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Nov 7, 2022 - esternazioni in prosa, pensieri, poesie    Commenti disabilitati su C’era o non c’era

C’era o non c’era

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Dunque, c’era una volta,

sì una volta, non chiedetemi quale,

e nemmeno dove

ma una volta, c’era… o forse non c’era.

Di certo non c’era

nessun principe bello,

né una principessa dormiente,

ne un maestoso castello

nessun eroe cavalcava sopra un bianco destriero,

danno tutti per certo non ci fosse del vero.

Non c’era, o meglio c’era,

sì c’era un sogno abbozzato,

c’era la curiosità di fondo,

la voglia e la fretta di crescere e di capire,

e c’era o non c’era

il desiderio profondo di allargare il pensiero ad abbracciare il mondo.

Poi il sogno s’è perso fra pareti e finestre mai aperte,

su mancate risposte, su attese inutili e domande mai poste

e il pensiero è rientrato

un pochino contuso ha trovato un cantuccio e silente e confuso,

s’è accucciato

rimanendo a difesa del suo piccolo prato.

C’era o… non c’era

Nov 1, 2022 - esternazioni in prosa, pensieri    Commenti disabilitati su If… se… – Ovvero Dio, esiste?

If… se… – Ovvero Dio, esiste?

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Mastico poco l’inglese, anzi quasi per nulla, evito di usare nei limiti del possibile terminologie in questa lingua a me aliena, dico sempre fine settimana e non week end, ma di certo non posso dire topo in luogo di mouse, però dove possibile evito, però… però “If” se … questo piccolo congiuntivo in inglese mi ha sempre affascinato. If… già il suono nel pronunciarlo ha un che di magico, di misterioso, sospeso ed ineluttabile. Ma perché proprio ora e proprio if.. già perché? Perché diciamo che mi sono posto una domanda alla quale cerco da tempo di dare una risposta. Ma Dio esiste? Onestamente credo di avere risposto, o quanto meno a livello personale ho raggiunto una mia convinzione, no io non credo in dio e lo scrivo in minuscolo non per una forma di mancato rispetto ma solo perché lo considero un termine generalizzato e relativo a tutti gli dei venerati ora e in passato sulla terra, tutti, e dico tutti hanno nei confronti delle storia umana delle pecche di credibilità, alcune macroscopiche, altre abilmente celate all’interno di dogmi e di falsi storici abilmente costruiti nel corso di secoli e non verificabili. Ma comunque non posso affermare con certezza che un dio non esiste, posso solo affermare che non credo in nessun dio. O quanto meno non credo che “se”… eccolo il mio piccolo congiuntivo che viene al nocciolo delle questione, comunque dicevo che “se dio esistesse” – if god existed” (questa suona meno bene) sicuramente non riuscirei ad associarlo a nessun dio proposto dalle nostre religioni. Il Dio creatore dell’universo, dispensatore del bene e del male, il solo depositario della verità e del sapere, colui che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza, (se cosi fosse direi che gli è venuto male) naaa, troppo scontato. Io me lo vedo come un vecchio signore incanutito, all’interno del suo laboratorio, nel centro dell’universo, avvolto in un camice bianco, (avete presente Einstein?) intento a elaborale le sue invenzioni, le sue teorie, i suoi passatempi. Che all’improvviso costruisce una trottola, tutta colorata di forma ellissoidale, con la quale ci gioca per alcuni millenni, (il suo concetto del tempo è decisamente diverso) poi annoiato la getta fuori dalla finestra senza rendersi conto che quella minuscola trottola, quell’esile ellisse è in grado di auto riprodursi, migliorarsi, evolvere… ma allora se… IF…

E comunque “If god existed” se dio esistesse, o dovesse esistere vorrei che fosse donna.

Ago 20, 2021 - esternazioni in prosa, genesi e nemesi, poesie    Commenti disabilitati su Don Chisciotte

Don Chisciotte

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(chiedendo scusa a Cervantes)

 

Mie dame ora io giungo da lontano

più che dai luoghi ormai dal tempo

e raccontar cosa sussurri il vento

ormai mi par inutil se non vano.

 

Cavalier io fui nei tempi andati

ed in sella a nobili destrieri

in tempi che a me paion solo ieri

combattei a fianco dei soldati

 

per nobil cause e non per vil denaro

il volto sereno ed il mio sguardo fiero

l’elmo lucente al di sotto del cimiero

rinunciai a ciò che avevo di più caro.

 

Ma il destin con me fu assai crudele

confuso da nemici e burattini

scambiai per giganti dei mulini

ignorando il servo mio fedele

 

che suggeriva di evitar lo scontro

lanciai il cavallo giù per quella piana

volando poi per l’aire e sulla schiena

finii per terra con l’ossa rotte dentro.

 

Mia Dulcinea perdona questo fesso

che volea far l’eroe e cambiare il mondo

render quadrato ciò che da sempre è tondo

fu’ sol superbia e me ne accorgo adesso.

 

E a voi messeri porgo il mio saluto

a voi dame il mio sincero inchino

e poi in silenzio ed a capo chino

vado pel buio e torno ad esser muto.

 

Apr 30, 2021 - esternazioni in prosa, pensieri, poesie    Commenti disabilitati su Quanno nun sarò più (ironicamente)

Quanno nun sarò più (ironicamente)

(e chiedendo scusa ai romani)

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Quanno nun sarò più

‘m’emporterà più gnente

de me, de te,

de tutta l’artra gente.

De fa della politica,

neppure de fa et tifo,

de questo monno ‘nfame,

de tutto questo schifo.

Quanno nun sarò più

questo sarà l’andazzo

ma mo’ vorrei sape’

perché sto qui e m’encazzo?

 

Apr 29, 2020 - cantilene, esternazioni in prosa, poesie    Commenti disabilitati su Filastrocca dimenticata

Filastrocca dimenticata

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Ambarabà,
ciccì,
bamba,
coccò.
Le scimmie.
Tre, e il comò.
La figlia e il dottore,
l’amore.
No.
Che facevano le scimmie?
Non so.
Ma erano tre?
Si mi sembra. Perché?
No, non erano scimmie.
E il dottore
Faceva?
Faceva l’amore.
Con la figlia?
Sul comò.
Che strana famiglia.
In verità
non ricordo
com’era
che c’era
chi c’era.
Ma il comò,
quello c’era.
Sì, c’era,
ma
era storia non vera.
Ma allora
che c’era?
La mia gioventù.
Ah, ma allora…
almeno quella era vera.
Sì, si, ma
era.

 

Ambarabà ciccì coccò  (Testo della filastrocca)

Ambarabà ciccì coccò
Tre civette sul comò
che facevano l’amore
con la figlia del dottore.
Il dottore si ammalò
ambadabà ciccì coccò.

Non vi nascondo come all’epoca questa filastrocca
abbia potuto confondere le mie poche nozioni sullo
argomento.

Mi chiedevo come fosse possibile che tre civette
potessero fare l’amore con la figlia del dottore e per
di più sopra ad un comò, di uno scomodo. Il fatto
aveva così colpito la mia fantasia giovanile tanto
da portarmi a formulare delle ipotesi.

I) Si trattava di tre civette maschio superdotate.

>>>>>> <<<<<<

II) Per questioni di pudore la signorina in causa
aveva indicato come civette quelli che a
all’epoca erano comunemente e genericamente
definiti “uccelli”
>>>>>> <<<<<<

III) Il narratore degli accadimenti si era fatto una
canna, rara per quei tempi, o più semplicemente
un bottiglione di barbera.
>>>>>> <<<<<<

IV) Antonio, Guido e Marco Civetta, si stavano
divertendo

 

 

 

 

Dic 1, 2018 - esternazioni in prosa, poesie    Commenti disabilitati su Compagna

Compagna

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Abbiano trascorso

tutta una vita accanto,

attraversato il mondo

camminando

percorrendo le strade

fianco a fianco,

inseguendo un sogno

che non si è mai avverato

riempiendo tutto

di se e di ma il passato

e ormai giunti

al fine alla sentenza,

noi ce ne andremo insieme

mia speranza.

Nov 29, 2018 - esternazioni in prosa, genesi e nemesi, poesie    Commenti disabilitati su L’eroe

L’eroe

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Vuotò la fiasca

emettendo un rutto,

saltò il fossato

urlando come un matto

brandendo il mitra

e sparando di brutto.

Poi,

ad un certo tratto

si accartocciò

come se fosse rotto,

una macchia rossa

gli si allargò sul petto

e si accasciò a terra

come se fosse un letto

avendo sopra

il cielo per soffitto.

Pensando a casa

gli venne mente il gatto,

sbarrò gli occhi

ma si fece buio fitto.

Della sua gloria

lui raccolse il frutto,

un solo istante

e fu finito, tutto.

 

spezzoni

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      Il sogno
…la sensazione che si prova scendendo con gli sci sulle piste innevate, l’aria che ti sferza il volto il riverbero del sole sulla neve che malgrado gli occhiali ti costringe a strizzare gli occhi, sciare senza forzare, lasciarsi scivolare dolcemente lungo pendii in paesaggi che la neve immacolata ha reso di fiaba, fermarsi ad una curva della pista, dove il panorama si apre ai tuoi occhi come un quadro d’autore, dove il contrasto fra il verde dei pini, il bianco della neve, il rosa marmoreo delle cime e l’azzurro cosi intenso del cielo graffiato dagli artigli bianchi di qualche aereo ti fa venire voglia , e alcune volte lo fai, di lanciare un urlo di gioia apparentemente immotivato…
             

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         La fatica
… amore per la montagna, di quella sensazione che si prova dopo aver camminato od arrampicato per alcune ore, a seconda delle capacità, sui costoni della montagna, quando arrivati sulla cima, magari in solitudine ci si acquatta un attimo per riprendere fiato, poi piano piano si volge lo sguardo verso le altre cime che sorgono attorno, le ultime tracce di neve, sbuffi bianchi di nuvole che sembrano essere rimasti incastrati fra cime e le verdi valli che scendono verso il piano, piccoli aglomerati di case sparse qua e là a casaccio da un pittore capriccioso, e più sotto paesini un po’ più grandi da dove anche se lontani, debole giunge il suono delle campane. Quella sensazione che ti spacca l’anima, che ti fa salire le lacrime agli occhi , come una sensazione di grande dolore o di grande gioia, è l’anima lacerata che si aggrappa al cielo e che non vorrebbe più scendere…

sogno


La meditazione
…ogni tanto mi perdo con gli occhi a fissare l’orizzonte, e scordo ogni altra cosa, i mie occhi seguono ogni risvolto di quel mondo che scorgo laggiù lontano, ne indagano ogni affranto, ogni ombra, ogni macchia di luce, che sia un lontano albero fiorito, o il riflesso al sole del vetro di una casa immersa nel verde, e mi vedo seduto sotto quell’albero o  su di una poltrona dietro ai vetri di quella casa e ho la vaga impressione che la cosa sia reale, sento di essere presente in quei luoghi, e la sensazione confusa di stare vivendo più vite contemporaneamente si diffonde in tutto il mio essere e allora credo che tutto il mio corpo si allarghi si distenda nello spazio e nel tempo ad assorbire tutto il paesaggio che mi circonda, che lo avvolga e che ci si adagi in una comune percezione di vita…

Buonanotte2

La domanda
…ogni tanto la notte, quando soffro d’insonnia, spesso, esco sul terrazzo e guardo il cielo, qui, lontano dalle luci e dall’inquinamento delle città e sopratutto nelle notti invernali il cielo brulica di stelle, più guardo e più ne vedo e penso che
………………………oltre………. ………………
Prendo il binocolo ed osservo nuovamente e mi rendo conto che le stelle visibili così aumentano a dismisura e che ancora
……………………..oltre……….. ………………
Mi chiedo se un effimera, che esce dall’acqua, tende le ali e frenetica assolve al suo compito nell’arco delle ventiquattro ore della sua vita si sia mai posta anche lei la domanda
……………………..oltre……….. …………………

coscienza-umana        


la coscienza                                                    

…l’allegoria del vento, e dell’onda, il vento che soffia e disperde, portandoti a ricostruire con maggior cura quanto avevi già fatto, l’onda che rimuove e riporta sempre con moto ineguale, provocando comunque differenze e cambiamenti nell’animo delle persone, che ti spinge a crescere o ad abbandonare, io sono il vento e l’onda, sono il distruttore ed il costruttore di me stesso, sono la ricerca e la fuga e forse proprio per questo io non sono nulla…

e per finire…

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la realtà

Perso nei miei pensieri

dimentico

la realtà dei fatti,

il quotidiano bisogno

e le necessità

che conducono al compromesso.

Feb 23, 2018 - dialoghi, esternazioni in prosa, pensieri    Commenti disabilitati su Monologo da un dialogo di un forum perso e domande senza risposta 8 , fine.

Monologo da un dialogo di un forum perso e domande senza risposta 8 , fine.

B&W - Solitude

il tempo mi sembra molto indeciso,

forse addirittura più indeciso di me, certo che sarebbe una bella gara, forse riuscirei a vincere sul filo di lana, con un ultimo rigurgito d’orgogliosa indecisione. Lui è li che tentenna, fra un passaggio di nubi, uno squarcio di sereno e un occhiata di sole, tentenna. Io da parte mia mi siedo al pc, mi alzo, vado a guardare fuori, che faccio esco, non esco, mi risiedo al pc, e quelle famose foto che da tempo mi ero ripromesso di fare? Che faccio? Le faccio o non le faccio? (orrendo) Così rimango qui, i minuti passano ormai è mezzogiorno, ora di pasto, rimandato tutto al pomeriggio. Mentre la lotta titanica fra due indecisioni continua imperterrita, chi vincerà alla fine, io o il tempo?

click, click, click
certo è facile, con una macchina digitale, con un estensione ottica di 12 per, una scheda da otto giga, è facile continuare a fare click, solo che non è la stessa cosa, puoi visionare subito la foto e scartarla, oppure puoi continuare a scattare, un click dietro l’altro, tanto i soldi li hai già spesi, ed i click non ti costano nulla, poi con calma la sera al pc, scarichi le foto le guardi e allora ti accorgi che il novanta par cento di quei click avresti potuto evitarli, come avresti fatto con quella vecchia reflex analogica, dove ogni scatto aveva il suo costo di pellicola e di sviluppo e dove con pazienza e senza fretta cercavi il risultato, ma i tempi cambiano ora si va di fretta, e allora vai col click, click, click click,click…
Le strade di campagna

le strade di campagna sono uguali ovunque, quante volte le ho percorse da ragazzo, costeggiando campi di grano, di mais, filari di uva, camminando su quelle strade che ti coprono le scarpe di terra quando e secco, o te le inzaccherano con le loro pozzanghere quando ha piovuto, percorrerle e come percorre i ricordi…
e si diventa vecchi nonostante
peter pan sta ancora cercando l’ombra, evitando però di passare davanti agli specchi, che potrebbero rivelare quanto lui cerca di ignorare, le piccole rughe agli angoli degli occhi, l’argento dei capelli che inizia a prendere il sopravvento, un leggero accenno di pinguedine che un po’ di sport e di attività fisica riescono a tenere sotto controllo ma non ha eliminate completamente, e che solo un opportuna quanto indifferente contrazione dei muscoli addominali riesce a celare agli altrui sguardi. Ma i piccoli acciacchi quotidiani, quei piccoli dolorini che a caso e senza una ragione apparente appaiono e scompaiono, saltuariamente ed in luoghi sempre differenti, riducono la tua presunzione di ignoranza in frammenti, e fuori continua a piovere…
é ora di porre il sigillo
a questo giorno, trascorso come qualsiasi altro, fra picchi di bianco e di nero, ma come sempre con troppo grigio, notte
sempre…
c’è chi nasce guardandosi dentro e che poi continua farlo per tutta la vita, chiedendosi sempre il perché di ogni decisione, di ogni atteggiamento, di ogni rinuncia, di ogni volta che ha scrollato le spalle e si e diretto altrove decidendo che non valeva la pena di combattere e di tutte quelle volte, troppe, che ha abbattuto muri di mattoni a testate facendosi male, ma sorridendo al ricordo e pensando, sì ne è valsa la pena…

e la vita continua
sempre, incurante delle nostre gioie o come succede più frequentemente dei nostri dolori, lei segue il suo percorso standardizzato come il tempo, siamo noi che dobbiamo adeguarci al suo passo, al suo incedere, cercando comunque di non dimenticare mai chi ci ha accompagnato lungo il percorso e di chi continua ad accompagnarci…

da qualche tempo le parole
non trovano più la strada, rimbalzano confuse contro le pareti del cranio e si disperdono lungo i meandri di dedalo, e non ho più nemmeno le piume ne la cera, Icaro se n’è già andato a cercare il sole…

la tranquillità di una cena
fatta sul terrazzo, un’abitudine ripresa dopo che un tempo irascibile ne aveva sospeso il rito, monti all’orizzonte, il lago giù sotto si intravede fra piante e tetti di case, in alto le rondini solcano ancora il cielo, si comunque è bello vivere… a volte

ora la musica
risuona ancora nelle mie orecchie, Mozart sinfonia n.40 1° movimento, Beethoven sonata al chiaro di luna, Vivaldi la primavera, e un sorriso accompagna il ricordo di quella musica che più che nelle mie orecchie vibra ancora nella mia anima, e il resto è nulla
vedere i fuochi e…
tornare bambino, ricordi che ti riportano alla tua infanzia, fra le braccia di papà, gli occhi sbarrati a guardare il cielo pieni di stupore per quelle luci, quei colori che esplodevano brillavano e poi si spegnersi nel buio e subito ricominciare di nuovo a tracciare cascate colorate nel buio, un po’ spaventato dai botti, ed è anche per questo che amo i fuochi artificiali….
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border-line …

jeans a vita bassa, ti ondeggiano davanti agli occhi, li segui con lo sguardo e non solo, i tuoi passi cambiano di ritmo, si adeguano, sul ritmo e sulla frequenza mantengono le distanze,e tu, come un serpente incantato dalla silenziosa musica dei gesti dell’incantatore la segui rimbalzando su sconosciute note, su, giù, sinistra destra, su, giù…..siamo presi. Il passo aumenta seguendo ora il pulsare del sangue, più in fretta, più in fretta, affianchiamo quei jeans, li superiamo, e a questo punto con gesto distratto volgiamo lo sguardo, volendo fare intendere che il nostro interesse e diretto a quella vetrina che come per incanto è apparsa di lato. Ma contemporaneamente gettiamo uno sguardo, osserviamo, un volto ancora bello ma stanco, due occhi che hanno pianto e che ancora trattengono negli angoli le tracce di piccole lacrime, improvvisamente così ci fermiamo, con l’atteggiamento di chi in quella vetrina ha scorto l’oggetto che sta cercando da una vita, senza più il coraggio di regalarle nemmeno un sorriso

earl grey
il bollitore sul fornello fischia, l’acqua è pronta, si versa nella tazza e col fumo nell’aria si diffonde l’aroma del bergamotto, lo si lascia così a macerare ed a raffreddare un attimo, poi lo si berrà, senza latte, senza limone, senza zucchero. Solo così, earl grey
fuori dalla finestra …
monti coperti da nuvole che piano si diradano, lasciando spazio ai primi timidi raggi di sole, fra spiragli lontani, si scorge a tratti il bianco della prima neve, laggiù le acque scure del lago deserte, portano alla memoria altri giorni, mentre piano salgono dal basso, sospinti dall’eco i suoni profondi delle campane

È’ una sera come un altra…

una delle tante, ce ne sono state, e ce ne saranno ancora, una di quelle sere in cui nemmeno le domande, non solo le risposte trovano la strada per uscire dal labirinto, una serata tranquilla allora? Sì, in effetti è così, una serata in cui non ti poni problemi, una serata da mangiatore di loto, dopo cena ti affacci sul terrazzo, osservi l’orizzonte all’imbrunire vedi il profilo quasi nero dei monti spaccare di netto un cielo ancora chiaro dell’ultima luce del tramonto, mentre più sotto il lago invaso dalle avanguardie del buio si confonde con le sponde, respiri quasi con beatitudine l’aria fresca che scende dalla valle e non ti chiedi ne perché ne per come, non ti domandi cosa ti porterà il domani, ma rimani così, perso nel labirinto delle ultime ore di un oggi ormai trascorso…

fine?

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