Set 23, 2009 - esternazioni in prosa, poesie    Commenti disabilitati su Invito ai partiti

Invito ai partiti

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Voi magri, Voi grassi,
obesi o patiti.
Voi, degne bandiere
di tutti partiti.
Sì! Voi così certi
di passare alla storia
boriosi e protesi
a cercare la gloria.
Voi, uomini pieni
(di gas da letame)
intenti e occupati
a tessere trame,
a scambiarvi di fronte
alla gente normale
insulti grotteschi
con gusto triviale.
Sì, Voi che ogni giorno,
da tutti i canali
ci fate due palle…
mai viste di uguali.
Andate a cagare,
calate gli orpelli,
col culo per l’aire
mostrate gli uccelli,
che visto da dietro
lo stronzo che scende,
non sembrano cazzi
non sembrano niente.
Somigliano tanto
ai vostri profili
di vecchi marpioni
ottusi e incivili.
Andate a cagare,
capitemi bene,
andate a cagare
però tutti assieme
in un posto chiuso
che niente si perda,
così da annegare……
in un mare di merda.
E noi, grati a Voi tutti
per l’epico atto,
per il gesto glorioso
del vostro riscatto,
noi Vi innalzeremo
al ruolo di santi
in perenne ricordo
ma senza rimpianti.
Faremo a Voi tutti
un busto di gesso
sul gran piedistallo
di un lubrico cesso,
e noi, liberati
da un giogo si duro
potremo finalmente
pensare al futuro.
Privati per sempre
dal lordo fardello
faremo finalmente
qualcosa di bello.

Set 23, 2009 - pensieri    6 Comments

Alzato col piede sinistro

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se fossi un pellerossa, sì un indiano d’america, sioux, navaho, cheyenne, cherokee, apache o quant’altro, oggi questo sarebbe stato il mio nome. Vi capita mai di alzarvi così?? Alzarvi anche se potreste rimanere a letto perché non avreste null’altro da fare? Quando potreste girarvi tranquillamente dall’altra parte e riprendere il sonno, ma vi sentite costretti alzarvi ugualmente perché anche stare sdraiati a letto vi da fastidio? Vi crea ansia e un senso di soffocamento? In giorni così non vi resta altro che alzarvi e naturalmente lo fate col piede sbagliato. Per qualche minuto vi aggirate nervosamente per la casa, prendete il giornale ma lo gettate subito sul divano dopo uno sguardo superficiale sulla prima pagina, già le  immagini presenti vi creano fastidio. Preparate una colazione con quella vaga sensazione dentro che vi manchi qualche cosa, che avete qualche cosa di importante da fare ma che vi sia sfuggito completamente dalla memoria. Così mentre trangugiate velocemente una tazza di caffè latte o di the con quattro biscotti, rimuginate in modo sconclusionato su quale sia la vostra posizione nel mondo, nella vita, senza arrivare da nessuna parte e la vostra sensazione di inutilità aumenta. L’aria all’interno dell’appartamento si fa pesante, irrespirabile e la considerazione che avete di voi stessi sembra assottigliarsi sino a svanire involandosi da sotto lo spiraglio della porta. Uscire, occorre uscire. Una corsa in bagno per una veloce lavata di faccia, niente barba, chi se ne frega, l’amor proprio sta parcheggiato altrove. Ci si veste con quello che capita sotto mano, si raggiunge il garage, si sale in macchina e sempre rimuginando vagamente su qualcosa di non  ben definito si giunge alla periferia del paese, dove alle pendici dei monti, si snoda addentrandosi nei boschi il percorso vita. Parcheggiate l’auto, calzate un paio di scarpe da trekking sempre disponibili all’interno del baule e vi incamminate. Quasi di corsa vi addentrate velocemente nel bosco, con passi affrettati e brevi, come se dentro voi esistesse la necessità impellente di  raggiungere quel pensiero perso nei meandri della memoria ed in pari tempo la paura di potersi smarrire lungo quella strada. Il respiro, affannoso pesante, quasi a scatti, segue il ritmo dei passi. Poi senza una ragione apparente lo sguardo inizia un percorso nuovo e diverso, si addentra nel bosco e si distrae, scrutando fra tronchi di pini, castani e cespugli. Scorge all’interno di una radura un ultimo ciclamino autunnale, ci si sofferma. Lo sguardo si fa più attento ed ecco accade che alla base di un tronco fra ciuffi d’erba appaiano, improvvisi quasi per miracolo, dei piccoli bianchi funghi. Là più avanti, proprio ai lati del sentiero, dei verdi ricci colmi di castagne non ancora mature caduti prematuramente dai rami. Lo sguardo spazia all’interno di quel verde e di quelle onbre, un altro fiore, delle bacche, qualche mora, una lucertola che furtiva fogge al vostro arrivo fra un leggero frusciare  di foglie ed una variopinta farfalla volteggia in modo ineguale attirando l”attenzione. Il passo cambia, rallenta di ritmo e si allunga di portata, seguito dal respiro che si fa lento, profondo e misurato. Sul volto si disegna una smorfia che a tutta l’aria un sorriso sognante, e quel pensiero fuggente, quello che era causa dell nostro fastidio, della nostra ansia. Quello che si rincorreva nervosamente quasi fosse una verità perduta ed ineluttabile, scompare , cessa di esistere, forse perché non è mai esistito. Ci si ritrova così a camminare dentro al bosco quasi chiedendosi come ci si sia giunti, quale sia stata la ragione che ci abbia spinto a farlo, senza trovare una risposta, felici comunque di averlo fatto.

Set 17, 2009 - poesie    4 Comments

Opinioni astrali

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Lunatica luna,
che pensi?
Gialla palla
nel cielo stellato
tu conosci
presente e passato,
a al futuro
puoi dare risposta.
Tu, del genere umano,
son certo,
stai pensando
che è solo
molesto.
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Set 17, 2009 - esternazioni in prosa, poesie    Commenti disabilitati su Col tempo l’oblio

Col tempo l’oblio

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Finalmente,

urla di rabbia.

Dentro,

piange

qualcosa di lacerato,

dilaniato e trafitto,

morto e rinato.

Ricostruito nella speranza

e, di nuovo ucciso.

Frettolosamente ricomposto

in un ultimo tentativo,

frammenti incollati

con mano tremante,

nuovamente infranti

in migliaia

di irricomponibili pezzi.

Finalmente muore,

una cosa dimenticata

una volta chiamata

amore,

e nasce

dagli impietosi resti

un nuovo, livido fiore.

Finalmente,

dalla sofferenza l’odio,

poi,

col tempo

l’oblio.

Set 12, 2009 - genesi e nemesi, poesie    Commenti disabilitati su Guerrieri inutili

Guerrieri inutili

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Come guerrieri inutili
seduti sopra scranni
re di scordati popoli
viviamo degli inganni.
Armati sino ai denti
noi affrontiamo la vita
tirando gran fendenti
e giocando la partita.
Così duci e signori
con sguardi scuri e truci
di cervelli ormai illusori
già abbiamo spento le luci.

Set 7, 2009 - poesie    9 Comments

Pensieri persi

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Come onde,
che il vento spinge
a infrangersi
su ferme spiagge
bruciate dal sole,
i miei pensieri
vanno
e si perdono
lungo i sentieri
del nulla
restando ignoti.

     

                                             refusi
Ago 31, 2009 - esternazioni in prosa, poesie    Commenti disabilitati su Tu, dimmi, chi sei?

Tu, dimmi, chi sei?

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Tu, dimmi, chi sei?
Un uomo già vecchio.
Però non si vede!
E’ idiota chi crede,
l’età non si vede.
E’ forse che il fuoco
che brucia impetuoso
ha la vita
del lume di un cero
che avaro nel buio
da un filo di luce?
E’ vero ma allora?
Io ho acceso il mio fuoco
in un campo di neve,
che beffa,
la fiamma guizzava
esplodeva riflessa
sul campo di neve.
Si è sciolta la neve?
No, si è spenta la fiamma
che inutile dramma,
ho bruciato per niente,
ho dato calore
ma non c’era gente,
sai, c’era solo
quel campo di neve.
Lo vedi? E’ lì ancora,
lì, sotto al tuo piede.

Ago 30, 2009 - poesie    8 Comments

Ma sino allora…..

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Guardandoti,
penso che potrei..
che posso,
che voglio,
che ti……
Con tutta l’intensità
di una tristezza,
di una malinconia,
di una gioia
dolcemente unite.
Così,
senza chiederti nulla,
senza nulla prometterti.
Senza parlare di un futuro
che sarà o non sarà,
che importa…..
Vivo sarà l’istante
che soffierà su te
per farti viva.
Poi,
la mia libertà,
(o la tua),
strombazzando
filosofiche frasi,
concetti astrusi,
od innegabili
verità presenti,
di nuovo
chiederà il passo.
E di nuovo
un annoiato io,
resterà solo
fra diroccate
mura di ricordi,
struggenti e dolci
di ciò che è stato.
Ma sino allora
amore.
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Ago 23, 2009 - esternazioni in prosa, poesie    Commenti disabilitati su C’est vrai c’est pas vrai/ E’ vero non è vero

C’est vrai c’est pas vrai/ E’ vero non è vero

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C’est vrai,

c’est pas vrai,

silance.

Ce qui e tel,

ce qui est tel quell,

ce qui n’est pas tel

che que on a dit,

ce que on n’as pas dit,

ce que a etè fait,

che que n’a pas etè fait,

futur

presente

passè.

Ce que je suis

ce che je ne suis pas

ce que je crois d’étre.

C’est vrai

c’est pas vrai

 

E’ vero,

non è vero,

silenzio.

Ciò che è tale,

ciò che è tale quale,

ciò che non è tale,

ciò che è stato detto,

ciò che non è stato detto,

ciò che è stato fatto,

ciò che non è stato fatto.

Futuro

Presente

Passato

Ciò che sono,

ciò che non sono,

ciò che credo d’essere.

E’ vero,

non è vero …

Ago 18, 2009 - racconti brevi    8 Comments

Storie di ordinaria calura

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Come deciso in precedenza, la giornata di oggi era da dedicata alla spesa, in frigorifero, alcune materie prime fra cui le indispensabili bibite, frutta e verdura più che scarseggiare cominciavano ad essere completamente assenti, ragione per cui occorreva provvedere, così dopo avere sistemato alcune cosette in casa decido di recarmi al supermercato. Non amo troppo muovermi fra ali di folla ed è per quello che solitamente mi reco a fare la spesa più o meno all’ora di pranzo, in quel momento l’affollamento è accettabile. Così, apparecchio fotografico al seguito, ho una mezza idea di scattare qualche foto in alto lago, su oltre il Mera verso il laghetto di Novate Mezzola, mi manca ancora quella zona, prendo l’auto e parto. La temperatura è quasi proibitiva, il termometro segna 35 gradi, ma il condizionatore fa il suo discreto lavoro, arrivo alla fine del lago, prendo una deviazione sulla sinistra che costeggiando il fiume Mera porta su sino a quasi il lago già citato. La mia intenzione è quelle di scattare alcune foto alla chiesetta di San Fedelino. Per la verità si tratta di un piccolo tempietto di epoca romanica e risalente al X secolo ed è molto particolare. Giunto sul luogo mi rendo conto che è impossibile trovare posto nel piccolo parcheggio e che inoltre, come da indicazioni, occorre percorrere a piedi un tratto in salita completamente allo scoperto. Venti minuti di camminata sotto il sole di mezzogiorno, non credo sia il caso e così decido di rimandare ad altra occasione la visita. Proseguo per alcuni minuti lungo la strada e poi trovato un parcheggio mi fermo e scendo a scattare qualche foto. Il panorama lo merita, sullo sfondo le montagne che circondano la val Chiavenna, ai lati del passo Spluga e del Maloia, sul fondo valle il laghetto parzialmente coperto di canne palustri, frequentato da cigni, folaghe e aironi e là sulle sponde il piccolo paese. Terminati gli scatti risalgo in macchina e mi dirigo all’ipermercato ormai poco distante. Dopo avere inghiottito una focaccia e bevuto una birra, munito di carrello mi addentro nel supermercato. Mi sono sbagliato, contrariamente a quanto accade normalmente in questo orario oggi il luogo risulta essere super affollato. Forse l’insolito fatto è dovuto all’avvenuto rientro di molti vacanzieri che necessitano come me di riportare a termini accettabili il contenuto delle propria dispensa, o anche al caldo eccessivo che spinge i vacanzieri a ritardare la discese al lago ad orari più freschi. Fatto sta che la gente è tanta, gli ingorghi frequenti e che io insofferente per natura, proceda fra le corsie smoccolando in silenzio. Ed è così che schivando sorpassando e smoccolando mentalmente mi ritrovo dietro a due teoremi di Pitagora, madre e figlia. Sì, il teorema, quello che dice la somma dei quadrati costruiti sui cateti è pari……… Le due misurano circa un metro e sessanta di altezza e quasi altrettanto di larghezza, va da se che la somma dei quadrati in questo caso dia quello della circonferenza. Le due camminano rapidamente, quasi quanto Virgilio nell’aggiornare la pagine dei forum, soffermandosi di frequente lungo la corsia ed impedendo agli altri di passare, è quindi normale che dietro si sia formata una piccola coda. Sono proprio dietro loro inframezzato ad altra gente quando sento la figlia rivolgersi alla madre chiedendo “Cosa ci serve ora?”. Sì lo so è da maleducati ascoltare le conversazioni altrui, ma sono proprio lì dietro e non posso farne a meno. Poi è proprio da cafoni dare dei suggerimenti non richiesti lo so, lo so, anche perché il più delle volte mi limito solo a pensarli, il più delle volte, non questa. Così senza nemmeno il tempo di realizzare quanto stia facendo sento la mia voce dire :”Suggerirei una liposuzione”. Silenzio, un paio di risatine soffocate nei paraggi. La reazione, forse a causa della velocità virgiliana tarda ad arrivare, così ho tutto il tempo per ricompormi. Quando si girano per cercare di in individuare il fautore del suggerimento ho sul viso un espressione indifferente e la mia attenzione è attratta da una confezione di birra Becks nello scaffale, giusto quello che cercavo. La prendo, la metto nel carrello, chiedo permesso e passo oltre. Sarà stata colpa del caldo. Ma chissà se in futuro non abbiano di che ringraziarmi.

                                             refusi
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