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Disperazione
Dentro
muore un dio
e resta solo
un io
di raggrumata rabbia.
Chiazze di sangue
in arida terra
rappreso.
Cupo,
color di morte.
Dentro
muore un dio
e resta solo
un io
di raggrumata rabbia.
Chiazze di sangue
in arida terra
rappreso.
Cupo,
color di morte.
Sigari avana,
volute di fumo nella sera
l’acre sapore del rum,
giù nella gola
dita rattrappite
più non trovano lettere
sopra la tastiera
e non riescono a comporre
la parola,
canne di fucile
acciaio brunito
Cuba,
irraggiungibile e lontana.
Risuona nell’aria
come una preghiera
un ultimo, inudito
rintocco di campana.
Verranno,
non temere,
sicuramente verranno.
Da dietro l’angolo
o da lontani orizzonti,
dagli ospedali.
dai ghetti,
sollevando la terra
dove erano stati riposti.
Verranno,
non temere,
sicuramente verranno.
Correndo
camminando
strisciando carponi,
bimbi, donne, vecchi.
Urlando
il dolore della morte
riempiranno i tuoi sonni,
busseranno ai tuoi sogni,
saranno
i tuoi costanti incubi.
Verranno,
non temete,
sicuramente verranno
Piccolo mondo,
rimaste di te
le cose più tristi,
più amare, presenti.
Nude strade d’asfalto
bruciate e contorte,
campi aridi e brulli
deserti,
non più fecondati
dal sudore di uomini.
Città polverose
silenti di macerie,
ruderi
che racconteranno la storia
ai morti,
da che scoppiò su te,
piccolo mondo,
l’uragano d’ira
di pochi uomini.
e un giorno, mi alzerò che sarò morto
guarderò il mio corpo dentro al letto,
parenti stretti attorno a dar conforto
tutti compressi, sotto a quel soffitto.
Ricorderò le strade che ho percorso
amori, amici, tutto ciò che ho lasciato,
ma lo vedrò in modo assai diverso
come se fosse o non fosse il mio passato.
Ripenserò a ogni giorno che ho vissuto
cancellerò sia rimorsi che rimpianti,
trame recise di un logoro tessuto,
anche se ammetto che siano stati tanti.
Poi volgerò lo sguardo verso il cielo
annullerò, tutto quel tempo perso,
squarcerò quell’esiguo ultimo velo,
e me ne andrò, a scoprire l’universo
Ho cercato
una luce nel buio
che potesse
illuminarmi l’anima.
Ho cercato
una voce nel silenzio
che confortasse
tutte le mie paure.
Ho cercato
un fuoco nel gelo
che riuscisse
a scaldarmi il cuore
e…
ti ho trovata.
Vorrei
chiudere gli occhi e…
sognare?
No,
Vorrei
chiudere gli occhi e…
sparire.
Dentro a
un silenzio profondo
in un
buio infinito
nell’assenza
totale di tutto
e così porre fine
a un inutile
patetico mito.
A Natale puoi…
Puoi farti un tampone
o farti un vaccino
evitando che altri
ti stiano vicino.
Puoi come sempre
andar per regali
girando negozi
come gli altri natali
ma che sia in boutique
oppure giù al forno
restando lì in coda
aspettando il tuo turno.
Puoi andare alla messa
però mascherato
respirando piano
trattenendo il fiato
viatata in assoluto
la stretta di mano
basta un cenno del capo
però, da lontano.
Puoi fare il cenone
ma facendo attenzione
occorre nel caso
qualche precauzione,
se si è più di quattro
attorno alla tavola
la cosa opportuna
è star tutti in maschera
ma in fondo considera
che cosa c’è di male?
Puoi sempre far finta
che sia carnevale.
Oppure…
A Natale puoi…
uscire per strada
arringando la folla
della tua contrada,
innalzando cartelli
senza mascherina
urlando lo slogan
“Il Covid è una manfrina”
E tutto un imbroglio
è stato inventato
dai nostri padroni
quelli dello stato,
che vogliono privarci
dei nostri diritti
si inventano tutto
questi sono i fatti.
No green pass,
niente controlli,
nemmeno il vaccino
noi non siamo folli.
Avanti persevera
non perder l’occasione
di andare in crociera,
in rianimazione.
Certo come esperienza
è una cosa assai nuova
è la tua occasione
per avere una prova.
Un piccolo rischio
comunque ti tocca
disteso col tubo
che scende giù in bocca
potresti interrompere
i tuoi giorni di noia
in un mondo drastico
tirando la cuoia.
Il Covid esiste
ormai l’hai capito
e vorresti urlarlo
allo spazio infinito
ti hanno fregato
quei quattro bastardi
vorresti insultarli
ma oramai, è troppo tardi.
A Natale puoi…
Ricordo cose, che vorrei
dimenticare
e che ossessive percorrono
la mente.
Ricordo dolori, pianti
e gemiti,
ricordo saluti
divenuti addii.
Ma, non ho più memoria
di sorrisi
forse dimenticati
o perché forse
mai ci sono stati stati.
C’è un bambino che gioca
a pallone per strada.
C’è un prete che mormora
nero dietro a una grata.
C’è una vecchia che prega
china in fronte a un altare.
C’è un becchino che aspetta
per poterla incassare.
C’è un contadino sudato
che ara la zolla.
C’è un politico astuto
che arringa la folla.
La vecchietta ora è morta
e ha arricchito il becchino
all’altare che piange
è rimasto il bambino.
L’uomo in nero ora è uscito
ed osserva la strada
e il bambino che gioca
e la cosa lo aggrada.
Il contadino ora miete
impugnando la falce
il politico astuto
ha arrosato le guance.
C’e un bambino che cade
dentro a un gioco proibito
c’è un prete bastardo
che l’ha circuito.
C’è una vecchietta che dorme
là nel camposanto.
C’è il becchino paziente
che attende un nuovo evento.
C’è un contadino in camicia
che batte il grano nell’aia
C’è un politico in tv
che non parla ma abbaia.
Il bambino è cresciuto
e non è più un bambino.
L’uomo nero è sparito,
ci ha pensato il bambino.
La vecchietta riposa
sotto a quel lumicino.
Tanto tempo è passato
morto è anche il becchino.
Il contadino è invecchiato
ed è andato in pensione.
Il tempo passando
cambia ogni situazione,
ma il politico è là
ingrassato e padrone.