

Parlare di tutto
Parlare di tutto,
di te, di me,
di noi.
Di ciò che saremo
o faremo.
Del tempo passato,
ormai perso.
Di cose vecchie
più di noi
e del mondo.
Cose vane.
Poi
cala il sole
e il buio rimane.
Dentro noi,
arido silenzio
Parlare di tutto,
di te, di me,
di noi.
Di ciò che saremo
o faremo.
Del tempo passato,
ormai perso.
Di cose vecchie
più di noi
e del mondo.
Cose vane.
Poi
cala il sole
e il buio rimane.
Dentro noi,
arido silenzio
Invertendo l’ordine dei fattori il prodotto… cambia, cambia.
Chi ha dato ha dato ha dato
chi avuto ha avuto avuto
il tempo ormai è finito
anche se sto ancora qua
Volgo il pensiero all’acque
volgo lo sguardo ai monti,
occorre essere pronti
per quando via si andrà.
L’unica cosa certa
che a tempo pieno o perso
ogni giorno un dolore diverso
mi ricorda in modo assai eccessivo
che sono ancora vivo.
Passi oltre
ignorando tutto quanto
ma dentro
nascosta al mondo
un anima disperata
piange.
Dove è il mio tempo?
Inutilmente interrogo il silenzio.
Dove è?
Dello ieri perso
nulla mi rimane.
Di mio solo ricordi.
Dove è?
Il domani non mi appartiene ancora,
e forse non mi apparterrà.
Dove è il mio tempo?
È forse nell’istante di un pensiero
che rapido consumo e perdo,
è già passato
è ieri.
Dove è il mio tempo?
Ho attraversato il mondo
in punta di piedi
cercando di non dar fastidio
più di tanto.
Ho visto la mia pelle
scurirsi al sole
i miei capelli
imbiancare al tempo, cadere.
Ho osservato il sole sorgere
perdersi nella luna
mille volte e mille volte ancora
senza che nulla cambiasse.
Ho raccolto la pioggia
nel palmo delle mani
come fossero le lacrime di un bimbo
o di un mondo intero.
Ho osservato muto
la folla aggredire il diverso
e ho dissentito, ma da lontano
lasciando che accadesse.
Ho sognato amori eterni
e vissuto amori effimeri,
ho abbracciato ideali
combattuto battaglie inutili.
Ho assimilato, in migliaia di passi
la ripetitiva costante
stupidità dell’uomo
negli stessi errori, negli stessi gesti.
Ho camminato su un infinità di strade
attraversato città e paesi
senza carpirne i segreti
dimenticando il senso del percorso,
e ancora oggi mi sto chiedendo
cosa farò da grande
C’era un dio sopra le scale
che guardava giù
Sotto c’era un animale
che guardava su
Poi improvviso sulla scena (a metà scale)
sei arrivato tu
Ora il dio e quell’animale
non ci sono più
Non più così,
non più.
Voglio andare,
riempire l’ansia,
gettare sabbia
negli squarci dell’anima
per saturare il tempo.
Non più così,
non più.
Non più spazi
fra stella e stella,
demolire le pareti
di falsi, lontani orizzonti.
Vedere.
Non più così,
non più.
Non più domande
soffocare il tumulto
di voci,
di false risposte.
Sapere.
Consumiamo i nostri giorni
come consumiamo i pasti,
voracemente inghiottiti
senza assaporarne il gusto,
senza alcun piacere,
già ansiosamente protesi nell’attesa
di un nuovo domani.
Milioni di domande
ripetute miliardi di volte
hanno arrochito la nostra voce,
spento ogni angolo del nostro cervello
precludendo qualsiasi spazio
ad ogni possibile risposta.
Inconsapevoli sciacalli
ci nutriamo dei nostri resti.
Selva caduta in disgrazia,
anno per anno
soffrendo, perdi
innumerevoli figli.
Soffrendo cedi spazio.
Nuove foreste,
agglomerati freddi
di cemento e vetri
sorgono a coprire
vuoti lasciati.
Su ferite aperte
pus.
VERDE VITA
GRIGIA MORTE
GRIGIO AL VERDE
MORTE A VITA
Selva caduta in disgrazia.
estinti ormai
gli ultimi animali amici.
Silenti ormai da tempo
i tuoi ultimi bastioni di difesa
protesi invano.
Braccia di verdi rami
silenziosi eroi.
VERDE VITA
GRIGIA MORTE
GRIGIO AL VERDE
MORTE A VITA
Selva caduta in disgrazia
il cemento già ti avvolge
il fumo ammorba l’aria
toglie vita.
Impotente guardi avanzare
in quei meandri grigi
presuntuosi
distruttivi insetti,
parassiti.
VERDE VITA
GRIGIA MORTE
GRIGIO AL VERDE
MORTE A VITA
Nell’occhio della farfalla
la paura e il terrore
di ritornare bruco.
Ho tessuto con gioia
il mio bozzolo
avvolto paziente
filo su filo
e ho atteso.
Poi con ansia
ho forato l’involucro
ma ancora una volta
ne sono uscito
bruco.
Non il colore
di sgargianti ali,
non l’ebrezza
l’eleganza del volo
ma ancora un lento,
triste strisciare.
Perso il sogno
smarrita la speranza.
L’involucro forato,
irridente presenza,
acuisce follemente
il rimpianto.