, visto che le mie conoscenze di questo idioma risalivano ai lontani tempi delle scuole medie e non era di certo esaltante, decisi di iscrivermi ad una scuola serale per migliorarne la conoscenza.

Fu così che ti conobbi, mademoiselle C………. , insegnante ventitreenne, francese di origine italiana, Varesina per l’esattezza, bruna formosa, occhi neri, sguardo sognante, con quel canino superiore al lato destro della bocca leggermente spostato in avanti che rendeva il tuo dolce sorriso involontariamente provocante e con quell’immancabile erre moscia, fRancese come amavi specificare, un po’ per vezzo un po’ per scusa.
Ricordo l’inizio dell’anno, in classe una quindicina di ragazze, nessuna degna di attenzione e una decina di ragazzi, fra i quali un paio, a giudizio delle allieve, proprio niente male, e tu che sembravi uscita da una telenovela, ora potrei dirlo, allora non esistevano ancora. Camicetta bianca, golf azzurro di cachemire, che più che nascondere accentuava le curve del seno, gonna nera a tubo, francesine mezzo tacco, l’abbigliamento classico delle insegnati del tempo che non riusciva comunque a nascondere la freschezza della tua giovane età e le provocanti forme del tuo corpo. Iniziò subito la gara, fra noi alunni per attirare la tua attenzione, io me ne restavo un po’ in disparte, ero molto timido allora ed insicuro dei miei mezzi, timido lo sono ancora, ma mi conosco molto meglio. Non mi spiegavo l’attenzione che allora mi dedicavi, mademoiselle, ritenevo fosse dovuta al fatto che io con già un infarinatura delle tua lingua, fossi quello che meglio si prestava alle conversazioni in francese che tu tenevi per oltre meta del tempo di lezione. Così trascorse quasi tutto l’anno scolastico, dove la lingua non si studiava più per un fattore di studio, almeno per quanto riguardava noi ragazzi, ma solo per farti piacere, in una sorta di competizione per la conquista di un premio, sino a quella sera di maggio. Un maggio del 1970, l’anno dei mondiali di calcio in Messico, quella sera in cui si scatenò un temporale, e subito ci fu chi cerco di approfittarne offrendoti un passaggio con l’auto, ma tu declinasti l’invito, e mi guardasti sorridendo, non so come trovai il coraggio ma………..“ Ho l’ombrello in macchina- proposi- se vuole l’accompagno così facciamo quattro passi a piedi“. Sorridesti ancora ed accettasti l’invito, c’incamminammo così, sotto quell’unico ombrello lungo le vie del centro, non abitavi molto lontano dalla scuola, solo pochi minuti che però a me parvero eterni, mentre io faticavo a spiaccicare parola, e tu mi raccontavi dei tuoi trascorsi di bimba, presso i nonni in quel di Luino, sulle sponde di un lago non molto distante e simile a quello sulle cui sponde risiedevo, ma comunque a me allora sconosciuto.
Dopo quella sera ne vennero altre, sere senza pioggia, tiepide sere primaverili nelle quali io sempre a piedi ti accompagnavo lungo le strade sino a casa, un po’ meno silente, raccontando anch’io le bellezze di quell’altro lago che meglio conoscevo, quasi in una disputa, ognuno a vantare con foga le bellezze dei luoghi, che conosceva, sino a quella sera in cui tu ti proponesti di farmi da cicerone per farmi visitare, in una gita domenicale, i luoghi amati della tua infanzia. Quella domenica, il 19 giugno 1970, la domenica di Italia Germania dei mondiali di calcio. Passai a prenderti al casa poco dolo le 13 di quella domenica ormai estiva, soleggiata e calda, con la mia auto, una Fiat 600, Abarth diceva lo scudetto blu e rosso con lo scorpione applicato ai fianchi della vettura, ma che probabilmente assieme alla marmitta ed ai tubi di scappamento maggiorati, era tutto quello che di Abarth possedeva quella vettura. Mi venisti incontro con una camicetta rosa aperta un foulard dello stesso colore al collo, una mini scozzese rossa e nera e sandaletti col tacco, salisti sull’auto sorridente e ti accomodasti sul sedile, ed io ricordo, rischiai subito l’incidente, intento mio malgrado a sbirciare quelle gambe che cosi provocanti uscivano da quel lembo di stoffa. Ci avviammo così, verso quei luoghi che tu tanto ben conoscevi, verso Luino, e poi su in una valle del luogo sino ad un rifugio, di cui non ricordo il nome e dal quale si poteva ammirare il panorama del lago, a sud Arona e le isole Borromeo e a nord su sin quasi a Locarno ed alla Svizzera, e tu che col sorriso negli occhi mi raccontavi i tuoi trascorsi e con malinconia il ricordo dei nonni che ti avevano accompagnato nella tua infanzia. Si era fatto quasi sera e prendemmo così la vie del ritorno, quella sera l’appuntamento per me era al bar, con gli amici tutti a tifare Italia, la partita sarebbe iniziata alle 19 ore italiane, arrivammo così sotto casa tua, scesi per salutarti accompagnandoti al portone e, fu lì che tu mi chidesti :“Vuoi salire a farmi compagnia, così guardiamo assieme la partita.” Cerco ancora oggi di ricordare esattamente cosa successe, cosa mi spinse a rispondere di no, risposi di no,capite di no, con un monosillabo distruggevo un sogno, mi scusai, farfuglia degli amici al bar , che non volevo disturbare; si ricordo ancora come tu più volte in classe, forse per evitare domande imbarazzanti o forse perché vero dicesti di dividere l’appartamento con una dolce vecchietta che ti ospitava , ma ancora oggi mi chiedo se non sia una scusa da me aggiunta al ricordo per giustificare la mia stupidità. Ricordo la sera dopo, lunedì lezione , entrasti in classe mentre noi ancora infervorati discutevamo del risultato di quella partita e tu allora, con aria indifferente rivolta verso la classe ma fissandomi negli occhi dicesti. “Si anch’io ho visto la partita, ma ho dovuto guardarla da sola, la signora che mi ospita era in visita dalle sue amiche e non è rientrata che oggi.” Non ho pianto, ma avrei voluto farlo, avrei voluto urlare la mia stupidità al mondo, avrei voluto chiederti scusa, per non avere capito, per avere preferito la compagnia di un gruppo di persone urlanti alla tua, ma quella sera non trovai il coraggio di farlo, ne quella sera ne poi, anche perché tu, ferita, mi evitasti e non cercasti più la mia compagnia.
L’anno scolastico ormai era alla sua fine e tu annunciasti che la settimana seguente saresti rientrata in Francia, dandoci appuntamento all’anno successivo. Passarono i mesi estivi io tornai dalle ferie, ripresi il lavoro e mi iscrissi al corso di perfezionamento, attesi con ansia l’inizio delle lezioni con il fermo desiderio di porgerti quelle scusa che non avevo trovato il coraggio di fare, col desiderio di rimediare e la prima sera entrato in aula guardai verso la cattedra, ma non c’eri tu, una gentile signora quarantenne mi invitò con un sorriso a prendere posto…………….
Non ti ho più rivista mademoiselle C……………..ma sei rimasta sempre nei miei ricordi ………col tuo volto, col tuo sorriso e con l’offerta di quel dono che io stupido non sono stato in grado di capire e di accettare e tutte le volte che qualcuno parlando di sport ricorda il fascino di quelle vittoria del calcio italiano, dentro associato al ricordo ho un velo di malinconia per ciò che non è stato e da allora, ho avuto altri rimpianti, quelli di essermi perso alcune partite della nazionale italiana nel corso di altri mondiali.

Giu 8, 2017 - pensieri    Commenti disabilitati su Negli occhi come nel cuore

Negli occhi come nel cuore

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Negli occhi, come nel cuore, le immagini, come la parole hanno una loro voce

che racconta di tempi trascorsi lasciando tracce diffuse di malinconia, ricordi…

 

Giu 4, 2017 - genesi e nemesi, poesie    Commenti disabilitati su Deserto

Deserto

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Dentro,
tanta voglia di piangere.
Ma lacrime dissipate
da un millenario ego
più non trovano
alcuna fonte

 

Giu 1, 2017 - poesie    Commenti disabilitati su Dove sorge il sole

Dove sorge il sole

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Dove sorge il sole
o dove tramonta.
Ai confini del cielo
volgi lo sguardo assorto,
sogna.
Oltre linee confuse
cerca,
nuove catene arcane,
nuove promesse
d’amore.
Il tempo per ricordare
e poi ancora
dove tramonta il sole,
o dove sorge.

 
Mag 29, 2017 - pensieri    3 Comments

Io in te amo

 

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Io in te amo tutte le donne del mondo.

Amo il ricordo di una madre che mi sorrideva,

che mi scostava i capelli dal viso,

che mi asciugava le lacrime,

che mi rimboccava le coperte e che

mi accompagnava al sonno con tenere carezze,

che mi diceva “Su dai non piangere sei un ometto ormai”.

In te io amo

quella ragazzina con gli schettini

che un giorno ormai lontano

si fece incontro sorridendo

tendendomi la mano chiese

Dai pattiniamo insieme vuoi?”

Io in te amo il ricordo del primo sorriso,

della prima complice stretta di mano

del primo bacio d’amore.

Amo il ricordo di tutte le donne che ho conosciuto,

quelle che ho amato non corrisposto,

quelle che mi hanno amato non corrisposte,

in te amo il volto indistinto

che mi sorride ogni notte

al limitare di un sogno.

In te amo la nera donna d’Africa,

l’algida donna nordica,

la tenera donna latina.

Io in te amo ogni madre,

ogni moglie, ogni figlia

che ogni giorno affrontano la vita

con un sorriso e uno sguardo di tenerezza.

Io in te amo tutte le donne

che mi amano e che io amo.

Io in te,

amo l’amore.

 

                                                                                                  

Mag 27, 2017 - poesie    Commenti disabilitati su Piccola vela

Piccola vela

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Lontano,
mia piccola vela.
Lontano,
confusa sul ciglio,
fra linee
di cielo e mare.
Dove l’orizzonte
all’infinito si fonde.
Lontano
mia piccola vela,
lontano
malinconia
lontano
dove portano i ricordi.

 

Mag 25, 2017 - poesie    1 Comment

Patetici pagliacci

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Malinconiche gesta
perennemente ripetute
nei giorni
che si susseguono
uguali.
Continua ricerca.
Coperti
da chiassosi ceroni,
noi
in un tempo fuggiasco
a tentoni nel buio
cerchiamo.
Mani tese ad afferrare
un nulla
da altre mani perso.

 

Mag 22, 2017 - poesie    Commenti disabilitati su Sera

Sera

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Sera brumosa
sulle rive del lago,
una barca, cullata
dalle onde
dondola piano.
Silenzio.
Solo l’acqua
lambisce le sponde
con moto ineguale,
rispecchiando;
su deboli onde,
il grigiore
di un cielo invernale.

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