torpore
Slavina di ricordi,
in lento moto
il cervello
pesa sugli occhi.
Palpebre abbassate
a cancellare i rimorsi.
Slavina di ricordi,
in lento moto
il cervello
pesa sugli occhi.
Palpebre abbassate
a cancellare i rimorsi.
Era un giorno qualunque,
ne estate, ne inverno,
ne caldo, ne freddo,
qualunque.
Una strada qualunque,
ne diritta, ne storta,
ne lunga, ne corta
e nemmeno contorta,
qualunque.
Era un uomo qualunque,
ne bello, ne brutto,
aveva più di niente,
ma meno di tutto,
era un uomo comunque,
qualunque.
Un giorno qualunque
su di una strada qualunque,
ed un uomo
comunque qualunque,
che cercava una donna
comunque, non certo
qualunque.
Un giorno,
una strada,
un uomo qualunque
e un amore
più caldo del sole,
più forte del mare,
più immenso del cielo.
Più dolce
del più antico pensiero,
del fiorir di una rosa
sotto un cielo d’aprile.
Comunque
il più vero
amore qualunque
Come posso dirti
senza parole
ti amo.
Come farti capire,
lo svegliarsi al mattino
e sentire
sussurrato
fra i resti del sonno,
il tuo nome.
Poi…
al riaprire degli occhi
provare,
smarrimento
nel trovarsi da solo.
Pochi istanti gelati
di vuoto sgomento.
La paura
di aver perso una mano.
Poi…
il pensiero cosciente
che piano
si fa avanti
tra il velo del sonno.
Ricordarsi
di averti lasciato,
(dentro gli occhi
catene di stelle,
sulla faccia
un sorriso assonnato)
sulla porta di casa
dicendo:
(con dell’altro
che urlava di dentro)
Buonanotte a domani.
Persi
nell’allegoria dei nostri gesti
carichi di orpelli inutili,
quante cose stupide facciamo
per impegnare quel tempo
che ci conduce alla morte
e che noi chiamiamo
vita
A te, regalerò
il più bel tramonto,
affinché tu poi
possa
farmi dono di un alba
Ma non parlarmi d’amore
Guardami negli occhi,
e sorridi.
Pensa che ci divertriremo,
insieme.
Oggi, domani e poi
forse,
altri giorni.
Ma non parlarmi d’amore,
quel sentimento che
intristisce la vita
rendendo, la gioia pura
pena.
Il divertimento,
un impegno duro e sfibrante,
gli attimi di silenzio,
altre volte
così teneri e dolci
interminabili istanti,
di noia.
Divertiamoci,
giochiamo insieme.
Ridiamo
di noi e degli altri.
Ma
non parlarmi d’amore,
o il nostro gioco
diverrebbe
una pietosa,
inutile menzogna
refusi
Cosa risponderesti
Cosa risponderesti tu
se ti dicessi, ti amo.
Rideresti?
Lusingata ed indifferente
mi guarderesti incredula
considerando false
le mie parole?
Oppure,
solo un leggero sorriso,
compiacente o compassionevole
sfiorerebbe le tue labbra?
O forse queste poche parole,
intaccando la tua sicurezza,
accenderebbero dentro te
la scintilla del dubbio,
portandoti a cambattere
l’inevitabile,
a calcolare il pro ed il contro
per decidere poi
nel modo più saggio
e sbagliato?
O forse ancora
nel modo più semplice
risponderesti impacciata,
chinando il capo,
anch’io?
Cose risponderesti, tu,
se ti dicessi ti amo?
Non lo so.
Non lo voglio sapere,
so solo che io,
in ogni caso,
sarei perduto.
refusi
Costruimmo castelli e fortezze,
rinchiudendo fra mura le nostre città,
per proteggere le nostre ricchezze,
ignorammo l’altrui povertà.
Fummo santi, pittori, poeti,
fummo sommi cultori di boria,
ci atteggiammo superbi ad esteti,
ma sbagliammo, lo dice la storia.
Scoppia lo scandalo.
come una bomba
e per le piazze
tuona e rimbomba.
Poi, per incanto
in un minuto,
tutto è passato,
tutto è finito.
Senza più colpe,
senza colpevoli,
muore lo scandalo
nei convenevoli.
(a scelta)
C’era una volta
fra vicoli bui
e pensieri persi
c’era, vago
il ricordo di un dio
nella mente dell’uomo
c’era forse,
solamente abbozzato
il concetto del giusto
il rifiuto del falso
c’era un volta,
forse
o forse
non c’è mai stato